Perché il Giappone ha trascinato giù le borse di mezzo Mondo

L’11 Marzo 2011 il Giappone fu colpito da terremoto, tsunami e incidente nucleare. Il Nikkei perse in quella occasione il 10.6%.

Il 5 Agosto 2024 in Giappone non è successo apparentemente nulla ma il Nikkei ha perso il 12.4%. 

Nello stesso giorno sono scese anche le borse europee ed americane.

Molto colpite le magnifiche 7 ovvero le aziende più capitalizzate. (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta, Nvidia e Tesla ) e in generale tutte le aziende del settore bancario e tecnologico. Perdite addirittura a doppia cifra nel mondo delle criptovalute.

Cosa è successo?

Il periodo di Agosto è notoriamente volatile. Con meno partecipanti attivi sul mercato anche piccoli ordini possono avere un impatto significativo sui prezzi. E l’Agosto 2024 ha diversi motivi per esserlo tra timori di una recessione in USA e l’escalation in Medio Oriente.
Ma a scatenare l’inferno sui mercati non è stata qualche bomba ma il cosiddetto carry trading, una strategia sui mercati che si può riassumere così:


1) Si prende in prestito una valuta a basso tasso di interesse;

2) La si converte in una valuta o in un prodotto ad alto tasso di interesse;

3) Si guadagna sul differenziale dei tassi.

Negli ultimi mesi in Giappone la politica monetaria è stata molto accomodante, la valuta sempre più debole e gli interessi sempre bassi, compresi tra lo 0 e lo 0.1%.
Negli Usa la politica monetaria è stata dura, con interessi sopra il 5% e una valuta in ascesa. Così molti speculatori hanno preso in prestito yen giapponesi, li hanno convertiti in dollari americani e ci hanno comprato obbligazioni e azioni americane per cavalcare i trend del momento come quello dell’intelligenza artificiale. 

Il gioco è finito il 31 Luglio.  La banca centrale giapponese ha alzato il costo del denaro allo 0,25% e ha fatto capire che il rialzo sarebbe stato solo l’inizio di una nuova stretta monetaria.

A quel punto gli operatori intuendo che la festa sarebbe finita hanno iniziato a chiudere le posizioni, ovvero a vendere i titoli americani acquistati, usare i dollari per comprare yen e poi gli yen per ripagare i prestiti.

Il risultato?

L’ondata di vendite ha fatto precipitare gli asset occidentali, soprattutto i più rischiosi come Nvidia o Bitcoin. Il passaggio da dollari a yen ha fatto schizzare il prezzo della valuta giapponese. La corsa dello yen ha fatto presagire un ridimensionamento dell’export, da cui le aziende nei listini giapponesi sono molto dipendenti causandone il crollo.

A testimoniare la paura nei mercati l’andamento del vix, l’indice che misura la volatilità che è arrivato a livelli che non si vedevano dai giorni della pandemia.


Con meno paura affronta il momento Warren Buffett. L’investitore più importante al mondo ha venduto prima del crollo moltissime delle partecipazioni in Apple, Bank of America e Ko e ora guarda a questa fase con una liquidità record di 276,9 miliardi di dollari. Tre mesi fa all’incontro annuale degli azionisti diceva «Ci piacerebbe spenderli, ma non lo faremo a meno che non pensiamo che stiamo facendo qualcosa che ha pochissimi rischi e può farci guadagnare un sacco di soldi» .

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