Pietro Citati, anima disincantata dell’esistenza umana

È morto il 28 luglio 2022 Pietro Citati, nella sua adorata Roccamare. Il mondo della cultura piange la perdita di una delle voci dotate di grande fervento artistico.

Di origini siciliane, era nato a Firenze nel 1930 e aveva trascorso la sua giovinezza tra Torino e la Liguria, a seguito della guerra. Negli anni Cinquanta inizia la sua vivace carriera di critico letterario collaborando con riviste quali Il Punto, L’Approdo e Paragone. Negli Sessanta scrive per il quotidiano Il Giorno. Nel 1973 inizia a scrivere recensioni letterarie per Il Corriere della Sera e per La Repubblica. La sua profondità di riflessione emerge in una prosa limpida e scorrevole, capace di parlare a tutte le generazioni.

Autore poliedrico, si lascia influenzare dalla narrativa, appassionandosi ai grandi scrittori come Alessandro Manzoni, Franz Kafka, Goethe – considerati esponenti di forme diverse di ironia letteraria e metafisica -, Tolstoj, Giacomo Leopadi, Omero; si dedica alla dottrina filosofica dell’Ermetismo e al genere biografico, unendo biografia romanzata e romanzo biografico. Alcuni dei saggi biografici sono “Manzoni” del 1980, “Kafka” del 1987, “La colomba pugnalata. Proust e la Recherche” del 1995, “Leopardi” del 2010.

Tanti sono i premi e i riconoscimenti, tra i quali ricordiamo nel 1970 il Premio Viareggio di Saggistica, nel 1981 il Premio Bagutta, nel 1984 il Premio Strega con Tolstoj.

Amante dei libri, riteneva che l’interpretazione di un’opera letteraria mutasse in relazione al tempo presente: “Nei miei libri c’è sempre una fusione tra vita e interpretazione dell’opera. Racconto la vita, ma non tutta la vita: la seguo fino al momento in cui una persona ordinaria cambia e diventa scrittore, il momento in cui scatta qualcosa in lui. Cerco di capire il segreto di questa metamorfosi di un uomo qualunque – fino ad allora un mondano, un ufficiale o un impiegato – che a un certo punto si trasforma in uno scrittore: a partire da quel momento, il mio libro diventa un’interpretazione dei libri che hanno scritto.”

Citati cercava di carpire a fondo tutto quello che leggeva, era un grande lettore prima ancora di essere uno scrittore, critico, saggista e biografo: ispirato ai grandi maestri quali Emilio Cecchi, Giovanni Macchia e Mario Praz, frequentava lo scrittore del celebre “Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana” Carlo Emilio Gadda.

“Se vogliamo moltiplicarci, non dobbiamo agire, fuggire, viaggiare in India o a Tahiti, ma scegliere un libro nuovo nella frusciante foresta di pagine che avvolge i muri della nostra stanza.”

Interessato anche alla vita sociale italiana, non apprezzava il comunista Palmiro Togliatti per il cinismo saccente e il democristiano Aldo Moro per lo spirito compromissorio.

Tutte le esperienze di vita, oscillanti tra il bene e il male, l’essere e il nulla, la pesantezza e la grazia, l’incontro e lo scontro confluivano in una scrittura poliedrica, aperta ai grandi temi e personaggi della cultura antica e moderna, inclusa quella orientale, viaggiando tra le metamorfosi del tempo – concetto chiave della teoria di Citati: l’harmonia mundi.

“Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi.”

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