Perché Barbero funziona; anche se parla di comunismo, Gorbaciov e Unione Sovietica

Il Suo “Romanzo russo” alla Nuvola di Fuksas

Sono le 15:30 dell’8 dicembre 2024. L’auditorium della fiera, Più libri più liberi, accoglie l’ultimo evento in sala. Alessandro Barbero, con Loredana Lipperini, presenta Romanzo russo; tra i primi titoli d’autore, edito nel 1998 da Mondadori, nella nuova ristampa Sellerio (2024). 

La conversazione procede su toni diversi. La relatrice guida la presentazione con domande lineari. L’autore, invece, esce dal piano didascalico e dà colore a un incontro che, una volta concluso, modifica i pensieri sul mondo.  Un’alternativa che lo sguardo storico-critico di Barbero disvela. La Russia del romanzo è guidata dalla politica di Gorbaciov del 1985. C’è la speranza di un governo meno invadente in fatti economici e culturali. Una nazione, 15 Repubbliche e altrettante etnie; tuttavia, un’alternativa all’Occidente e agli USA. I protagonisti, dai mestieri opposti, si uniscono nella ricerca che muove l’intreccio. Prossimi, nell’atto speculativo, al Barbero d’allora (1981); un dottorando all’Università di Tor Vergata. Da qui, la relatrice lo invita a una riflessione. Perché, da storico, scrivere un romanzo contemporaneo che evolve su fatti in divenire?

“Dal ’87 al ‘90 la Russia era sotto i riflettori. Io stavo imparando il russo, amavo la letteratura russa, e l’interessa per la Russia era tale in Occidente che si traduceva qualsiasi cosa. Avevo letto tutto di russo e di sovietico. Gorbaciov aprì gli archivi del passato e fu una svolta per il mio lavoro. C’erano adunate in piazza per discutere dei massimi sistemi; la stampa era libera e le tirature illimitate. Volevo scrivere di quel fermento nel paese dell’ipercontrollo.”

Loredana Lipperini considera lo stile applicato al libro, prossimo ai grandi autori: Tolstoj fra tutti.

“Ho scritto il romanzo da autore russo. Come fa uno storico che parla coi morti; ne ascolta la musica finché non la suona da sé.”

Nella fiera dell’editoria, descrive i fatti prima della stampa. Era esordiente, medievalista; narratore di storia contemporanea russa. 

“Avevo inviato per posta le prime cinquanta pagine a esperti dell’epoca. Presi i contatti sulle guide telefoniche; dopo una settimana mi risponde Aldo Busi per il romanzo intero. Sarà lui a trattare con gli editori e aggiungere il sottotitolo: «Fiutando i futuri supplizi.»”

Precede al dramma, la possibilità di una Russia progressista. Una nazione, per tradizione, senza rivoluzioni illuministe. Da qui, una certa postura a piegare la schiena verso poteri forti.

“Questo non vuol dire che alla Russia piace il governo autoritario. Hanno anteposto la solidarietà e la giustizia alla rivoluzione della parola libera.”

In chiusura, Barbero presenta uno dei protagonisti: un attore che scrive un romanzo. Nell’atto di indossare una muta, ricorda la Russia d’oggi. 

“L’indumento avvolge il corpo come la colata di cemento sopra Chernobyl. In più, suggerisce una pratica politica frequente: nascondere, non dire nulla a nessuno.”

Sul finale, Barbero unisce riflessioni prossime all’epilogo in volume.

“Fallita l’Unione Sovietica resta la dimensione affarista, tragicamente attuale, del governo. Partiti che controllano la politica uniti a mafie locali. Dunque, un’acuta differenza sociale fra possidenti d’imperi e uomini ridotti in povertà assoluta.”

La presentazione è stata seguita da un lungo firma-copie. Per gli assenti, Romanzo russo è disponibile nella copertina “blu Sellerio.” 

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