Pictura Mundi: l’Arte nel labirinto diAntonio Telesca

Se la pittura novecentesca sopravvive ancora nelle gallerie Decò, l’arte contemporanea si è persa  nel labirinto di Antonio Telesca.

Pittore e scultore nato artigiano e falegname del piccolo paesino di Acerenza, Telesca è forse uno dei più complessi e slacciati artisti dalla tradizione cui la critica è abituata. 

Un nuovo spirito è infatti quello che pervade l’arte del forentano con la sua opera che si rivela essere all’interno della genesi compositiva di elevata natura sperimentale, quasi parascientifica, verso la materia.

Un esperimento verso una materia di concezione universale si potrebbe definire con gergale sommarietà la pittura di Telesca, se in ogni dipinto ricorre incessantemente la ricerca del cosmo.

È però interessante notare come avviene in Telesca l’indagine dell’Universo, in quale molteplicità di modalità si declina nella sua pittura, e quale aspetto assumono le sue forme propriamente oggettive.

Due dei dipinti che meglio esemplificano il paradigma della demiurgia italiana sono infatti proprio i suoi La nascita del mondoImplosione.

La nascita del mondo (2023) è un acrilico su tela 30×40 cm, con una granellatura di dimensioni abbastanza vistose e corpose, che può farci da preludio all’intera produzione di Telesca.

Il dipinto di piccole dimensioni propone un soggetto figurativo che si slaccia dalla tradizione formale, per una rappresentazione concettuale.

L’occhio dell’artista individua un nodo concettuale che è quello della “creazione”, ma in una formulazione meno aspettuale e più modale. Non sembra la massa di cordoni che si sovrappongono l’un l’altro in un moto caotico e informe, l’immagine delicata di una creazione cosmica, appunto monda, ordinata e compatta. 

L’escrescenza liqueforme cui danno luogo le aporie cromatiche nella sensazione ottica dello spettatore è propria più di un travaglio che di una armonia, quasi come l’universo stesse patendo le stesse doglie di un parto. Dalla deforme circolarità dell’embrione si effonde un patema  che non è troppo distante dalla narrazione biblica della passione, laddove la creazione sopporta il piacere della sua stessa concezione. Il grembo dell’Universo qui, è adorno di tutti i caratteri mariani dell’Annunciazione, rivelando una profonda professione cristiana nell’idea di Telesca.

L’altro exemplum genii è Implosione (2023) è un altro acrilico su tela di dimensioni 40×40 cm. Presenta un nuovo soggetto figurativo  su una superficie perfettamente equilatera e quadrangolare. La granellatura si ripete qui massicciamente ma attraverso una diversa viscosità del colore, più puntuale e pastosa. Al centro del riquadro da Telesca lasciato come fondo margine del piano figurale, ruota vorticosamente un cerchio spiraliforme in senso orario, delimitato all’esterno da motivi e vezzi quasi meteorici che accrescono la suggestione direzionale del tema presente. Una linea frastagliata di comete fraseggia il lato sinistro della figura e lo connota in un primo ‘anagorico’ come oggetto astrale, circondato da comete che riprendono la loro forza luminosa dall’uso climatico del giallo sul tono opaco del rosso.

Un moto circolare centripeto non è la vera potenza metanarrativa di questo quadro, di fronte al piano semantico che contiene il suo “fuso spaziale” interno al dinamismo esterno. Tre punti neri imperniano l’epicentro di questa spirale , ma  appaiono quasi a dare dell’intera composizione uno statuto antitetico a quello astrologico o alchemico, quanto più fitormorfico, trasformando tutta la rappresentazione in un frutto di provenienza esotica, grazia anche al cambio di strato pittorico che si fa più organico e cellulare.

Tuttavia a dispetto di quanto possano essere letti alla stregua di semi di avocado le tre nere gocciolate, esse costituiscono il negativo astratto di un nucleo che sta risucchiando l’energia lavica, liquida, magmatica di una stella in una dimensione che è prossima all’idea di una eliosfera.

La traccia affusolata e sottile del pennello che si condensa progressivamente in chiazze bicromatiche verso il centro della composizione, dove la materia si confonde così come tra loro i colori primari del giallo e del verde, considera la vena autoriale di Telesca come lettore della gravità della realtà presente, trasposta nel senso fugace della perdita della materia umana.

È Telesca forse uno di quegli artisti da cui dovremmo aspettarci un ricambio generazionale dello stato attuale dell’arte verso la crisi poetica.

La nascita del mondo, acrilico su tela 30 x 40 cm, Antonio Telesca

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Mauro Di Ruvo
2000, Bari, Critico d’arte, classicista e medievista. Redattore di Politica interna. Attualmente si occupa di Etruscologia e Diritto Romano a Perugia, dove conduce indagini sperimentali in Archeologia Classica. Si è occupato di Estetica cinematografica e filosofia del linguaggio audiovisivo a Firenze presso la storica rivista “Nuova Antologia” e collabora con la Fondazione Spadolini. È autore del romanzo Pasqualino Apparatagliole (2023, Delta Tre Edizioni), e curatore della recensione al libro Oltre il Neorealismo. Arte e vita di Roberto Rossellini in un dialogo con il figlio Renzo di Gabriella Izzi Benedetti, già presidente del Comitato per l’Unesco, per la collana fiorentina “Libro Verità”. Ha già curato per la “Delta Tre Edizioni” le prefazioni alla silloge Lo Zefiro dell’anima (2019) di Pasquale Tornatore e al romanzo Le memorie del dio azteco (2021) dello storico Saverio Caprioli. A novembre 2023, ha curato il Convegno “L’ombra del doppio: la dicotomia nella poiesis” nella città di Lavello.

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