Mukhtar Auezov: Il Cantore dell’Anima Kazaka

“E un giorno, saranno in grado tutti di seguire i sentieri posati dai padri!  Fino a quel momento, se sei in grado, cerca da te le tue vie…”

Sulla scena letteraria del XX secolo, in un’epoca di sconvolgimenti e incertezze, fa così il suo ingresso Mukhtar Auezov,lo scrittore-creatore di mondi che diede vita codice letterario diventato il fondamento di un’intera cultura ,“il codice kazako”. 

Nato nel 1897,  Auezov fu — ed idealmente è ancora —  uno di quei rari scrittori che non si limitarono a a dipingere il bello e il macabro dell’uomo, ma gettarono le basi di una tradizione e un linguaggio nuovi, capaci di catturare l’essenza della propria terra e del proprio popolo, per poi scolpire con essa una realtà nuova, di dolcezza e conforto, dove il contadino vive “nella miseria e nella lontananza” ma anche nella refrattaria resistenza intrisa di speranza tipica di una Nazione che non muore. 

La sua opera monumentale, “La via di Abai” (Abai Zholy), difatti, non è semplicemente un romanzo, ma un’epopea, che narra la vita del venerato Abai Qunanbaiuly, padre della letteratura kazaka moderna, con la stessa reverenza con cui si canta una ballata ancestrale.

Mukhtar Auezov vide la luce nel Semey, la stessa regione del nord-est del Kazakistan dove visse anche Abai. Le due famiglie erano vicine e si conoscevano da generazioni, con il padre e il nonno di Auezov che spesso parlavano del poeta e recitavano i suoi versi. Cresciuto in un periodo di profonde trasformazioni sociali e politiche, lo scrittore assorbì le tradizioni e la cultura del suo popolo, filtrandole attraverso il prisma della modernità. La sua formazione accademica, arricchita da studi in Russia e in Europa, gli permise di fondere le ricche tradizioni kazake con le correnti letterarie contemporanee, creando un linguaggio unico e potente, capace di trasportare il lettore in un mondo di immagini lucide e forti sensazioni.

“La Via di Abai”: Un Capolavoro Epico

“La via di Abai” è l’opera che sancisce la grandezza di Auezov. Questo romanzo epico è molto più di una semplice biografia di Abai Qunanbaiuly; è un affresco vivente della società kazaka, dei suoi valori, delle sue lotte e delle sue aspirazioni. Auezov dipinge con parole vivide e poetiche le sfide affrontate da Abai, un uomo sospeso tra le tradizioni ataviche e i venti del cambiamento portati dalla modernità. Abai, attraverso la penna di Auezov, non è solo un uomo, ma un simbolo di saggezza e resistenza, la fiaccola che guida il suo popolo attraverso tempi incerti e credenze vacillanti.

Nel romanzo, il paesaggio stesso sembra diventare un personaggio vivo: le steppe sconfinate, le montagne maestose, i fiumi impetuosi, tutto contribuisce a creare un’atmosfera carica di bellezza e struggente nostalgia. Auezov esplora l’anima kazaka in profondità, evidenziando il conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra la conservazione delle tradizioni e l’inevitabile avanzata del progresso. Ogni pagina è un tuffo nelle emozioni, nei dubbi, nelle speranze e nelle paure di un popolo in trasformazione.

Una Voce Potente

Lo stile di Auezov è ricco e lirico, quasi opulento, in grado di trasformare le descrizioni della vita quotidiana in poesie epiche. Le sue parole toccano il cuore e l’anima dei lettori, evocando emozioni nascoste e riflessioni impreviste. La sua scrittura è un viaggio attraverso i vasti e selvaggi paesaggi del Kazakistan, un’esplorazione delle gioie e delle sofferenze umane, un’indagine intima e profonda delle dinamiche familiari, sociali e personali.

Auezov, difatti, non era solo uno scrittore, ma un narratore dell’anima, kazaka e non solo. Attraverso i suoi racconti, egli ha dato voce a un popolo, narrando le sue storie, le sue conquiste e i suoi drammi con una sensibilità e una profondità che pochi autori sono riusciti a eguagliare. La sua abilità nel cogliere l’essenza delle persone e delle situazioni ha reso le sue opere universali, capaci di parlare a chiunque, indipendentemente dalle proprie origini.

Un’Eredità Duratura

Mukhtar Auezov ci ha lasciato un’eredità inestimabile. Le sue opere, in particolare “La via di Abai”, continuano a essere lette e ammirate, non solo in Kazakistan, ma in tutto il mondo. Egli ha immortalato la cultura e la storia del suo popolo in parole che risuonano attraverso i decenni, offrendo un ritratto vivido e appassionato del Kazakistan e della sua gente, il profilo crudo e insieme struggente di una nazione in continua crescita.

Auezov è stato anche determinante nel cambiare l’opinione delle autorità sovietiche su Abai e ha giocato un ruolo chiave nel convincere i funzionari sovietici a nominare la montagna più alta fuori Almaty come “Abai Peak” nel 1932. Inoltre, ha contribuito allo sviluppo dell’alfabeto kazako, sebbene il contributo maggiore in questo campo sia stato dato da Akhmet Baitursynov.

In un mondo in continua evoluzione, le parole di Auezov rimangono un ancoraggio, un richiamo alla nostra umanità condivisa e alla bellezza delle tradizioni. Come le montagne eterne che dominano il paesaggio kazako, le opere di Mukhtar Auezov continueranno a ispirare e guidare le generazioni future, ricordandoci il potere della letteratura di trasformare il mondo e di illuminare il cammino della nostra vita. 

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