Romanzo senza umani: riconoscersi attraverso la memoria altrui

Ad alimentare il rimpianto è una speciale forma di nostalgia. La nostalgia del niente – che mi invade così spesso, anche qui, anche mentre mi imbatto nella luce contromano di uno stucchevole tramonto color miele a Lochau

Dinanzi a questo stucchevole tramonto Mauro, protagonista dell’ultimo libro di Paolo di Paolo, porta ad analizzare una delle sensazioni che spesso ci paralizza: la nostalgia del niente e di qualcosa che non abbiamo vissuto, di un’azione mancata, di una storia d’amore non vissuta. Così uno dei turbamenti di Mauro è pensare che gli altri possano avere un’immagine di lui imprecisa perché forse avrebbe potuto fare di meglio, lasciare un’impressione migliore. Avrebbe potuto dimostrare di più. Proprio questo lo spinge a imbattersi nuovamente nella vita di persone che ha amato o che ancora ama, per tentare di comprendere la versione altrui dei fatti e la propria, cercando di creare una memoria condivisa, ma soprattutto capire che cosa di sé ha lasciato negli altri.

Mauro Barbi è uno storico di professione, in particolare studia una parte della storia del Cinquecento conosciuta come piccola glaciazione, si imbatte in un viaggio per conoscere il Lago di Costanza, per studiare il fenomeno del 1573 e quanto l’evento climatico avesse avuto un forte impatto sulla vita intima delle persone. Mauro dunque fa i conti con una doppia storia da ricostruire: quella degli altri e la propria. La prima lo porta a fare i conti con l’esistenza e i sentimenti altrui, la seconda sembra rivelarsi più complessa. A emergere, infatti, non è solo il turbamento che il tema della memoria può portare, ma anche la necessità di fare i conti con il proprio passato, mettere insieme i fili, cercare un senso nelle storie che abbiamo vissuto, nelle azioni compiute.

A un certo punto è quasi possibile percepire la sensazione di congelamento nella vita del protagonista: come se una lastra di ghiaccio fosse piombata anche nella sua esistenza che lo ha costretto ad allontanarsi e a non vivere alcuni momenti. Per liberarsi di questa lastra deve rientrare nel presente, ricontattare e presentarsi sotto casa della donna amata o dell’amico. Deve giungere al disgelo che lo porta finalmente a trovare la luce.

Proprio questa luce gli permette di vedere in maniera diversa anche gli stessi disastri climatici della propria esistenza, ad apprezzarli e a riconsiderarli, a rimpiangere anche un uragano passato.

Ciò che Mauro può fare per giungere al disgelo è fare un grande respiro e pensare di essere vivo.

Di Paolo attraversa così i temi che a un certo punto turbano la nostra vita: la memoria, il nostro passato, la nostalgia, il rimpianto, le occasioni perdute. Ma alla fine ci lascia un consiglio: vivere. In fondo solo così un giorno lasceremo traccia della nostra esistenza.

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