Il referendum del 20-21 Settembre segna uno spartiacque nella storia repubblicana italiana. Quel che si percepisce da chi sostiene il “SI” è una sorta di rivalsa contro una certa casta, che determina una distanza tra eletto ed elettore.
Questa crisi della rappresentanza è determinata dalla bassezza della proposta politico culturale e dalla mancanza di pensiero politico, che alimenta l’antipolitica ed il populismo. Queste ultime, sono pronte a sovvertire la democrazia e le istituzioni.
D’altronde, con il taglio del Parlamento, proposto da chi come il M5S è incapace di governare, si va contro gli interessi dei cittadini, perché si riduce la rappresentanza dei territori.
Inoltre una delle regioni più penalizzate sarà la Calabria.
I cittadini, già lontani dalla politica, anche a causa delle attuali modalità di scelta dei propri rappresentanti, ovvero liste bloccate e nominati dall’alto, saranno ancor più distanti dai territori.
E a governare saranno in pochi, una casta di nominati, senza dare possibilità al popolo di esprimere la preferenza verso un candidato. Questa sarà la futura classe dirigente del Paese.
Abbiamo provato il populismo del M5S nelle città, piccole e grandi, e al Governo del Paese, ma l’unica cosa che ci ricordiamo è il reddito di cittadinanza che posticipa la povertà dopo i 36 mesi e non ha prodotto lavoro, ma solo debito. Chiedo ai miei concittadini di informarsi bene sulle ragioni del “SI” e del “NO”, rimarcando che il cosiddetto risparmio, è di appena lo 0,007 % della spesa pubblica, un caffè all’anno per cittadino, e che come numero di Parlamentari per numero di cittadini siamo in piena media Europea.
Oltretutto, con la vittoria del “NO”, i nostri figli non leggeranno sui libri di storia che la Costituzione nel 2020 è stata cambiata da Luigi Di Maio.