Concepito in estate durante una visita informale in Albania del premier italiano Giorgia Meloni e gestita per Roma nella fase delle trattative da Palazzo Chigi, il 6 novembre nella capitale italiana il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’omologo di Tirana Edi Rama hanno firmato il protocollo d’intesa bilaterale che prevede dalla primavera 2024 di rendere operativi nel paese balcanico due centri per gestire i flussi migratori nel Mediterraneo.
L’accordo
Definito in 14 articoli e reso pubblico il 7 novembre, l’accordo permetterà all’Italia di realizzare nell’Albania Settentrionale (presso il porto di San Giovanni di Medua e l’area della base militare di Gjadër) due strutture dove gestire l’ingresso, l’accoglienza temporanea, la trattazione delle domande d’asilo e di eventuale rimpatrio degli immigrati salvati in mare da Marina Militare, Guardia Costiera e Guardia di Finanza italiane, fatta eccezione per minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili.
La divisione delle persone da portare nei centri albanesi dagli altri migranti presenti sulle navi dovrebbe essere effettuata direttamente su di esse dagli ufficiali italiani. Nei centri per i migranti previsti dal protocollo il diritto di difesa è assicurato consentendo l’accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, organizzazioni internazionali e agenzie UE che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti della legislazione italiana, europea a albanese.
In base all’articolo 13 il protocollo resterà in vigore per 5 anni, rinnovabili di altri 5 “salvo che una delle parti avvisi entro 6 mesi dalla scadenza” l’intenzione di non rinnovarlo; è impugnabile da ciascuna delle parti un anno dopo la sua entrata in vigore. La capienza massima contemporanea consentita sul territorio albanese sarà di 3.000 migranti nei centri, all’interno dei quali verrà applicata la legislazione italiana e dalla quale i migranti non potrebbero uscire. Oltre a dover provvedere ai costi di gestione delle necessità delle persone in esse ospitate in qualità di personale o migranti, l’Italia si impegna a restituire all’Albania le aree dedicate ai centri per i migranti a chiusura del protocollo “senza chiedere rimborsi per le migliorie apportate in esse”.
Reazioni
Una nota dei presidenti dei gruppi di Camera e Senato di Fratelli d’Italia (il partito della premier italiana Meloni) parla di “accordo storico” che “sarà da esempio e punto di riferimento per gli altri paesi e per l’Unione Europea stessa”. Le opposizioni sono critiche all’unisono sia a Roma che a Tirana. L’UE prende tempo prima di dare una valutazione sull’intesa mentre fa sapere di essere stata informata dell’accordo poco prima che esso fosse reso pubblico.
L’UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati) afferma: “La posizione permanente della nostra organizzazione è che i rimpatri o i trasferimenti in paesi terzi sicuri possono considerarsi appropriati se alcuni standard siano stati raggiunti – in particolare il pieno rispetto dei diritti derivanti dalla Convenzione sui Rifugiati e gli obblighi sui diritti umani. Sotto il diritto internazionale delle migrazioni la responsabilità primaria di accertamento delle richieste d’asilo e garanzia di protezione internazionale sta allo stato nel quale il richiedente asilo arriva e chiede protezione. Questi obblighi non sono alterabili dal trasferimento dei richiedenti asilo o procedimenti extraterritoriali.”
Significati dell’intesa
Su dati ufficiali del Viminale al 6 novembre (giorno della firma dell’intesa) i migranti sbarcati in Italia dal 1 gennaio dell’anno in corso sono 145.314, il doppio di quelli approdati nel 2021 e 2022 presi insieme. Parte delle posizioni pubbliche di Meloni sull’immigrazione, la delocalizzazione della gestione parziale dei flussi di migranti nel Mediterraneo in un paese vicino potrebbe rappresentare un breve respiro di sollievo per un governo italiano impegnato in un braccio di ferro con comuni che non vogliono ospitare dei centri per il rimpatrio mentre tentativi di coinvolgere di più UE e ONU nell’affrontare il problema non hanno prodotto miglioramenti misurabili.
Per l’Albania, invece, la messa a disposizione di territorio nazionale a titolo gratuito all’alleato oltre Adriatico è segno della necessità strategica per Tirana (impegnata in negoziati di adesione nell’UE) di avere un avvocato perenne a Bruxelles, oltre che un primo partner commerciale insostituibile. Rama ha affermato che l’Albania non ha chiesto guadagni politici dal protocollo d’intesa. Uno eventuale, di mutuo beneficio e meritevole di maggiore attenzione ci viene in mente: tra Italia e Albania non c’è infatti ancora un accordo che permetta di sommare i periodi contributivi, riconoscendo così il diritto alla pensione a donne e uomini che hanno lavorato in entrambi i paesi.