Myanmar: monastero buddhista vittima dei militari

Sabato 11 marzo un monastero buddhista nel Myanmar è stato vittima di un attacco militare: oltre 30 persone hanno perso la vita

Alle ore 16 di sabato 11 marzo, un gruppo di militari birmani ha attaccato un monastero buddhista del villaggio di Nan Nein, nello Stato Shan meridionale.

La notizia è stata diffusa attraverso un video ripreso dalle milizie dei ribelli Karenni (KNDF), con il quale hanno testimoniato come l’aviazione e l’artiglieria dell’esercito abbiano assalito il villaggio.

Dopo aver compiuto una serie di bombardamenti, i militari hanno assaltato il monastero: al suo interno si era rifugiato un gruppo di civili in cerca di protezione, ma una volta individuato, la giunta militare ha deciso di giustiziarlo.

Circa 30 persone hanno perso la vita in quell’attacco: la maggior parte indossavano abiti civili, ma ben 3 corpi si distinguevano per gli indumenti color arancio, propri dei monaci buddhisti.

Alcuni osservatori raccontano che in un primo momento i soldati avessero intimato alle persone di uscire dal monastero, vista la sua sacralità, e che soltanto in seguito li avessero allineati per fucilarli brutalmente.

Nonostante le testimonianze, chi sia stato il responsabile di tali atrocità ancora non è stato dichiarato ufficialmente.

Il KNDF e la giunta militare continuano a incolparsi a vicenda.

Il maggiore generale Zaw Min Tun ha confermato gli scontri armati nel villaggio ma ha respinto le accuse attribuitegli dai ribelli, incolpando i “gruppi terroristici” di aver aperto il fuoco contro i civili.

GLI ANTEFATTI

E’ ormai da tempo che i centri religiosi sono oggetto di scontri tra la giunta militare e le forze di resistenza. Dagli attacchi ai templi buddisti e alle chiese cattoliche, il numero delle vittime continua a salire.

Le atrocità che hanno colpito lo Stato centro-orientale di Shan non sono altro che il risultato della guerra civile che si è intensificata dopo il colpo di Stato del 2021.

A seguito dell’esito delle elezioni legislative birmane, il primo febbraio 2021, l’esercito del Myanmar ha arrestato il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e altri leader politici, consegnando il potere al proprio capo Min Aung Hlaing.

Nei primi mesi dopo il golpe nel Paese sono iniziate una serie di proteste di massa.

L’opposizione al regime si è ampiamente diffusa nei vari Stati che compongono la Birmania, provocando di conseguenza delle reazioni da parte dell’esercito.

Ad oggi si contano ben un milione e mezzo di persone sfollate e più di 2900 vittime uccise durante la repressione della giunta contro il dissenso.

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