Nina Sings the Blues: toccante e audace cortometraggio indipendente che esplora le conseguenze dell’aborto nella coppia moderna
Toni Cazzato è un regista e sceneggiatore Leccese dall’afflato espressivo cinefilo e provocatorio e Nina Sings the Blues è il suo nuovo cortometraggio dove l’autore si impegna ancora a leggere le contraddizioni del presente e a rielaborarle in una storia originale.
Graffiante e sogghignante a denti stretti, il lavoro si pone l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sulla tematica dell’aborto e lo fa contaminando la classica struttura dell’atto unico di impostazione teatrale ad un linguaggio visivo sperimentale e ricercato. La Nina del titolo è Nina Simone, leggendaria cantante soul e voce simbolo dei diritti civili qui non solo musa musicale ma innalzata a vero modello narrativo per la sua attitudine alla lotta.
SINOSSI
Una mattina d’inverno. Tenerezze e angosce invadono come luce la stanza da letto della giovane coppia. È il giorno dopo un’importante scelta: abortire. Il risveglio è lento per Sara, poche ore la separano dall’aborto farmacologico. Leonardo vive con inquietudine e malinconia quelli che possono essere gli ultimi momenti di intimità con lei.
Nina Sings the Blues è un’evoluzione importante di un percorso di crescita non solo individuale ma anche di gruppo. Infatti, nel progetto spiccano le personalità artistiche di Sergio Tornaghi, storico Direttore della Fotografia della scena milanese, e di Alessandro Pagani, fervido rappresentante di una nuova generazione di attori. Invece, il difficile ruolo femminile è assegnato ad Alessandra Scarci, capace di colpire gli occhi e il cuore ad ogni fotogramma.
L’aborto come diritto di tutti e colpa per nessuno, è questo il pensiero audace e concreto che il cortometraggio vuole comunicare allo spettatore. Chi sceglie di abortire, sceglie per il proprio corpo e con la consapevolezza (e il coraggio) di dover affrontare delle conseguenze, personali e di coppia. Quella di Sara e Leonardo è una storia che può essere di tutti, ed è pertanto raccontata tramite frammenti di quotidianità, piccoli momenti di gioia e di dolore. Una storia lasciata in bianco, prosciugata da ogni forza, dove i suoi protagonisti sono talmente mutilati dall’imminente catastrofe che non potrebbero reagire diversamente, come mosche che si contraggono dopo i colpi dello scacciamosche. Tuttavia, nell’atto dell’omettere è ciò che è omesso a sopravvivere così come l’essere umano non potendo più essere nient’altro, deve essere sé stesso. La perdita del centro, il ritorno alla polvere.
Sofisticato e sovversivo, Nina Sings the Blues è stato interamente autoprodotto e punta a spingere il messaggio di cui è portatore in più luoghi possibili (festival, canali istituzionali) per smuovere coscienze e creare dibattito. Opera attuale e consapevole, una manifestazione smisurata di amore per il cinema (indipendente).