Perché sentirete parlare di Eric Zemmour

È una Francia giovane, appassionata, di certo che ama (per alcuni troppo) la sua nazione, quella di Génération Z. Un movimento guidato da un intellettuale sovranista ed estremamente impertinente: Eric Zemmour.

Definito misogino e razzista dai suoi avversari, divenuto in poco tempo idolo dei giovani sovranisti e sogno della futura unione della destra d’oltralpe.

Con una Le Pen che perde slancio con un cognome oramai pesante da portare, Zemmour si avvia alle presidenziali con i sondaggi che lo vedono al 17% del gradimento, un punto in più di Marine.

Il Rassemblement National si è ormai spostato su posizioni centriste con l’unica ambizione di conquistare il potere: i nostri cugini d’oltralpe non sembrano aver premiato questa posizione. La corsa all’Eliseo si terrà nella primavera del 2022 e tra dieci giorni il noto scrittore dovrebbe annunciare la propria candidatura.

Sofisticato ed intellettuale davanti alla telecamera, spesso criticato per le sue posizioni radicali, piace anche a quelle èlite e a quegli imprenditori che non avevano ancora trovato uno specchio nel quale identificarsi.

I genitori scappati in Francia dall’Algeria, ebreo berbero, giornalista de Le Figarò, balza alle cronache dopo aver venduto migliaia di libri con le sue tematiche ad indirizzo storico ma rivisitati in chiave politica e piuttosto attuale. Il “Gollista – bonpartista”, come ama definirsi, ha conquistato pian piano anche l’elettorato di Macron con un nazional populismo classico ma sofisticato.

La Francia è, per molti, sull’orlo del declino, la classe dirigente ormai percepita vecchia e stantia, sottomessa a spinte europeiste e non più interessi nazionali. Lo spazio a destra è ormai lasciato vuoto dai vecchi partiti ed è proprio lì che Zemmour va ad inserirsi contro una sinistra sempre più progressista e filoislamica. Per Zemmour non ci può essere alcuna intesa tra mondo occidentale e estremismo islamico. I ceti popolari e la borghesia conservatrice? Dai sondaggi sono con lui.

Il cavallo di battaglia contro l’immigrazione punta a riunire gollisti e destra più radicata ma riunisce anche una platea più ampia: tra i sostenitori anche gli ex elettori di sinistra, stanchi delle campagne di inclusione del governo francese.

È nell’abilità dialettica, però, che Zemmour batte obiettivamente tutti: oscura ogni avversario con eleganza e preparazione, da buon polemista. Suo grande punto di forza la capacità di smontare molte critiche grazie a un’inguaribile logica.

Quel che esprime la genesi della Génération Z è sintetizzato in un semplice ma efficace concetto: voler rallentare l’immigrazione incontrollata non necessariamente è sinonimo di xenofobi, così come tutti possono diventare francesi se dimostrano di amare la Francia e si assimilano alla cultura del paese.

Il motto di Eric Zemmour? “Tutto in quanto persone, nulla in quanto nazione”.

Statene certi: ne sentiremo parlare, e molto.

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