Un impianto di grano sito nei campi di Przewodów, un villaggio polacco ad un pugno di chilometri dal confine con l’Ucraina, sarebbe stato colpito da un missile russo poco prima delle ore 20.
Il bilancio provvisorio di quello che la grande stampa sta già descrivendo come un attacco deliberato da parte di Mosca, sebbene sia presto per trarre conclusioni, parla di due morti.
Il governo Morawiecki ha convocato una riunione di emergenza del consiglio di sicurezza nazionale. Le autorità estoni hanno già fatto sapere che sono pronte a difendere ogni centimetro di territorio NATO. Ma, nonostante l’allarmismo, non sarà guerra mondiale.
Perché non sarà terza guerra mondiale
Un missile russo in terra polacca, anche senza vittime, è quanto basterebbe a Varsavia per chiedere agli alleati della NATO una riunione di emergenza. Ma un missile russo in terra polacca, causa di due morti, è ciò che legittimerebbe la richiesta di attivazione dell’articolo 5 – la reazione collettiva.
I fatti di Przewodów sono sicuramente gravi, ma parlare di casus belli di un’improbabile guerra mondiale è fare fantapolitica. Anzitutto perché l’articolo 5 implica una reazione collettiva, sì, ma la cui sostanza è a discrezione dei membri. E anche perché, non meno importante, non va dimenticato che il principale azionista della NATO sono gli Stati Uniti, dei quali è necessario il semaforo verde e il cui interesse non coincide con un’internazionalizzazione del conflitto dagli esiti imprevedibili.
E quindi?
La Polonia percepisce la Russia in termini di minaccia suprema ed esistenziale alla propria sicurezza nazionale – un fattore da non sottovalutare. Mostrarsi deboli equivarrebbe, dal punto di vista polacco, a rendersi vulnerabili.
Un altro punto sul quale riflettere è la natura dei fatti di Przewodów. Potrebbe essersi trattato di un incidente, esito infausto di un qualche funzionamento. Come potrebbe essersi trattato di un monito alla Polonia, terzo sponsor militare principale dell’Ucraina, o di una sfida alla deterrenza e all’unità della NATO.
Se di missile russo si fosse trattato, perché non è da escludere a priori la “pista ucraina” – un errore della contraerea di Kiev –, certo è che Varsavia reagirà con una o più manifestazioni di forza. Gli scenari più probabili sono due:
- Potenziamento del sistema difensivo lungo i confini ucraino e/o bielorusso;
- Incremento quanti-qualitativo dei rifornimenti di armi a Kiev;
Se si volesse entrare nella sfera della fantaguerra, sarebbe possibile indagare un terzo scenario: il “fronte bielorusso”. La Polonia che nel prossimo futuro, nel tentativo di distogliere attenzione e risorse della Russia dall’Ucraina, prova a destabilizzare la Bielorussia a mezzo di operazioni ibride.
E se…
L’esperienza storica insegna che eventi di questo genere sono suscettibili di condurre a tre scenari:
- Aggravamento della conflittualità, ossia aumento eccezionale del livello di violenza;
- Allargamento della conflittualità, ovvero incremento numerico dei belligeranti e dei cobelligeranti coinvolti;
- Sveltimento dei lavori al tavolo negoziale a causa del “fattore paura” – la prospettiva della materializzazione dei primi due punti che dà impulso alle trattative di pace.
La storia recente offre un caso di pace raggiunta più celermente tra i belligeranti grazie all’effetto paura generato da un mortale incidente. Il 9 novembre 2020, invero, armeni e azeri concordarono il cessate-il-fuoco nel Karabakh a qualche ora di distanza dall’abbattimento di un elicottero russo.
Non sarà guerra mondiale a causa dei missili piovuti su Przewodów, anche se è certo che una vendetta trasversale avrà luogo. Ma non sarà guerra mondiale. Perché la Polonia non è nella posizione di persuadere la Comunità euroatlantica a seguirla nell’impresa. E perché, soprattutto, non è nell’interesse degli Stati Uniti, i quali vorrebbero chiudere la partita ucraina il prima possibile così da potersi concentrare sul loro vero obiettivo: l’Indo-Pacifico.
Bravo!