Il 2020 è stato un anno terrificante. Il settore musicale, alla stregua di qualsiasi altro, ha dovuto fare i conti con numerose difficoltà. Tanti artisti hanno deciso di riformare il loro programma, posticipando uscite e progetti. Nonostante ciò, abbiamo avuto un cospicuo numero di materiali da apprezzare.
Ma cosa ci ha regalato questa annata – storica – a livello discografico?
Si è deciso di risponde a tale domanda con la nomina del miglior album metal dell’anno. E’ necessario, però, fare una precisazione: la classifica rappresenta, in questo campo, un elemento relativo. Lo scopo è quello di dare un’indicazione circa determinati lavori pubblicati nel 2020, con la raccomandazione di non assumere in modo assoluto questa impostazione.
Non ci resta che scoprire la nostra top 3.
3. HAKEN – VIRUS
Al terzo posto abbiamo gli Haken, con Virus.
Pubblicato lo scorso 24 luglio, per la Inside Out Music, Virus ha ottenuto grandi apprezzamenti fin dalla prima settimana di rilascio.
La band britannica ha spinto su soluzioni non scontate e di difficile gestione. Il dosaggio a livello tecnico è impressionante, con la conseguenza naturale di un completo “dominio” del proprio operato.
Questa sensazione di controllo trasuda lungo l’intero album: esempio è il brano Carousel, dove gli Haken utilizzano elementi tipici del progressive, depurato da contorni che ne avrebbero appesantito l’ascolto. Tutto ciò contribuisce alla realizzazione di un album largamente accessibile, stilisticamente pulito e maturo.
Che questo gruppo abbia una visione del progressive del tutto peculiare è risaputo; anche in questo caso si è deciso di puntare su canali già affrontati dalla stessa band.
Grazie al lavoro degli Haken, il progressive ha ancora molto da dire e Virus ne è la dimostrazione.
2. GHOSTEMANE – ANTI-ICON
Cambiare le carte in tavola nella scena musicale odierna. Elevare il trap-metal a punto di riferimento per le generazioni di oggi e quelle che verranno. Questo è ANTI – ICON, ultimo sforzo di Ghostemane.
Siamo di fronte ad un lavoro destinato a fare la storia del genere. Con la sua logicità innovativa, completamente divergente rispetto ai classici paradigmi metal, ANTI – ICON è pronto a divenire una pietra miliare della scena in questione. Quest’ultimo, infatti, rappresenta il primo album, riconducibile al filone trap-metal, a raggiungere un livello così elevato.
Stilisticamente il disco possiede un impianto che vede il metal come base imprescindibile, in grado di tenere insieme quei giri trap e rap che vanno ad intersecarsi, in modo differente, lungo l’intero lavoro. La traccia Lazaretto è la risultanza di quanto finora riportato: tecnica, repentina e ben assemblata, del resto come l’intero disco.
Con questo lavoro, il metal ha finalmente calato il suo asso nella manica nei confronti dell’intero panorama musicale.
1. CODE ORANGE – UNDERNEATH
Il nostro ‘Metal Album Of The Year’ non poteva che essere Underneath, ultimo album in studio dei Code Orange.
Il disco è semplicemente perfetto: gestione impeccabile del periodo antecedente all’uscita del lavoro, con una maniacale cura dei dettagli sia a livello promozionale che estetici (come l’utilizzo dei vari account social). Bravi anche nel selezionate i singoli estratti da Underneath, i Code Orange hanno dato seguito all’uscita dell’album con ben tre live show (rigorosamente in streaming) dal titolo Last Ones Left, Under The Skin e Back Inside The Glass.
Da sottolineare come, nell’esibizione di Under The Skin, sia stato realizzato un album digitale in unplugged.
A livello tecnico, la band ha culminato un processo iniziato molti anni prima. Attualizzazione di soluzioni già adoperate in passato, con la prerogativa di giungere ad un prodotto maturo e complesso. Nonostante le tante componenti, riconducibili a più branche del metal quali metalcore, deathcore, hardcore, alternative e industrial, Underneath ha un’intelaiatura chiara e ben strutturata.
La forza di questo lavoro è proprio l’attenzione: concept visionato nel dettaglio, con un’ambientazione futurista, ma catastrofica, della nostra società. Cura nella selezione della track list e di tutti gli aspetti organizzativi del lavoro.
In chiusura, non possiamo che essere grati ai Code Orange per aver realizzato un lavoro, senza troppi giri di parole, magistrale.