“Lo avevamo scritto il 14 di questo mese, quando a Rebibbia i positivi erano 23 a causa di un trasferimento di persone contagiate dal carcere di Sulmona. Non c’era più tempo da perdere ma, come avviene sovente in questo Paese, siamo rimasti colpevolmente inascoltati. La situazione Covid nel penitenziario romano è drammaticamente peggiorata con 110 contagiati al 28 gennaio e 5 ricoverati in ospedale. Ė sicuro che, qualora venissero accertate responsabilità, qualcuno dovrà pagare”.
Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che così precisa: “avevamo chiesto di porre un freno ai casi di coronavirus esplosi a Rebibbia, predisponendo un piano straordinario di vaccinazioni e un immediato isolamento dei contagiati. Ora ci troviamo di fronte una situazione pericolosissima con un focolaio in espansione ed un’alta paura del contagio – attacca Maritato – il virus si è diffuso senza freni a causa degli spazi ridotti e del sovraffollamento”.
Il presidente si sofferma sull’altro risvolto drammatico della vicenda. “Si è registrato purtroppo il suicidio di un agente di polizia penitenziaria, anche lui rimasto contagiato. Si doveva agire in tempo ma non si è proceduto in tal senso – incalza il presidente – adesso, per evitare danni ancora peggiori è fondamentale muoversi con rapidità e risolutezza. Rinnoviamo dunque l’appello lanciato in precedenza a vaccinare subito tutti i detenuti. Non si perda più tempo. È questione di sicurezza, non solo per le persone private della libertà ma per tutta la comunità”, chiosa il presidente.