Abbiamo incontrato Alessandro Battilocchio, attualmente iscritto al gruppo parlamentare Forza Italia (da marzo 2018) e membro della XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea), per fargli alcune domande in merito ai recenti scenari che hanno coinvolto il nostro paese in ambito internazionale.
A seguito delle votazioni del 12 dicembre e della schiacciante vittoria dei conservatori, l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione europea si fa sempre più tangibile. Quali conseguenze potrebbe portare la Brexit nel panorama europeo? Si configurerebbe come una sciagura per l’UE e i suoi paesi membri?
La Brexit è certamente una sconfitta di tutti gli attori in causa. L’Unione perde un membro di peso, che ha fatto la storia del continente e che ha contribuito in modo considerevole anche in termini economici alla causa. Certamente i risvolti non saranno positivi neanche per il Regno Unito e lo dimostrano i dati degli ultimi mesi. Sono però convinto che se sapranno giocarsi le proprie carte soprattutto in termini fiscali nel lungo periodo potrebbero riacquisire tutto ciò che stanno perdendo in termini di presenza straniera. Per quanto concerne l’Italia, la BREXIT, come già ho affermato più volte, fa sparire un interlocutore importante che faceva da contraltare all’asse franco-tedesco. Adesso il Belpaese deve riguadagnare la propria autorevolezza all’interno dell’Unione: ci vorrà del tempo per poter giocare ad armi pari con gli altri player.
Nel panorama internazionale, quali considerazioni ha in merito alle recenti dinamiche tra Cina e USA? Come può l’Italia competere con potenze di questo tipo?
È importante stare senza “se” e senza “ma” al fianco degli USA, oggi più che mai. La Cina è un attore nei confronti del quale non si può essere indifferenti, con il quale mantenere buoni rapporti e dal quale cogliere le opportunità, come ad esempio la via della seta. Di contro, è oltre ogni misura accettabile la cessione di infrastrutture critiche alle aziende cinesi: non fa bene alla sicurezza nazionale ed è contro ogni buon senso. La via della seta è un’occasione di sviluppo per un Paese come il nostro che è al centro del Mediterraneo: il fatto che i commerci dalla Cina per l’Europa passino soprattutto da Rotterdam la dice lunga. Serve, però, un giusto equilibrio: far indispettire alleati storici come gli USA e svendere infrastrutture importanti sarebbe un errore lampante. L’opera del Presidente Trump in questo ambito, qualsiasi sia la propria postura nei suoi riguardi, non può che essere apprezzata, avendo ottenuto risultati importanti in tutti i contesti in cui ha agito. Al momento ha ragione in pieno: la politica “muscolare” sta pagando.
Arriviamo al Governo italiano e alla manovra finanziaria: quali sono gli effetti che tale manovra potrebbe avere sull’economia e sulla competitività del nostro paese a livello internazionale?
A mio avviso la manovra finanziaria sarebbe dovuta essere improntata ad un decremento del cuneo fiscale e della sburocratizzazione a favore delle imprese. Invece oltre ad aver aumentato tutta una serie di tasse, sono stati aggiunti obblighi a quelli già esistenti. Con all’orizzonte l’annullamento della prescrizione, con che coraggio un investitore straniero rischierà i propri capitali da noi sapendo di essere salassato dal fisco, imbrigliato nella burocrazia e bloccato potenzialmente all’infinito dalla magistratura? Stiamo andando nella direzione sbagliata purtroppo.