Ancora alta tensione nella Striscia di Gaza. Dopo il lancio di un razzo da parte di una delle fazioni palestinesi verso una città israeliana nella serata di lunedì 18 aprile, Israele ha riposto all’attacco nella giornata di martedì bombardando un sito appartenente alle Brigate Al-Qassam, l’ala militare di Hamas, nel sud della Striscia di Gaza.
Lo scambio di attacchi fra palestinesi e israeliani è sinonimo di una escalation di tensioni che quest’anno si sono intensificate mese dopo mese, in particolare nel periodo sacro del Ramadan, in coincidenza con la celebrazione della Pasqua ebraica.
Già negli scorsi giorni la Spianata delle Moschee a Gerusalemme era diventata teatro di diversi scontri tra le forze di israeliane e quelle palestinesi, che avevano manifestato nel luogo sacro musulmano nel secondo venerdì di preghiere di Ramadan.
In quella occasione, Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, aveva denunciato le reazioni violente della polizia israeliana alla Moschea Al-Aqsa definendo l’episodio come “uno sviluppo pericoloso e una dichiarazione di guerra al popolo palestinese”.
E così, l’attacco aereo palestinese dello scorso lunedì rappresenta la scintilla che ha alimentato un nuovo scontro tra Hamas e Israele. Si tratta del primo attacco dopo diversi mesi.
Secondo quanto riportato da Aljazeera, martedì il ministero della salute palestinese non ha segnalato vittime o feriti, aggiungendo come “la difesa aerea palestinese abbia risposto agli aerei da guerra sionisti nei cieli della Striscia di Gaza con missili terra-aria martedì mattina”.
Nel corso della giornata di martedì si sono verificati violenti conflitti anche nella Cisgiordania occupata, quando migliaia palestinesi hanno marciato in segno di protesta verso l’avamposto evacuato dell’insediamento di Homesh, vicino a Nablus.
Hazem Qassem, portavoce di Hamas a Gaza, commentando gli episodi verificatisi negli scorsi giorni ha dichiarato: “Lo scontro, che è una reazione naturale del nostro popolo e della sua resistenza contro l’occupazione usurpante, continua su tutti gli assi del conflitto a Gerusalemme, Gaza, Cisgiordania e territori occupati. Il bombardamento sionista di alcuni siti vuoti è un tentativo fallito di impedire al nostro popolo palestinese di difendere la città di Gerusalemme e la moschea di Al-Aqsa”. A riportare l’intervento è il sito di Arab News.
L’acuirsi delle tensioni dopo gli episodi di martedì ha messo a dura prova le relazioni diplomatiche di Israele con alcuni paesi musulmani, tra cui gli Emirati Arabi Uniti.
Dopo il bombardamento su Gaza il ministro di Stato degli Emirati Arabi Uniti per la cooperazione internazionale Reem bint Ibrahim Al-Hashemy ha convocato l’ambasciatore israeliano Amir Hayek per informarlo delle proteste contro gli incidenti nella moschea Al-Aqsa di Gerusalemme.
Nel corso dei colloqui, Al-Hashemy si è detta molto preoccupata per la grande escalation delle tensioni tra Israele e Palestina negli ultimi giorni, esortando l’ambasciatore israeliano a promuovere una soluzione diplomatica che possa portare a un ritorno a negoziati seri tra i due paesi, evitando che i conflitti possano minacciare ulteriormente la stabilità e la sicurezza internazionale.
Lo scorso dicembre il presidente israeliano Isaac Herzog aveva incontrato il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed bin Zayed, sovrano de facto degli Emirati Arabi Uniti. Tra i punti chiave del loro incontro c’erano stati gli Accordi di Abramo, la normalizzazione nei rapporti fra Israele ed Emirati Arabi Uniti siglata nell’agosto del 2020.
Anche il segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato i due paesi alla moderazione e a porre fine agli scontri avvenuti negli scorsi giorni nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Come riportato da Arab News, nel corso dei colloqui separati con il presidente palestinese Mahmud Abbas e il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, Blinken ha affermato quanto sia importante che “i due paesi lavorino per porre fine al ciclo di violenza in Israele, Cisgiordania e Gaza esercitando moderazione e astenendosi da azioni che aumentano le tensioni”.