Rosatellum e candidature: difficile connubio

Lunedì 22 agosto alle ore 20 è scaduto il termine per presentare le liste in vista delle elezioni politiche del 25 settembre.

Centrodestra, Centrosinistra, Terzo Polo, Movimento 5 Stelle e tutti gli altri partiti ammessi dal Viminale per la competizione elettorale hanno presentato i loro candidati nei collegi uninominali e plurinominali di Camera e Senato.

Camera e Senato che, a seguito del taglio dei parlamentari, saranno composte rispettivamente da 400 Deputati e 200 Senatori, rispetto agli attuali 630 e 315. Ed è stato proprio il taglio dei parlamentari a dare maggiori problemi ai Segretari.

Esclusioni eccellenti, malumori per il posizionamento in lista, territori poco rappresentati.

Le “gatte da pelare” sono state tante ma alla fine, come dicono i cugini francesi, “les jeux sont faits, rien ne va plus”.

Le discussioni interne ai partiti sono state posticipate a fine elezione, per permettere il proseguo della campagna elettorale, si spera, senza ulteriori intoppi.

Facendo una breve riflessione sulla legge elettorale, capiamo il perché di alcuni malumori.

I “paracadutati” sono stati tanti, ad esempio Marta Fascina (compagna di Silvio Berlusconi) candidata nel collegio uninominale di Marsala per la Camera.

Il Rosatellum, per essere precisi, consente di essere candidati in un singolo collegio uninominale e in fino a 5 circoscrizioni nel plurinominale, dando la possibilità ai partiti di blindare alcune candidature.

Facendo una comparazione, tra Porcellum e Rosatellum alla fine non c’è tanta differenza per quanto riguarda il “potere” che hanno i Segretari di partito nella composizione delle liste.

Non c’è possibilità di scelta, sia per l’uninominale (non è possibile il voto disgiunto, al candidato oltre alla singola preferenza convergono anche i voti del partito o della coalizione) né tantomeno per il plurinominale.

Da qui la domanda che si fanno in tanti: e se tornassimo al proporzionale?

In politica tutto è possibile, dipenderà molto anche in questo caso dalla scelta dei partiti di allinearsi ad una modifica della legge elettorale in senso proporzionale.

E qui mi permetto di porre un interrogativo: conviene modificare la legge elettorale?

Non credo che tutti siano favorevoli a una simile modifica, perché i Segretari, i Presidenti, i Capi partito perderebbero gran parte del loro “potere” se tornassero in vita le preferenze.

A quel punto il posizionamento in lista non servirebbe a nulla, conterebbero le preferenze di ogni candidato, oltre ovviamente alla soglia di sbarramento (oggi al 3%).

Non ci resta che attendere la composizione del nuovo Parlamento e la nascita del nuovo Governo.

Col tempo avremo modo di capire la tendenza dei partiti circa la legge elettorale.

1 commento

  1. La modifica – o la non modifica – della legge elettorale assume spesso le connotazioni di un tormentone. Ad ogni tornata elettorale se ne discute (benché ai cittadini l’argomento interessi assai poco) in virtù dell’aspirazione dei segretari di avere maggior potere nella scelta dei candidati e del desiderio di giocare la partita con le regole che si ritengono più favorevoli al proprio schieramento. Ritengo che avrebbero fatto bene i Costituenti a inserire le regole elettorali all’interno della Costituzione, in modo da renderle difficilmente modificabili. Forse non sarebbe stata la legge elettorale migliore del mondo, ma almeno si sarebbe trattato di un insieme di regole certe, non soggette agli umori e alle convenienze sempre mutevoli dei partiti.

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