Pronti a partire? Paolo di Paolo, Saverio Simonelli e Patrizio Nissirio sono riuniti alla Nuvola per celebrare la collana firmata Giulio Perrone Editore: Passaggi di dogana fa 50! La collana è il frutto puro e semplice, umano, di una letteratura oggi definita “impura”, poiché magistralmente situata tra narrativa di viaggio e immaginifici racconti dei luoghi del mondo. Da Genova a Parigi, da Lisbona a Napoli, da Marsiglia e Verona.
Dalla Germania dei Grimm con Simonelli fino all’Atene di Markarīs con Nissirio. Insomma, Passaggi fa 50! Paolo di Paolo evoca la chiave di lettura che rappresenta il filo rosso della collana tutta: la geografia emotiva; i paesaggi sono puntelli di una memoria inconscia, che emerge con le emozioni che questi evocano non solo nella mente del lettore, ma nella mente di tutti in quanto esseri umani, che insistono ed esistono negli stessi punti e sono dotati di un immaginario collettivo. Si tratta di un immaginario fertile e fecondo di immagini preventive che costellano il panorama culturale del XXI secolo. Su questa linea spazio e tempo si accavallano e il tempo della lettura coincide con il tempo del viaggio, con lo spazio della memoria e delle immagini. In questo elegante affaccendarsi, lo spazio si mischia e si amalgama al tempo del racconto; ciò che ne viene inesorabilmente fuori è una scrittura comune, resa nella libertà spuria dei testi di una “narrativa ondivaga”.
Dal 2012, anno di pubblicazione del primo numero (A Lisbona con Antonio Tabucchi di Lorenzo Pini), la collana ha accolto le voci e gli immaginari di 50 autori. Tra loro Simonelli ci racconta una Germania fatta di mestieri e tradizioni. Difficile, tuttavia, ricondurre la poliedrica attività dei fratelli Grimm a un solo punto nello spazio, a un solo tassello del tempo. La Germania qui narrata è gotica e perturbante. Duecentocinquantaequalcosa sono le fiabe nate dalla penna dei Grimm e, poiché non esiste quasi mai un luogo specifico, la definizione di “geografia emotiva” diventa pura emozione del tempo nel tempo. Simonelli riconosce la forza narrativa e linguistica dei Grimm nella felice comunione panica tra loro, la quale risulta essere inscindibile dal rigore analitico e dall’armonia fantastica delle loro menti. La Germania dei Grimm è la Germania dei mestieri, tra questi vanno annoverati almeno quello dell’apprendista viandante che, personalità nomade per eccellenza, girovaga per mesi nelle Terre più diverse, accettando tutti i lavori che gli capitano sotto tiro, e poi il sarto e, ancora, il musicante. Il volume di Simonelli si chiude con il capitolo titolato “Tornando a casa” che, dai toni immaginativi e nostalgici, fantastici e sublimi, ben si inquadra entro il Romanticismo tedesco che, fin dai suoi albori, si staglia sulla linea che divide ciò che è visibile da ciò che (ancora) non lo è. Per i Grimm (e, giocoforza, per la Germania di Simonelli) il viaggio è un’esperienza che non deve essere fine a sé stessa, così come lo stile che si arricchisce sempre di nuovi stimoli e di nuovi stimolanti incontri, primo tra tutti quello tra cultura pagana e cristiana. È il linguaggio stesso, dunque, che non può e non deve essere fine a sé stesso; esso è il mezzo per un viaggio nel pensiero degli uomini, attraverso l’accavallarsi del tempo. “La lingua è un bosco che vive”, è qualcosa di vitale e plasmabile, a cui ognuno aggiunge nuovi significati nel corso del tempo.
L’Atene di Nissirio da bosco si fa palazzo pieno di finestre; ogni dettaglio della città è il tassello esegetico per una realtà nuova. L’autore, camminando per la città, che ha per lui un valore affettivo poiché ne ricalca le origini familiari, si imbatte in una statua di Elitis, la cui simultanea apparizione gli offre lo spunto per aprirsi a nuovi mondi e nuovi stili.
È sempre così, e gli autori dei Passaggi lo sanno bene: ogni volta che camminiamo per una città anche un singolo elemento ci conduce a differenti realtà, ci pone sul naso nuovi occhiali interpretativi del mondo. Per Nissirio l’incontro con Markarīs è stato una fatalità: Nissirio scrive gialli e fu proprio dalla penna di Markarīs che prese vita la celebre figura del commissario Chàritos. Atene ha un ruolo importante nella cultura e nel mondo greco; esemplificata in una colata di cemento armato, è una città realizzata senza alcun piano regolatore e della quale, tuttavia, è impossibile non innamorarsi: tra il traffico grigio è comunissimo imbattersi in botteghe antiche, tra l’odore di miele e cannella. Atene, per Nissirio, è una città sensuale. La mappatura “invisibile” del libro ha a che fare con il tragitto dei personaggi della città, che si muovono, parlano e mangiano.
I due autori concordano nell’affermare il senso liberatorio della scrittura “impura” e, contestualmente, nella difficoltà di resa della stessa. Esiste, allora, solo un modo per uscire da questa impasse narrativa: far diventare i personaggi dei lettori curiosi, proprio come coloro che ne leggeranno le geografie emotive, attraverso una scrittura sognante che catturi energie creative e che passi nel visibile collettivo per accarezzare l’invisibile del singolo.
Tutto questo è qui: in un oggetto-libro di spessore e qualità, la cui grammatura e grafica riconducono la mente del lettore alle vecchie targhette bronzate delle valigette rigide o ai vecchi quaderni ingialliti che nascondono segreti inconfessabili e mappe del tesoro. Narrativa, saggio, giornalismo, geografia, emozioni. Non ci resta che partire per i nostri 50 meravigliosi viaggi!