Referendum sull’autonomia differenziata: presentato il quesito in Cassazione

Venerdì 5 luglio, i partiti di opposizione e i sindacati si sono riuniti davanti alla Cassazione per presentare il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. Il quesito del referendum è: «Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione?». Gli elettori dovranno rispondere “Sì” per abrogare la legge. Tra i promotori del referendum figurano 34 sigle, tra cui Pd, M5S, Verdi, Sinistra Italiana, Iv, +Europa, Partito della Rifondazione Comunista, Cgil, Uil, Anpi, Arci e Wwf.

Il referendum abrogativo, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, consente a 500.000 cittadini o a cinque Consigli regionali di chiedere l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge. Sono esclusi dal referendum le leggi tributarie, di bilancio, di amnistia, di indulto e di ratifica di trattati internazionali. Perché il referendum sia valido, è necessario che partecipi la maggioranza degli aventi diritto al voto e che ottenga la maggioranza dei voti validi espressi. La legge n. 352 del 1970 regola le modalità di attuazione del referendum. Ora, la Corte di Cassazione deve verificare la regolarità delle firme raccolte dai promotori, assicurandosi che siano autentiche e che rispettino i requisiti formali. Se le firme sono approvate, la proposta passa alla Corte Costituzionale, che valuta l’ammissibilità del referendum, verificando che non riguardi materie escluse e che non violi principi costituzionali. Se la Corte Costituzionale ritiene il referendum ammissibile, potrà essere indetto e sottoposto al voto popolare.

Elly Schlein, segretaria del PD, ha dichiarato davanti alla Corte di Cassazione: “È una bella giornata, siamo qui a presentare insieme a forze politiche e sociali un quesito per fermare l’autonomia che spacca un Paese che ha bisogno di essere ricucito. Il Governo non ha messo un euro, questo vuol dire che a loro le diseguaglianze stanno bene così”. E ancora: “Ci sono tante ragioni per mobilitarsi insieme e siamo felicissimi di farlo con questo largo rassemblement di forze politiche, associazioni, sindacati e società civile. Ci stiamo muovendo anche con le Regioni per i referendum”.

A pronunciarsi anche Riccardo Magi, segretario di +Europa: “Si avvia una delle iniziative delle opposizioni contro le riforme pericolose di questo Governo. La via del referendum abrogativo, dobbiamo dirlo, non è una via facile ma è quello che deve fare un’opposizione seria”. Il segretario ha chiesto anche alla premier Meloni di attivare una piattaforma digitale per la raccolta delle firme.

Giuseppe Conte, presidente del M5S, dal canto suo ha precisato: “Stiamo offrendo, con questo referendum, l’occasione a tutti i cittadini di contrastare questo Spacca Italia, lo fermeremo tutti insieme per evitare la condanna a morte della sanità, dell’istruzione, delle infrastrutture, soprattutto nelle aree più in difficoltà del Paese”. Ha poi concluso: “Non ci fermeranno, neppure con calci e pugni, perché noi sventoleremo il tricolore dell’Italia e dell’unità”.

Sono stati presenti dunque tutti i leader delle opposizioni, compresa IV con una rappresentanza guidata da Maria Elena Boschi, assente Carlo Calenda. Mentre il braccio destro di Renzi, in rappresentanza del suo partito, aveva affermato: “Questa riforma è una riforma in cui il governo non mette un euro. Il non spaccare il Paese passa dal fatto di avere risorse importanti. Il governo non ha i soldi nemmeno per fare la legge di bilancio. Poi per come è stata pensata aumenterà i divari al Sud e non farà crescere nemmeno le regioni del Nord”, invece il leader di Azione commentava così: “Finirà con l’essere un referendum contro il governo, che verrà bocciato”.

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