Quirinale 2022, perché Silvio Berlusconi, Mario Draghi, Sergio Mattarella e Dario Franceschini non saranno Presidente

“Se c’è la candidatura di Giulio, la mia non esiste” diceva Arnaldo Forlani all’ambasciatore tra correnti Dc Paolo Cirino Pomicino, andreottiano di ferro, almeno allora. “Se c’è la candidatura dell’amico Arnaldo, la mia non esiste”. Rispondeva Giulio Andreotti, alla Andreotti. Era il 1992.

Sono passati 30 anni e quell’episodio, raccontato magistralmente, come suo solito, da Paolo Sorrentino ne “Il Divo” io me lo ricordo bene.

Era la primavera del 1992, si doveva designare il successore di Francesco Cossiga, Il Picconatore. Giulio Andreotti, come il Cardinale Siri in tanti Conclave degli anni ’50 – ’60 e ’70, aspirava al coronamento di una carriera ineguagliabile. Quella corsa mi ricorda tantissimo quella di quest’anno.

Cominciamo con un atto di ingiustizia: Silvio Berlusconi non sarà Presidente della Repubblica. E non lo sarebbe stato neanche se non si fosse ritirato.

Partito troppo presto nella corsa, come face a Marsiglia quando nel 1991, sempre in quegli anni, fece ritirare il Milan per un difetto nell’illuminazione.

Galliani ci mise la faccia, questa volta Tajani. Galliani è in Parlamento e voterà, le coincidenze.

Ingiustizia perchè il Cavaliere è stato bulimico, il suo stato di salute non lo aiuta, il suo essere Berlusconi lo esclude.

Si parlava di recuperare 100 votanti dal centrosinistra massimalista (Pd+M5S+Leu ecc) ma non ci sarebbero stati 400 voti di cdx compatti, io me ne aspettavo neanche 300,  insomma una catastrofe.

Per Berlusconi il Capranichetta, il luogo in cui anni fa venne acclamato Romano Prodi per essere poi impallinato, era inevitabile.

Capitolo Sergio Mattarella. Il Presidente non è disponibile a bissare, più in M5S lo si spingerà più non avrà possibilità il capo dello Stato uscente.

Quota bassissima all’auto sabotaggio dello stesso Mattarella alla vigilia del 24, già lo immagino il pezzo di Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera, nelle ore antecedenti la prima chiama o meglio ancora la quarta.

Chi non si è mai arreso è Dario Franceschini. Il sempre ministro sono anni che è in campo, che aspetta, che ci lavora.

Nessuno dice che praticamente Area Dem non esiste più, ma il Ministro della Cultura par eccellance piace alla gente che piace.

Sarà impallinato dopo, quando la maionese sarà impazzita.

Dal Papete Salvini ha imparato molto, non come Di Maio che è sparito, che usa Conte come Uan (il personaggio di Bim Bum Bam di Paolo Bonolis quando ero piccolo).

Luigino è commovente nel suo essere democristiano campano, figlio di una storia millenaria, Salvini ha deciso giorni fa che si cambia musica.

Ha capito che Berlusconi non andrà e, volendo fare il Ministro, ha aiutato Draghi a bruciarsi.

Perchè il vero tema della corsa al Quirinale 2022 è che Mario Draghi, favorito con una sua sola alzata di sopracciglia, non vuole fare il Presidente della Repubblica. E per nessuna ragione al mondo: più lo obbligheranno, più si impunterà.

I mercati lo vogliono a Palazzo Chigi, lui vuole fare il capo dell’Europa.

Dell’Italia, parlando la lingua che si sciacqua in Arno “non glie ne può fregare di meno“.

Ha troppo rispetto per se stesso e non vuole fare il monarca.

Draghi ci fregherà a tutti per poi sparire per altri lidi, consapevole che fare il Monti nel 2022 e 2023 non paga e non ne vale la pena.

Primum vivere” e non bruciarsi.

IL MIO TOTO NOMI:

fascia A

Cartabia, Casini, Letta

fascia B

Pinotti, Cassese, Casellati

fascia C

Fico, Draghi, Mattarella

Perchè:

Cartabia è donna ministro, rappresenta un’area fuori dal tempo, sui diritti, talmente oltre che potrebbe andare bene a tanti.

Casini è stato il presidente della Camera del centrodestra, è stato eletto con il Pd, è uomo di altri tempi. Ha anche il Covid, è il mio favorito da anni. Se non lo brucia nessuno a oltranza sarà come il migliore dei cavalli.

Letta, Gianni, è il candidato naturale. Il suo problema è Berlusconi. E’ l’unico che prenderebbe i voti poco sotto a Draghi.

Pinotti, donna, è stata ministro è di maggioranza, dà garanzie se scoppia il cdx

Cassese perché in fin dei conti i grillini sono sempre tanti e sarebbe utile anche per un mandato a tempo.

Casellati è presidente del Senato, e ci deve stare, è donna, è stata protagonista di un patto similare alla sua elezione. Citofonare “Anna Maria Bernini”.

Fico perché è una carica dello Stato, di parte va benissimo ai giallorossi

Draghi perché è Draghi, potrebbero prenderlo per sfinimento.

Mattarella idem con patate, ma a tempo.

Senza quota il franco tiratore che scriverà nel catafalco, perché lo metteranno statene certo, indirizzato a Berlusconi “nano maledetto, non sarai mai eletto” come al povero Amintore Fantani decenni fa.

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