Netflix perde utenti: cosa sta succedendo?

Cosa sta succedendo? E perché Netflix, la piattaforma con il più alto numero di utenti attivi, si trova per la prima volta in dieci anni ad aver perso circa 200.000 abbonati a livello globale?

Netflix è, infatti, la piattaforma di contenuti in streaming che non solo possiede il più alto numero di utenti ma anche quella nella quale essi trascorrono più tempo per guardarne i contenuti. Ed è ancora la prima in classifica, nonostante il considerevole calo registrato nello scorso trimestre.

Ce lo conferma il report fornito da AGCOM che, tuttavia, è relativo al terzo trimestre del 2021: Netflix si posiziona al primo posto, subito seguita da Amazon Prime. Da quando, nel 2020, la piattaforma ha superato tutte le aspettative arrivando ad aumentare il numero di abbonati di quasi 16 milioni (e raggiungendo la quota di quasi 182 milioni di utenti in tutto il mondo), Netflix ha occupato, indisturbata, il primo posto in assoluto. Non è difficile capire il perché: il lockdown –  che ha costretto la gente a casa, alla ricerca di metodi per ammazzare il tempo –  ha influito tantissimo sull’aumento del numero di abbonati e, soprattutto, del tempo speso sulla piattaforma.

Il metodo Netflix, poi, si rivela più comodo della normale televisione o di qualsiasi altra piattaforma in streaming, in quanto la visione dei contenuti non è interrotta dalla pubblicità. Almeno fino a ora.

Se, infatti, nel 2020, il CEO di Netflix, Reed Hastings, non pensava minimamente all’introduzione della pubblicità sulla sua piattaforma, ora le cose stanno cambiando.

La situazione è drammatica: per la prima volta in dieci anni, la piattaforma numero uno al mondo ha registrato, nel primo trimestre 2022, un calo impressionante del numero di abbonati. Ben 200.000 mila abbonamenti in meno a livello globale e le ragioni di tale calo sarebbero diverse.

Innanzitutto, è da considerare l’aumento dei prezzi degli abbonamenti che è stato introdotto soprattutto negli States all’inizio del 2022; il non trascurabile rallentamento della crescita economica e l’aumento dell’inflazione, fattori a loro volta collegati alla guerra Russia-Ucraina che continua ad andare avanti (è proprio in Russia, infatti, che registriamo un dato importante, a causa dell’uscita di Netflix dal mercato russo); il problema della competizione sempre più pressante con la nascita di altre piattaforme di streaming, come Amazon Prime e Disney+, che diventano sempre più importanti; e, infine, fattore su cui bisogna prestare maggiore attenzione, il problema della condivisione delle password degli account.

È proprio su quest’ultimo fattore che Netflix vuole lavorare, per recuperare ciò che è andato perso: è accertato, infatti, che sono circa 100 milioni le famiglie che utilizzano la piattaforma accedendo da un unico account di cui si va a condividere la password. Questo fattore, chiaramente, va a incidere moltissimo sulla crescita degli abbonamenti che, in questo modo, sarà per forza limitata. Il CEO di Netflix sa bene che questo è il principale punto su cui lavorare ma è anche il più complesso e richiede, quindi, molto più tempo.

Sulla questione della pubblicità, invece, il CEO si vede costretto ad abbandonare le sue reticenze e la sua intransigenza a riguardo, affermando che per quanto sia contrario a questa soluzione, sostiene «ancora di più la scelta dei consumatori, e ha molto senso dare quello che desiderano i consumatori che vorrebbero avere un prezzo più basso e che tollerano la pubblicità». A mali estremi, estremi rimedi, dunque e, forse, considerando la situazione in cui riversa la piattaforma, questo è il provvedimento meno drastico tra quelli possibili.

Altra strategia, a quanto pare, è quella di puntare sull’Italia: con l’arrivo a Roma, il 6 maggio, di Reed Hastings, si è inaugurata la sede italiana di Netflix. Chiara dichiarazione di intenti: il CEO di Netflix, infatti, fa sapere che gli obiettivi sono di arrivare a 5 milioni di abbonati italiani entro l’autunno. La piattaforma, in Italia, registra un numero di abbonamenti importante, da non trascurare. Numero che è stato reso pubblico da Tinni Andreatta, responsabile delle produzioni originali italiane di Netflix, e che ammonta a circa 4 milioni. Gli obiettivi di Hastings, quindi, non cadono dal cielo senza un motivo: Netflix, in Italia, può essere considerato un vero e proprio colosso la cui centralità sembrerebbe destinata a crescere.

Si tratterà di una strategia efficace che darà i frutti sperati? Quale sarà il destino di Netflix? Può, questo evento, essere considerato come l’inizio di un declino della piattaforma o si riuscirà a trovare il modo di mantenere la fedeltà degli utenti?

Di sicuro la decisione di eliminare gli account condivisi e di porre un freno definitivo alla condivisione delle password non troverà l’approvazione degli utenti che, già in queste settimane, segnalano problemi di accesso alla piattaforma. Netflix, infatti, ha già dato il via all’ampliamento dei controlli su questo fronte e c’è chi sostiene che la piattaforma sta deliberatamente andando contro gli utenti. Il messaggio che appare a quanti non riescono più a effettuare l’accesso è il seguente: «Se non vivi con il titolare dell’account, ti serve un tuo account per continuare a guardare Netflix. È il tuo account? Ti invieremo un codice di verifica». L’unica condivisione possibile, dunque, può avvenire solo se si è nello stesso nucleo domestico di chi possiede l’account.

Questa decisione, se da un lato può rivelarsi l’unica realmente efficace per aumentare il numero degli abbonamenti, è anche potenzialmente pericolosa, perché gli utenti potrebbero decidere di ripiegare su altre piattaforme streaming, avendo ormai appurato che Netflix può essere facilmente sostituita senza troppi rimpianti.

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