“Open your eyes, Nicholas”: la reincarnazione raccontata dai Dream Theater

La reincarnazione è fin dall’antichità una credenza molto diffusa. Ancora oggi diversi psichiatri pensano che dietro i ricordi emersi dall’ipnosi vi sia una vita precedente. Il fascino di questa teoria viaggia da Pitagora fino a uno degli album più straordinari dei Dream Theater.

Sappiamo tutti che secondo Freud e altri psichiatri dentro la nostra mente si nascondono avvenimenti e sensazioni che celiamo perfino a noi stessi. Potremmo dire, ovviamente se vogliamo spiegarlo in maniera molto sintetica e semplicistica, che ci si sottopone alla terapia psicoanalitica spesso proprio per cercare di mettere in evidenza le varie sfaccettature del nostro subconscio e riuscire a vivere meglio, secondo una teoria per cui alla base di un malessere psicologico o psicosomatico potrebbe esserci qualcosa che noi stessi ignoriamo. Nell’ambito della terapia psicoanalitica esiste perciò una pratica che viene chiamata ipnosi. Alcuni psichiatri hanno ipotizzato che i ricordi che l’ipnosi riporta alla mente potrebbero celare non semplici avvenimenti rimossi, bensì addirittura una vita intera di cui non siamo consapevoli, una vita precedente. Questo ci riporta senz’altro alla mente diverse dottrine antiche che facevano riferimento alla reincarnazione. La teoria è così popolare che i Dream Theater, la band metal statunitense, hanno costruito un intero album sulla base di un protagonista che viene proprio ipnotizzato e scopre di essere stato in passato addirittura una donna, con cui condivide lo spirito.

Attualmente la reincarnazione è una credenza diffusa ad esempio nell’induismo, ma ha radici molto antiche. Nella filosofia occidentale tale dottrina veniva indicata con il termine metempsicosi. Dal greco μετεμψύχωσις (metempsicosis) composto da μετά (metà, preposizione che indica il trasferimento), ἐν (en, dentro) e ψυχή (psyké, anima). Fra i primi a sostenere questa dottrina furono Pitagora e i pitagorici, seguaci del culto orfico (una credenza per cui l’anima ha una parte mortale ed una divina), secondo i quali l’uomo ha commesso una colpa originaria, a causa della quale sulla terra è costretto a trasmigrare da un corpo all’altro. Se l’uomo segue una vita all’insegna della verità  e vive da matematico può tornare alla purezza originaria dell’anima. Platone nella dottrina della conoscenza condivide questa teoria e afferma l’esistenza della reincarnazione, sulla base del fatto che noi conserviamo conoscenze apprese ancora prima di nascere, nell’iperuranio (nel mondo delle idee). Da qui la convinzione platonica dell’anamnesi (o reminescenza), che già era presente nella dottrina pitagorica, secondo cui dentro la nostra anima vi sono, quindi, delle conoscenze innate.

Tornando per un attimo a tempi moderni, attualmente si cerca effettivamente di ricordare avvenimenti o conoscenze che sono andati perduti, per vivere meglio. Ciò si fa attraverso una terapia psicanalitica, in particolar modo, attraverso un tipo di ipnosi chiamato ipnosi regressiva. Essa consiste, infatti, nel provocare nel paziente uno stato di trance allo scopo di far riaffiorare dei ricordi la cui mancata consapevolezza provoca malessere psicologico nella persona. La maggior parte della comunità scientifica è convinta, in realtà, che l’ipnosi crei a volte addirittura falsi ricordi, del resto la stessa terapia è considerata metodologia non scientifica.  Alcuni psichiatri, invece, hanno pensato che l’ipnosi regressiva possa addirittura riportare alla mente ricordi di vite precedenti. E’ il caso dello psichiatra Ian Stevenson che credeva nella reincarnazione e nell’ipnosi come prova di essa. In suo articolo del 1997 sosteneva proprio che le emozioni che riviviamo attraverso l’ipnosi e addirittura le ferite fisiche che riportiamo in vita sono da ricondurre ad una vita precedente. Intervistò infatti dei bambini con delle ferite sul corpo che affermavano di ricordarle in una vita antecedente.

Per quanto si tratti, come detto, di teorie non scientifiche, sono certamente affascinanti. Per questa ragione, l’ipnosi intesa come terapia che può riportare alla mente vite precedenti è un geniale espediente narrativo. Lo hanno capito i Dream Theater con il loro album Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory. Si tratta di un concept album, in cui ogni canzone viene legata all’altra seguendo un filo narrativo, formando quasi un’opera rock. Narra la storia di Nicholas, un uomo che viene ipnotizzato dal suo terapeuta, poiché soffre di incubi e allucinazioni. Una volta entrato nello stato di trance, inizia a rivivere proprio quei sogni e scopre che non sono altro che immagini di una sua vita precedente: in un’altra vita è stato una ragazza di nome Victoria, morta in circostanze misteriose.  Quindi, mentre lui ha vissuto una bella vita, con un figlio, una moglie e tante belle esperienze, lei invece è stata uccisa. E più scopre su questa donna più si avvicina a comprendere meglio se stesso. L’album narra quindi tutta la storia di questa ragazza e della vita precedente del protagonista. Questa corrispondenza fra i due spiriti, viene mostrata a pieno ad esempio nel brano Through my words, in cui Nicholas apprende come nella sua memoria sia sepolta la vita di Victoria, perché hanno lo stesso spirito.

All your eyes have ever seen

All you’ve ever heard

Is etched upon my memory

I spoken through my words

All that I take with me

Is all you’ve left behind

We’re sharing one eternity

Living in two minds

Linked by

An endless thread

Tutto ciò che i tuoi occhi hanno visto

Tutto ciò che hai sentito

È impresso nella mia memoria

Attraverso le mie parole

Tutto ciò che porto con me

È ciò che ti sei lasciata dietro

Stiamo condividendo un’eternità

Vivendo in due menti

Collegate da un filo infinito

Poi con la struggente Through her eyes, Nicholas si rende conto che il suo alter ego della vita precedente non ha vissuto un’esistenza bella come la sua, ma è stato invece ucciso brutalmente. Dapprima allora egli si intristisce, poi però riflette su quanto possa comprendere di sé guardando nei suoi occhi. Nicholas, il nostro protagonista, da questa storia può imparare a vivere la sua vita diversamente.

Now that I’ve become aware

And I’ve exposed this tragedy

A sadness grows inside of me

It all seems so unfair

I’m learning all about my life

By looking through her eyes

Ora che ne sono consapevole

E mi è stata spiegata questa tragedia

La tristezza cresce in me

Sembra tutto così brutto

Sto imparando tutto a proposito della mia vita

Guardando attraverso i suoi occhi

Le due canzoni sono costituite da una corrispondenza musicale, volta ad esaltare proprio il legame fra le due persone, che condividono la stessa anima, pur avendo vissuto vite così diverse. Ed è proprio un’ipnosi a far viaggiare il protagonista nella sua vita precedente e noi dentro la sua struggente storia, narrata in un album originale e composito. 

Relieve the anguish of my past

To find out who I was at last

(Rivivendo l’angoscia del mio passato

Per scoprire, alla fine, chi sono stato)

  • Through Her Eyes, Dream Theater

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