Libertà è partecipazione: perché un’astensione può essere più dannosa di un “NO”
“Noi siamo favorevoli ad una difesa comune ma contrari al riarmo di 27 Stati Europei”. È questa la frase che più riecheggia in questi giorni in tutti i palcoscenici politici italiani. L’affermazione è stata fatta dalla segretaria del PD Elly Schlein e riflette una chiara difficoltà nell’accettare una decisione sostenuta, al contrario, da quasi tutti i partiti e Paesi d’Europa. Non è un caso, infatti, che il contesto attuale Europeo presenta sfide sempre più diverse, con gli Stati chiamati a rispondere a nuove minacce, in particolar modo, in merito alla sicurezza.
Il testo che nei giorni scorsi ha dato il via libera al piano Von der Leyen per il riarmo è passato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti (su un totale di 669 votanti). Ma cosa intendiamo davvero per “riamo dei Paesi Europei”? Il piano RearmEu prevede la mobilitazione di risorse per 800 miliardi di euro per la sicurezza e difesa europea ed il voto di Strasburgo per la risoluzione sul Libro bianco UE per la difesa, in merito a tale piano, è stato chiaro e netto, pur palesando la doppia frattura degli eurodeputati italiani: la Lega, dissociata da FdI e FI e il centrosinistra con un risultato che è valso ben poco rispetto al voto totale dei Socialdemocratici ma che ha assunto un peso specifico assai maggiore nel partito.
Nei fatti si è trattato di una decisione puramente formale, ma ciò è bastato al Partito democratico per scindersi al momento esatto del voto: dei ventuno eletti, undici si sono astenuti seguendo le indicazioni della Segretaria, mentre gli altri dieci, non sostenendo l’ordine di Largo del Nazareno, hanno votato a favore. Una frattura, questa, che nelle ultime ore ha moltiplicato le richieste di un confronto interno tra militanti e leadership: registrare una spaccatura così evidente, riflette forse, anche la posizione non del tutto definita della segretaria Elly Schlein. Palese è, infatti, il precario equilibrio tra l’eredità pacifista dell’Italia, con l’intenzione di sostenere la sovranità, e l’integrità territoriale dell’Ucraina di fronte all’aggressione, da molti sostenuta.
La posizione italiana del PD è stata la più isolata nell’ambito dei socialisti europei, che hanno votato per il 95% a favore del piano di Ursula Von der Leyen. L’astensione, da molti ritenuta come una furbata ed una mossa ben pensata, si scontra però con la decisione presa da un pezzo del suo partito, favorevole al riarmo. Bisognerà, dunque, fare i conti con un quadro di incompatibilità? Ciò che è certo è che Elly Schlein ha il cuore altrove rispetto al suo stesso partito e ad affermarlo è Alessandro De Angelis, Vicedirettore di HuffPost e firma de “La Stampa”. La critica avanzata dalla segretaria del PD risulta essere, però, poco chiara e riguarda innanzi tutto un’agevolazione che il riarmo dei singoli Stati porterebbe alla crescita del debito nazionale “senza contribuire in alcun modo alla difesa comune, rischiando anzi di ritardarla”. Per l’Europarlamento si tratta, invece, di un “momento storico per la difesa europea”, con gli eurodeputati che accolgono il piano, sostenendo fermamente l’idea che gli Stati membri dell’UE debbano aumentare i finanziamenti per la difesa e la sicurezza a nuovi livelli.
Fratture nei partiti, fratture di opinioni
Così come si è creata una forte scissione all’interno dello stesso partito, spaccate sono state, di conseguenza, anche le opinioni in merito alla scelta e all’incertezza della linea del Nazareno: c’è Goffredo Bettini, convinto che l’astensione dei 10 democratici sia stata «un atto di coraggio da valorizzare e difendere fino in fondo».
A rimarcare la debolezza della scelta intrapresa dalla segretaria è stato invece Fassino, secondo cui il posizionamento di un partito in merito ad una scelta ne definisce la sua identità, il profilo e la credibilità. Aggiunge, inoltre, che il PD si è mostrato come l’unico partito della famiglia socialista a non sostenere le risoluzioni, tra l’altro già precedentemente accettate con gli emendamenti presentati ai nostri parlamentari.
A pronunciarsi in merito è stato anche il Prof. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, affermando che per poter costruire un piano di sicurezza ben saldo e strategico, all’interno dell’Unione Europea, vi è la necessità di sistemi di armi coordinate e di un’industria militare ben coesa. Situazione questa, che si scontra con ciò che presentano i partiti politici: come possono rappresentare uno strumento per la democrazia, se non sono democratici e uniti al loro interno? “Alla fine una spaccatura di questo tipo sembra rappresentare molto bene anche l’elettorato confuso”, ha commentato, invece, Romano Prodi.
Il dibattito sull’Europa e sul riarmo ha, inoltre, tra le altre cose, esasperato anche le distanze tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. La scelta della Schlein di optare per l’astensione, seguita dalla “diserzione” di metà dell’eurogruppo che ha votato favorevolmente, ha dato, infatti, il perfetto assist a Giuseppe Conte di criticare apertamente il Partito democratico. “Abbiamo visto un Pd che si è diviso in Ue, come un partito in forte difficoltà”, ha affermato il leader del M5S. Ma la Segretaria è sicuramente mossa dalla volontà di mantenere un filo di comunicazione con gli alleati del centrosinistra, ossia il M5s e Avs (Alleanza Verdi e Sinistra), nonostante al momento la necessità per la Schlein sia, prima ancora di poter fare i conti con possibili alleati o detrattori, quella di concentrarsi sulla coesione interna del suo partito. “La Segretaria e il Partito decideranno come affrontare la discussione e stabiliranno quale sarà lo strumento più idoneo”, ha dichiarato il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia.
Impresa non semplice e che susciterà senza dubbio molte perplessità: l’isolamento di un partito in Europa è un prezzo forte da pagare e proprio la storia della sinistra insegna che sulla politica estera sono avvenute, negli anni, le scissioni più importanti. Un confronto interno, dunque, che sia il più franco possibile non appare più rimandabile a lungo.