Psicologia della massa

Nel corso della storia, l’essere umano ha sempre sentito il bisogno di sentirsi partecipe di qualcosa.

Antropologicamente parlando si possono fare numerosi esempi; si è iniziato con piccoli gruppi come la famiglia, villaggi, per poi ampliarsi fino ad arrivare alle nazioni come oggi le conosciamo.

A ciò è seguito, in un processo che si può definire naturale, lo sviluppo di associazioni private fra individui come il Rotary club, fondato da professionisti di vario genere il cui scopo iniziale era scambiarsi informazioni e clienti.

Ma la voglia di associabilità dell’uomo è spesso la condanna della sua individualità, questo perché egli rinuncia alle sue idee per integrarsi in un gruppo più folto di individui che condividono la stessa idea o per meglio dire ideologia, questo gruppo che prende il nome di massa, ipnotizza totalmente l’individuo.

Il famoso psicologo francese Le Bon individuò delle caratteristiche che vanno a comporre la massa e il comportamento dell’individuo in essa.

Innanzitutto la massa per essere tale ha bisogno di un leader o per meglio dire di un padrone, essa infatti è acritica facilmente influenzabile e gli piace essere oppressa, dominata.

Secondo Le Bon la massa è conservatrice e tradizionalista, priva di visione d’insieme e soprattutto non ha bisogno di verità, ad essa basta che il suo padrone “tiri dritto”; il discorso di quest’ultimo non ha bisogno di argomentazioni logiche o coerenti, l’importante è che sia convincente, ripetitivo e che dipinga nel modo più violento ed esagerato possibile la realtà.

Individuate le caratteristiche standard del leader che per ovvi motivi si erige nell’inconscio della massa a padrone, possiamo tornare a focalizzarci sull’individuo.

Le Bon individua dei nuovi fattori che si insinuano nel soggetto singolo a discapito della sua individualità.

Prima di tutto l’individuo all’interno della massa è un anonimo e questo gli permette di cedere a istinti che altrimenti avrebbe controllato, scompare quindi il senso di responsabilità che normalmente l’individuo dovrebbe avere, a questo è collegato inevitabilmente il sentimento contagioso che la massa generalmente prova, infatti al suo interno il singolo sacrifica il proprio interesse per il “bene superiore” della collettività.

A chiudere il cerchio c’è poi la suggestionabilità che è l’apice della perdita dell’individualità, e che ne è anche contemporaneamente la causa prima insieme al bisogno di integrarsi.

Nella suggestionabilità l’individuo è semplicemente un estensione della massa, perde la sua personalità cosciente ed esegue tutto ciò che gli viene chiesto da chi gli ha sottratto la personalità, è totalmente ipnotizzato dalla massa e dal leader di essa.

Nonostante le tesi di Le Bon risalgano al 1895 anno di pubblicazione de “La psicologia delle folle”, esse suonano ad oggi quanto mai attuali.

Nella politica più che mai ritroviamo questi comportamenti, in particolare nei partiti populisti il cui seguito di massa ha trovato libero sfogo sui social network, dove gli individui incitati dai loro leader si scagliano contro un nemico spesso amplificato se non addirittura inventato tramite fake news, messe in giro da altri componenti della massa se non dagli stessi incitatori di masse, al solo scopo di aumentare i consensi e di creare indignazione nel pubblico.

Ed è cosi che il fenomeno della suggestionabilità si amplifica a dismisura complice anche la disperazione sociale dominante a causa delle crisi economiche, e quello dell’anonimato acquista nuova luce, nel vero senso della parola, non più una scura macchia all’interno della massa ma una piccola luce che lascia un commento di disarmante cecità.

Attraverso i commenti si viene a creare una vera e propria illusione di partecipazione alla causa, un integrazione nella comunità di chi segue il giusto, senza però discernere cos’è la giustizia e la realtà.

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