Emergono dettagli sconcertanti sull’operazione Delirio, iniziata lo scorso anno per indagare su alcune chat sospette. L’operazione è partita dal Comando Provinciale di Siena, in collaborazione con la Procura dei Minori di Firenze, in seguito ad alcune segnalazioni relativamente alla diffusione di materiale pedopornografico.
Attualmente risultano indagate 25 persone, tra cui solo 6 maggiorenni; in particolare, due diciassettenni (un ragazzo e una ragazza) sarebbero coinvolti in una rete di contatti che porta alle cosiddette red rooms, delle finestre di dialogo protette costruite per individuare clienti compiacenti e farli pagare in moneta bitcoin. Lo scopo? Ottenere video “speciali” di violenze su minori.
I bambini, probabilmente, vengono adescati e torturati in varie regioni del Sud Est asiatico; le sevizie giungono fino all’amputazione di arti e alle ustioni con olio bollente, e non è raro che i bambini muoiano tra atroci sofferenze.
Stupisce come dei minorenni siano già così strettamente legati a un giro di violenze così crude; stupisce anche, ben più del turismo sessuale di lunga data, l’insensibilità dei clienti, che arrivano a chiedere di assistere in diretta streaming alle operazioni di tortura, pagando una somma maggiore di denaro se vogliono interagire con i seviziatori e chiedere loro di svolgere delle azioni in particolare.
Il Dark Web è un posto oscuro, pericoloso e virale nella sua follia. Quella di Siena non è la prima storia dell’orrore e non sarà l’ultima, ma genera interrogativi penosi: ci chiediamo se, per caso, la facilità di accesso della rete non abbia amplificato e peggiorato un fenomeno preesistente, rendendo immediatamente disponibili materiali pedopornografici. Possibile che non ci sia modo di criptare, censurare, espellere dal web l’orrore?