Le associazioni cinematografiche, però, non ci stanno e tuonano: “I luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale”.
Nella giornata di ieri, 25 ottobre, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il nuovo DPCM che decreta la sospensione di molteplici attività e che rimarrà in vigore da oggi fino al 24 novembre o a future nuove disposizioni.
Dalla chiusura alle 18:00 di bar e ristoranti allo stop di palestre, piscine ed attività sportive, tra questi luoghi di ritrovo spiccano anche cinema e teatri.
Una decisione sofferta ma essenziale per cercare di fermare la seconda ondata di Coronavirus che sta continuando a mietere vittime e che sembra non placarsi.
Dopo la breve parentesi che ha permesso di tornare a vedere i film in sala, dal 15 giugno scorso, è nuovamente tempo di spegnere gli schermi e, quindi, molti film in uscita saranno disponibili al grande pubblico a data da destinarsi, come l’attesissimo docu-film Fuori è Primavera del regista Gabriele Salvatores, toccante ricostruzione della vita vissuta durante il lockdown dei mesi scorsi e che doveva uscire proprio questa settimana.
Diverse sono state le proteste da parte di associazioni e volti noti del cinema italiano, che si sono sentiti abbandonati dalla politica:
“Esprimiamo la nostra contrarietà, insieme a larghissima parte dell’opinione pubblica, rispetto alla ipotesi prevista nel DPCM in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema e dei luoghi di spettacolo. […] Riteniamo che vi siano i presupposti affinché i teatri, le sale cinematografiche e da concerto siano escluse da provvedimenti restrittivi”.
È con queste parole che Carlo Fontana, Presidente dell’AGIS (Associazione Generale Italiana Dello Spettacolo) si rivolge al Premier Conte e al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini in una lettera aperta a nome di tutto il mondo della sfera culturale italiana e pubblicata sulla pagina Facebook ufficiale dell’Associazione.
In effetti, con annessi dati alla mano, possiamo benissimo vedere come cinema e teatri si collochino in una posizione bassa in quanto a tasso di contagiosità.
L’AGIS stessa ha reso noto che, nel periodo tra il 15 giugno (data di riapertura di cinema e teatri post lockdown) e il 10 ottobre, su 2.782 spettacoli e 347.262 spettatori sul suolo nazionale, è stato accertato solo un soggetto affetto da Covid-19.
Non è nemmeno difficile da credere a questi dati se si pensa che le sale cinematografiche e teatrali sono luoghi abbastanza ampi da permettere di seguire adeguatamente le norme vigenti ed evitare assembramenti.
È, quindi, davvero necessario mettere a repentaglio quasi 175 posti di lavoro per un solo caso accertato?
Ciò che è certo è che, se si continua col mettere in stand-by questi tempi sacri della cultura, è come se si mettesse a tacere l’arte e senza quest’ultima non c’è magia.
Una magia, quella di un semplice film sul maxi schermo o un allegro spettacolo su un palcoscenico teatrale, che in tempi così catastrofici unisce e scalda il cuore.