A Roma, il primo laboratorio di Pasticceria Etnica e SolidaleMartedì 26 luglio alle ore 17 inaugurazione con degustazione libera
A Roma il primo laboratorio di Pasticceria Etnica e Solidale, sicurezza sul lavoro e controllo degli alimenti (HACCP) che verrà inaugurato martedì 26 luglioalle ore 17:00 presso il Ristorante Gustamundo, in via Giacinto De Vecchi Pieralice, 38 con una degustazione libera di dolci curata dal gruppo di cuoche migranti e richiedenti asilo dell’Associazione di Promozione sociale “In cammino con Gustamundo”.
Sono 12 le donne migranti di diversa nazionalità e con diverse storie e fragilità, protagoniste di una realtà unica al momento sul territorio: un corso e un laboratorio di pasticceria multietnica e multiculturale. Alla degustazione di martedì 26 luglio a Roma, ne seguirà un’altra a settembre riservata esclusivamente al mondo della ristorazione per far adottare, nei menù di tutta Italia, almeno un dolce preparato dalle partecipanti al corso. L’obiettivo è quello di garantire un reddito economico alle donne migranti e rifugiate che hanno partecipato al corso.
Il progetto è sostenuto dal bando di PartecipAzione, il programma di Intersos e UNHCR ITALIA – Agenzia ONU per i Rifugiati, che promuove la partecipazione attiva delle persone rifugiate.
Tutto nasce da Pasquale Compagnone, dal suo progetto innovativo e unico nel suo genere: la cucina come luogo di riabilitazione e di speranza per chi fugge dal proprio Paese a causa di miseria, guerre e violenze subite. Un modello di impresa e di lavoro che si sviluppa in tre fasi: Accoglienza, Formazione, Autonomia.
“In Cammino con Gustamundo” è l’associazione romana promossa da Compagnone e che dal 2017, si muove con l’obiettivo principale di offrire opportunità di sviluppo professionale e lavorativo a rifugiati, a migranti, uomini e donne che vivono in condizioni di fragilità.
<<Questo corso di pasticceria etnica e solidale è in linea con la mission di ‘In Cammino con Gustamundo’ per promuovere la gastronomia tradizionale dei migranti e dei rifugiati>> – racconta Compagnone – <<uomini e donne portano qui la propria storia di vita, dolorosa, piena di ferite ed il nostro compito è quello di aiutarli a ricostruirsi, pezzo per pezzo, piatto dopo piatto, incontro dopo incontro. In questi anni abbiamo lavorato cercando di ricostruire la loro identità ferita e aiutandoli a ricongiungersi con i propri familiari>>.
Le formatrici ufficiali del corso: Saana, (ancora ospite di un centro di accoglienza) una donna del Marocco con gravissimi problemi familiari; Anjeza, Albania, che ha intrapreso un percorso di reinserimento sociale ed è tuttora detenuta agli arresti domiciliari, madre di due bambine; Dilruba, Azerbaijan di 35 anni vedova con 3 figli; Riina, arrivata dalla Siria.
L’appuntamento è martedì 26 luglio alle ore 17 per una degustazione libera e per conoscere le cuoche migranti, le formatrici e le storie di chi, in questo corso, sta riponendo ogni speranza per poter ricostruire la propria vita partendo dalla cucina più accogliente d’Italia, quella di Gustamundo.