In partnership con Spazio Possibile – Psicologia
A cura di Elisa Fagiolo e Marco Scandamarro
Come tutti gli anni anni scolastici, al termine di specifici cicli di scuola, sono previsti gli esami per sancire la fine di un percorso.
Oggi, non si può non considerare l’influenza dei due anni precedenti di pandemia. Anni caratterizzati da numerose difficoltà nel cercare di garantire un’adeguata preparazione scolastica attenta ai contenuti, ma allo stesso tempo non trascurante degli aspetti peculiari della crescita dei giovani studenti che hanno dovuto “resistere” alla scuola da remoto. Sono state ampiamente discusse tutte le difficoltà e le contraddizioni della DAD – Didattica A Distanza – alle quali sicuramente il sistema scuola non era preparato e che, di conseguenza, inevitabilmente, ha lasciato dei vuoti.
Sul fronte sanitario, il peggio sembra ormai alle spalle e si prova a riprendere le “buone pratiche” così come le si era lasciate in sospeso a giugno 2019. All’epoca non potevamo immaginare gli effetti della pandemia, le conseguenze che avrebbe potuto comportare e gli “strascichi” che il lungo periodo emergenziale ha avuto nelle nostre vite e nei contesti in cui viviamo, tra cui la scuola.
Uno di essi ha a che fare con la percezione del tempo trascorso. A tal proposito, ci siamo soffermati a riflettere sull’importanza che la dimensione temporale ha nel periodo dell’adolescenza, ma ancor di più in seguito a due anni di incertezza nell’età delle incertezze.
Il tempo, oltre ad essere stato vissuto come “dilatato”, talvolta, se rievocato sembra non essere trascorso. La percezione frequente è di difficoltà nel ricostruire il flusso degli eventi attraverso ricordi, eventi e momenti salienti di vita.
In particolare, al termine della scuola superiore, in concomitanza con la maggiore età, la gestione del tempo passa da una fase precedente in cui è risulta essere organizzata e scandita da terzi (scuola, attività extra-scolastiche) ad una dimensione da sperimentare, conoscere e gestire autonomamente. Il tempo diviene “improvvisamente” la conseguenza delle proprie scelte, con responsabilità soggettiva. É la risultante di un processo di auto-organizzazione.
Ai neodiplomati viene richiesto di compiere delle scelte che avranno inevitabilmente delle conseguenze nella vita futura. Ciò può disorientare e creare vissuti di paura ed ansia, legittimi di fronte ad una condizione di novità e cambiamento radicale nello stile di vita.
Può capitare di conoscere storie in cui i ragazzi dopo aver superato l’esame di maturità, alle porte di una nuova fase di vita, vivono con difficoltà l’autonomia “conquistata” e si sentono “bloccati” nel processo di crescita atteso e desiderato.
Così, il rito di passaggio rappresentato dall’esame di maturità diviene una fase critica dinanzi alla quale gli adolescenti possono percepirsi impreparati. Il tempo trascorso sembra non essere stato sufficiente.
Per Erik Erikson il periodo dell’adolescenza è caratterizzato dalla fase identità vs. confusione d’identità, tale periodo viene superato attraverso la risoluzione della confusione identitaria. In questa fase le persone scoprono chi sono e cosa voglio nella vita (Erikson, 1950, 1968).
L’obiettivo non è quello di evitare la crisi, ma piuttosto affrontarla imparando a “navigare” anche in “tempo di tempesta” per poi giungere alla conquista dell’autonomia. Ciò implica la capacità di imparare ad auto-determinarsi.
James Marcia ritiene che la teoria dello sviluppo dell’identità di Erikson sia composta da 4 differenti stati dell’identità. Le fasi sono: confusione dell’identità; blocco dell’identità; moratoria dell’identità; conquista dell’identità. La classifica di Marcia si basa sull’esistenza, sull’intensità del periodo di crisi o sull’impegno nella risoluzione. In continuità con il pensiero di Erikson, il termine crisi è inteso come periodo dello sviluppo dell’identità nel quale l’individuo è chiamato ad esplorare un modo di alternative tra cui scegliere (Marcia, 1980, 1994).
Negli ultimi anni il tempo dedicato all’esplorazione di sé, percorrendo le fasi descritte da Marcia, è stato compromesso poiché gli adolescenti sono stati “catapultati” in una situazione fuori dall’ordinario che ha sospeso la possibilità di sperimentarsi con i coetanei nello spazio ordinario di vita quotidiani.
Dunque, ci sembra importante ribadire la necessità di supportare gli adolescenti a “sperimentarsi”, riconoscendo che il tempo passato è stato per loro manchevole di esperienze vitali per il processo di crescita.