E’ un dato di fatto: l’astuzia di Matteo Renzi (o la poca esperienza politica di Conte) rende l’Italia sempre più ostaggio di dinamiche partitiche.
Nonostante un peso specifico assai basso – Italia Viva nei sondaggi Ipsos per il Corriere della Sera è data al 2,8% – il partito di Renzi risulta determinante, con i suoi parlamentari, per tenere in piedi il Governo Conte Bis, che puntualmente traballa, come notiamo in questi giorni complicati, fra vaccinazioni e DPCM. Precisamente, l’ex presidente può contare su una pattuglia di 18 senatori a Palazzo Madama e 30 deputati a Palazzo Montecitorio.
Diciamocela tutta, la ricerca costante di un rimpasto di Governo è finalizzata a gestire il più grande numero di fondi possibili del Recovery Fund: ben 209 miliardi. Insomma, indiscutibile la capacità di Matteo Renzi di creare il caos per massimizzare gli interessi partitici.
A questo punto, per rompere questo circolo vizioso le opzioni sono chiare, principalmente due: il voto o il Governissimo.
Il voto, che spaventa non poco il fiorentino, sarebbe un’ottima mossa per spazzare via l’influenza che il senatore Matteo Renzi ha nelle due sedi istituzionali, rendendo inefficaci anche la sua persuasione nei gruppi dem – ancora ben ancorata.
Purtroppo, opzione poco percorribile per due motivi: il semestre bianco per l’elezione del Presidente della Repubblica e la minaccia della terza ondata del COVID19.
Più plausibile, invece, è il Governissimo con a capo l’ex Presidente della BCE Mario Draghi, idea che piace da destra a sinistra, escludendo però una ipotetica partecipazione di Fratelli d’Italia all’esecutivo. Tale operazione potrebbe trasformarsi in un modello Ciampi Bis per la rincorsa al Quirinale proprio di Draghi stesso. Percorso estremamente spinoso.
Ma pur di garantire una stabilità che ad oggi il Premier Giuseppe Conte non può assicurare, tutte le possibilità vanno prese in considerazione ed analizzate affinché il Paese possa liberarsi da un manipolo di 48 parlamentari che rendono ostaggio il cittadino italiano.
Matteo Renzi al TG3 ha dichiarato che “non c’è nessun rischio di voto anticipato, la legislatura finisce nel 2023”, ma per liberarsi dalla palese morsa serve audacia. Audacia, nei confronti di un paese martoriato.