Il video di propaganda russa diffuso in occasione del Natale 2024, che raffigura un Babbo Natale solenne con accenti patriottici, ha acceso non poche discussioni in Occidente. Con immagini studiate al millimetro e una narrativa che intreccia mito e realtà, il Cremlino non si è limitato a celebrare una festività: ha lanciato un messaggio. Ma a chi? E soprattutto, perché?
La campagna natalizia: estetica e messaggio
Il video, che si presenta con una produzione degna di Hollywood, è un capolavoro di soft power. La figura di Babbo Natale è trasformata in un simbolo di resilienza nazionale: non più un dispensatore universale di regali, ma un portatore di valori tradizionali e, implicitamente, un ambasciatore dell’ideologia russa.
Con luci soffuse, paesaggi innevati e una colonna sonora epica, il Cremlino racconta una Russia che si erge come baluardo di pace e tradizione in un mondo caotico e frammentato. I riferimenti alla guerra in Ucraina sono sottili ma presenti: dalle immagini di soldati che si abbracciano alle inquadrature di famiglie unite davanti a un albero di Natale, il messaggio è chiaro. La Russia, sembra dire il video, è forte, unita e profondamente legata ai suoi valori culturali.
La propaganda anti-occidentale: una goccia di troppo?
La propaganda anti-occidentale del Cremlino non è certo una novità. Già dall’inizio della guerra in Ucraina, Mosca ha investito nel costruire una narrativa che dipinge l’Occidente come moralmente corrotto, decadente e ostile. Questo messaggio si è insinuato ovunque: dalle aule scolastiche, dove i bambini imparano a diffidare dell’America e dell’Europa, alle leggi che vietano le adozioni internazionali da parte di coppie LGBT+, simbolo per il Cremlino della “decadenza occidentale”.
Forse questo Babbo Natale patriottico è stata la goccia che farà traboccare il vaso? Non si sa, ma il video è chiaramente parte di una strategia più ampia per rafforzare l’orgoglio nazionale e alimentare un senso di opposizione al resto del mondo.
Il rapporto con l’Europa: esclusi dal dialogo
Questo tipo di propaganda si inserisce in un contesto geopolitico complesso. La Russia ha tagliato quasi del tutto i ponti con l’Europa occidentale, colpevole, secondo Mosca, di essersi piegata agli interessi statunitensi. L’Europa, da parte sua, si trova oggi relegata ai margini delle trattative, spesso incapace di definire una posizione autonoma. Il paradosso è evidente: nonostante la sua prossimità geografica e la dipendenza energetica che ancora persiste in alcuni settori, il Vecchio Continente sembra escluso dal tavolo delle decisioni.
L’America resiste: ma perché?
Eppure, mentre l’Europa è lasciata fuori, l’America mantiene una posizione di resistenza nei confronti di Mosca. Questo rapporto è un filo diretto di ostilità e pragmatismo, alimentato da un passato di Guerra Fredda mai realmente conclusa. La Casa Bianca, nonostante le tensioni, sa che un dialogo con Mosca è inevitabile per mantenere un equilibrio globale. Come sottolineato dal politologo Scaglione, il rapporto tra USA e Russia è un’eterna danza diplomatica: un passo avanti, due indietro, ma mai un abbandono completo del palcoscenico.
Soft power e isolamento strategico
Il video natalizio del Cremlino è un esempio lampante di come la Russia cerchi di compensare l’isolamento economico e politico attraverso un’abile campagna di soft power. Parlare direttamente al cuore dei russi e, al contempo, mandare un messaggio indiretto al resto del mondo è una strategia studiata per rafforzare l’identità nazionale e dimostrare che la Russia è in grado di definire il proprio narrative senza influenze esterne.
L’ironia di un Occidente frammentato
Se c’è una lezione che questo video offre è la capacità della Russia di trasformare anche una festività globale in un veicolo di propaganda. E mentre Babbo Natale sorride sotto il cielo moscovita, l’Occidente si interroga sulla sua coesione: un’Europa sempre più frammentata e incapace di parlare con una voce unica, e un’America che si barcamena tra isolazionismo e interventismo.
Alla fine, resta una domanda: può davvero l’Occidente rispondere a questa narrazione? Oppure è destinato a rimanere spettatore, mentre Mosca scrive il copione del suo Natale su misura? Forse, la risposta si nasconde non nelle immagini del video, ma nel silenzio dei palazzi di Bruxelles.