Otto volte Revue Dessinée Italia: una storia tutta da scrivere e disegnare

Anche al Salone Internazionale del Libro 2024 non manca l’appuntamento col giornalismo indipendente. Ma non si tratta “solo” di giornalismo indipendente, con le sue inchieste lente, gli approfondimenti, la verifica delle fonti; non si tratta nemmeno solo di lentezza, di prendersi tutto il tempo necessario a garantire un vero e proprio dialogo con l’informazione. Alla più importante fiera dell’editoria italiana approda un giornalismo lento che cavalca il medium editoriale più popolare degli ultimi anni: il fumetto.

Sto parlando della Revue Dessinée Italia, un ri-incontro in quel di Torino dopo il suo passaggio alla fiera della piccola e media editoria romana, Più libri più liberi 2023. Stavolta non si tratta di caso, né di passaparola: appena ho visto l’evento dedicato al loro numero di primavera, me la sono andata a cercare. Così ho ritrovato Massimo Colella, co-fondatore (insieme a Lorenzo Palloni, Andrea Coccia e Alessio Ravazzani) della sorellina italiana di una realtà nata in Francia nel 2013; stavolta in compagnia di due protagonisti dell’ottavo numero: Emanuele Rosso e Federico Vergari.

La loro inchiesta a fumetti, Il sesso debole, è un chiaro esempio di come l’informazione della Revue agisca in modo rispettoso a trecentosessanta gradi. Sottolineo “rispettoso”, poiché uno degli imperativi della rivista è quello promuovere la sinergia fra chi la notizia la racconta e chi ne fruisce; una sinergia che parte prima di tutto dall’accoglienza o dalla ricerca (da parte della redazione) di inchieste socialmente utili.  Nel caso del duo Rosso-Vergari, si tratta di inclusività in ambito sportivo, ovvero di “dove collocare” le sportive e gli sportivi transgender.

Il tema, già esploso per il nuoto negli Stati Uniti, stimola l’interesse del giornalista ed esperto di fumetto politico Federico Vergari, il quale ha fatto tesoro dei tempi lunghi garantiti della redazione. Poter trarre vantaggio da questa lentezza (le inchieste impiegano fino a un anno e mezzo di gestazione) gli ha permesso di approcciarsi a un argomento che prima di tutto lo incuriosisse. Prendersi il proprio tempo ha garantito a Vergari un più ampio margine di manovra per esplorare la fluidità del tema e distillarlo in un prodotto di qualità per il lettore – una missione impossibile stando ai ritmi dei siti web e dei settimanali.

Tuttavia, fin qui siamo solo a metà del processo. Infatti, una “semplice” inchiesta lenta non sarebbe nulla di nuovo: basta cercare sul web “slow journalism” per imbattersi nelle realtà di Vox, MicroMega, Lo Spiegone. A casa Revue è il fumetto il vero protagonista. Infatti, dopo il lento processo di indagine giornalistica, arriva la sfida di creare una vera e propria narrazione per immagini; ben altra cosa dalla banale illustrazione grafica dei dati raccolti (scadere in un carosello di lucidi e Power Point è un attimo). Certo, nella trasformazione si perde una gran quantità di informazione grezza in nome del rispetto della sceneggiatura; un sacrificio necessario al fine di creare una narrazione che punta al coinvolgimento emotivo, invece che a un mero elenco di fatti.

Ma entriamo nel merito di questa metamorfosi. Ne Il sesso debole il compito della trasposizione in immagini è toccato a Emanuele Rosso, un “autore solitario con le idee radicate su cosa sia il fumetto”. Consapevole delle sfide che comporta adattare un pezzo giornalistico al medium grafico, Rosso evidenzia come contare su un partner capace di “contrattare” la licenza poetica sia stato un fattore chiave. Senza questo aggiustamento reciproco, il rischio è di proseguire ognuno per la propria strada, smembrando la visione d’insieme in nome di gelosie personali. Al contrario, mettere fra parentesi il proprio Io è coerente con la politica del rispetto di cui Massimo Colella si fa portavoce: lo “smussamento degli ego” è il prerequisito di un’informazione che voglia parlare (socialmente) di temi sociali.

Tornando all’inchiesta sportiva di Rosso e Vergari, questa forma di rispetto non è solo parte integrante del processo narrativo, ma anche un vero e proprio take-home message per chiunque leggerà la loro storia. Una lezione che passa per la testimonianza di Luca Pancalli, presidente del Compitato Italiano Paralimpico (CIP), che in un’intervista racconta come il mondo delle paralimpiadi sia da sempre abitato dalla fluidità e dal cambiamento – capacità di adattarsi rispecchiata anche dal percorso stesso del CIP: nato letteralmente nel sottoscala del CONI, oggi è una vera propria istituzione a sé con un palazzo di quattro piani. Questa parabola sull’inclusione della non conformità, continua Federico Rosso, si incarna nella storia di una campionessa: “Per una Bebe Vio che vince, ci sono cento ragazzine che si presentano a fare sport”. Ed è quello che il racconto su Valentina Petrillo vorrebbe anche per il mondo transgender, una realtà in cui molti ragazzi e ragazze rischiano di tirarsi indietro per paura dello stigma sociale legato alla loro condizione.

Eppure l’ottavo numero della Revue offre anche tanto altro. Massimo Colella ne dà una panoramica: Donne in divisa (Paparelli & Milani) affronta il tema del maschilismo nell’esercito; Liguria zona rossa (Gainsforth & Gastaldi) quello dell’overtourism come minaccia al territorio; Se non qui, altrove (Anitori, Di gregorio & Vialli) parla di maternità surrogata; In morte di uno studente (De Vidi & Miedo) di sicurezza nell’alternanza scuola-lavoro; Briganti e brigantesse (Bellingreri & Lentini) dello sport come alternativa alla devianza; e infine Sotto minaccia (Large, Léraud, Servel & Rouxe) un pezzo della “nave madre de France” sugli illeciti della lobby agro-alimentare.

Gli ingredienti dell’attualità ci sono tutti: basta dare un’occhiata ai numeri precedenti per scoprire la vastità di argomenti affrontati dalla Revue.Certo, il modo migliore per fare la conoscenza del suo giornalismo sui generis è quello di lasciarsi coinvolgere dalle immagini; di entrare nel mondo delle notizie a fumetti per scoprire come sono valorizzati i temi sociali, gli autori (con un compenso del 40%) e l’ambiente (con una distribuzione green che concentra gli ordini nelle “librerie amiche”). Poi ci sono i progetti futuri, come l’adattamento di Topo, la variante francese per gli under 20, e la possibilità di garantire il Bonus Docenti anche online. Insomma, quella della Revue Dessinée Italia è una storia che in soli due anni ha fatto tanto ma è ancora tutta da scrivere… e disegnare.

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