Reprimere tutto ciò che va contro l’ideologia di governo. Queste sono le dittature: tolleranza zero! Soprattutto dopo l’ufficializzazione di punizioni contro le critiche, anche le più velate, per legge dal 4 marzo con un nuovo articolo amministrativo sul “discredito delle forze armate”.
Si sa poco delle repressioni in Russia, ma una cosa è certa: non bisogna scendere per forza in piazza per essere arrestati, o deporre un fiore per i cittadini ucraini davanti alla propria ambasciata. Basta semplicemente cucire su una giacca una toppa con una colomba di pace, come è accaduto ad Anna Gorovets fermata dalla polizia mentre beveva un caffè in un bar.
La legge in questione è l’articolo 20.3.3 del Codice degli illeciti amministrativi e prevede una sanzione che va da 30 a 50 mila rubli (corrispondenti a €500 – €837) per tutte quelle persone che esprimono pubblicamente il loro pensiero contrario alla guerra. Per chi, invece, organizza o partecipa ad eventi “non autorizzati” la sanzione varia da 50 a 100 mila rubli (€837 a €1674). Le effettive persone sanzionate ad oggi sono circa 1258, un dato che è incerto per le poche notizie filtrate dal governo russo. Per chi è recidivo non finisce con la multa, ma scatta la procedura penale: la multa sale a 300 mila rubli (€5021) affiancata da lavori forzati o reclusioni fino a 15 anni.
Conseguenze della repressione
Si sa, in amore e in guerra tutto è lecito ma non giustificabile. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, anche se all’inizio nessuno la chiamava così, in Russia ci sono sempre stati movimenti di opposizione al governo e alle loro decisioni di attaccare uno Stato sovrano. Un movimento abbastanza conosciuto in queste circostanze è stato “Solidarietà”, di cui due membri – Aleksey Gorinov e Ilya Yashin- insieme a due consiglieri del municipio di Krasnoselsky a Mosca sono stati arrestati, con l’accusa di diffamazione del Cremlino (il Cremlino disinforma la popolazione). Aleksey è stato condannato a 7 anni di carcere, Ilya è in detenzione preventiva. Il 28 giugno è stato arrestato anche il presidente dell’Ordine degli avvocati della Repubblica di Odmurtia, Dmitry Talantov. L’accusa: aver criticato su Facebook l’invasione Ucraina. Poi il prete della chiesa ortodossa Johannesburg Kurmoyarov, con l’accusa di aver espresso parole negative contro l’invasione dell’Ucraina nel suo canale YouTube.
Cliniche psichiatriche per gli artisti…
Una giovane artista di San Pietroburgo, Alessandra Skochilenko, è entrata l’11 aprile nei supermercati della città sostituendo i cartellini dei prezzi con informazioni sulla guerra. Informazioni tuttora nascoste e/o poco condivise, distorcendo la realtà dei fatti. È stata immediatamente arrestata e poi trasferita in un ospedale psichiatrico per essere valutata mentalmente. Per ora si trova in carcere e le sono state negate le cure mediche.
Le carceri per i giornalisti
12 giornalisti arrestati, di cui 7 ancora in carcere o agli arresti domiciliari. Vi ricordate la famosa interruzione del telegiornale russo nella tv di stato Canale 1 della giornalista Marina Ovsyannikova? Ebbene, la sua esibizione di un cartello contro la guerra le è costato il carcere il 10 agosto 2022. Stessa sorte Maria Pomo are lo, giornalista del portale RusNews, arrestata a San Pietroburgo per aver informato il popolo russo del bombardamento contro il Teatro d’arte dramma di Mariupol. È stata prima internata, poi in detenzione preventiva. Non solo donne incarcerate, ma anche uomini: Vladimir Kara – Murza, attivista e giornalista. Era ritornato dagli USA dove davanti alla Camera dei Deputati dell’Arizona aveva condannato l’uso delle bombe a grappolo e gli attacchi russi contro le scuole e ospedali. Segreti Mikhailov, proprietario del piccolo quotidiano indipendente della Siberia orientale Listock, rischia 15 anni di carcere per aver pubblicato articoli sul massacro di Bucha.
I numeri della repressione
Secondo OVD – Info (organizzazione non governativa russa per i diritti umani), dall’inizio della guerra il 24 febbraio ad oggi sono state arrestate circa 17.000 tra cui manifestanti per strada, divulgatori di post contro la guerra sui social network, coloro che espongono simboli e scritte contrarie alla mobilitazione speciale. Le accuse sono di falso, vandalismo, terrorismo, discredito delle forze armate, istigazione e propaganda del terrorismo, violenza contro un rappresentante dell’autorità.
Secondo l’ONG russa Roskomsvoboda, sono stati bloccati circa 7000 siti web dalle autorità russe, oltre a Facebook, Instagram, BBC News, Radio Liberty, Clarin, il portale giapponese TBS, Deutsche Welle, The New Times e le parti del sito di Human Rights Watch che riguardano la Crimea. Sono stati bloccati anche i siti di Quora, piattaforma forum dove gli utenti possono pubblicare domande e risposte su qualsiasi argomento, Canva, Pexels. Il tribunale di Mosca ha inedito persino una multa di 21,7 miliardi di rubli (€ 347 milioni) per non aver rimosso tutte quelle informazioni che la Russia definisce “imprecise” sullo sviluppo dell’operazione speciale in Ucraina.
Dunque, il programma di Putin e del suo governo rimane quello di isolare il suo popolo dal resto del mondo. Ma i russi sanno rispondere al loro Presidente, scaricando migliaia di Virtual Private Network (VPN) che, grazie ad un particolare sistema chiamato tunneling, permette agli utenti di rendere invisibili le loro operazioni in rete.
Repressioni sospette sugli oligarchi
Negli ultimi otto mesi sono scomparsi o hanno perso la vita in circostanze poco chiare almeno 16 uomini d’affari oligarchi russi. Tra questi, tre in particolare avevano criticato pubblicamente l’operato del Cremlino. Due membri erano nel consiglio di amministrazione del gigante dell’energia Lukoil e avevano chiesto a marzo la rapida fine del conflitto armato in Ucraina.
C’è chi muore per un infarto, chi cade da una finestra del sesto piano dell’Ospedale Clinico Centrale di Mosca, la clinica dell’establishment, chi muore perché cambia bandiera: un oligarca un tempo vicino al Cremlino poi diventato critico nei confronti dell’operato di Putin è diventato aperto sostenitore del leader dell’opposizione Alexei Navalny.
L’educazione dei piccoli russi
Se da una parte a Kiev riemergono racconti ed educazioni patriottici, dall’altra parte a Mosca gli alunni delle scuole elementari sono giudicati da settembre su una nuova materia: “Educazione patriottica dei cittadini della FederazioneRussa”. In realtà, questa è l’ennesima misura di propaganda ideata da Putin per non “spaventare il popolo e i futuri prodigi della nazione, attraverso la riscrittura di libri scolastici di storia togliendo qualsiasi riferimento a Kiev e all’Ucraina.
Comunicazione psicologica e manipolatoria, non c’è che dire…
Fino a poco tempo fa si pensava che simili orrori appartenessero solo a realtà “marginali” come la Corea del Nord e si auspicava che fossero in via di estinzione. Invece le sta facendo proprie lo stato più grande del mondo. Il nuovo millennio ci sta portando forme di regresso che non avremmo mai immaginato.