Più libri più liberi: perché siamo tutte Circe?

Nel terzo pomeriggio della fiera, la protagonista dell’Arena Robinson è Chiara Valerio, scrittrice e direttrice di Più libri più liberi. Il programma “Siamo tutte Circe” parte da Circe di Madeline Miller, pubblicato in una nuova edizione da Robinson e ben riconoscibile dal colore giallo delle pagine, con una dedica di Miller ai lettori italiani e la postfazione di Francesca Tamburini, booktoker. Infatti il titolo è diventato famoso grazie al contributo di #booktok, argomento di cui si sta discutendo moltissimo durante la fiera, a partire dall’incontro di questa mattina, 8 dicembre, con Di Paolo e quattro booktoker che hanno lanciato l’hashtag #ilpostodiunromanzo

Chiara Valerio racconta la sua prima lettura di Circe e l’enorme sorpresa che ha provato nello scoprire che Ulisse, protagonista per antonomasia, non arriva che a metà romanzo. Con grande ironia, in solo mezz’ora, Chiara Valerio spiega perché siamo tutte Circe, partendo dal concetto di fatica, che sembra mancare nella vita degli dei. Le divinità difatti compiono magie, non scrivono né leggono libri, poiché farlo significherebbe faticare, mettersi a lavoro, e il lavoro, si sa, è una faccenda prettamente umana. Siamo tutti Circe perché quest’ultima si esercita in una magia che mina il potere delle divinità, mettendola a servizio di qualcosa di alto.

Circe ci insegna che si può cambiare la forma ma non la sostanza delle cose, che si può trasformare un agnello in scorpione se si vuole, ma quell’agnello continuerà a pungere. 

Chiara Valerio cita la definizione di Maria Grazia Ciani, grecista e traduttrice, riguardo la mitologia: il mito non è che diceria e, quindi, fraintendimento. Il fraintendimento, tutto umano, è l’essenza ultime di Circe: è per questo che la maga è vicina a noi. 

Oggi, tuttavia, abbiamo paura delle parole, le selezioniamo accuratamente perché non offendano, sottolinea Chiara Valerio, proprio perché, forse erroneamente,  le abbiamo sempre utilizzate per definire il mondo quando la nostra volontà ultima era definire noi stessi. Non riusciamo più ad avere lo spazio del fraintendimento, punto in cui gli esseri umani e gli dei si incontrano.

E invece siamo tutti Circe proprio quando ci incontriamo in uno spazio di fraintendimento.

Ripercorrendo gli argomenti trattati nel suo intervento, cercando di capire con la sua ironia se li avesse trattati tutti, Chiara Valerio esprime un messaggio importante: “Si può ammettere l’insufficienza essendo umani”.

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