Con il nuovo decreto per fronteggiare l’emergenza immigrazione, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 settembre scorso, che porta la firma del ministro Piantedosi, il Governo ha introdotto una norma secondo cui chi potrà pagare una tassa di 4.938 euro non finirà in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR).
Negli anni ci siamo americanizzati sempre più, dal McDonald’s al caffè di Starbuck’s, in un battito di ciglia abbiamo adottato anche la cauzione per evitare il carcere, perché i CPR non sono altro che dei “carceri” per innocenti.
That’s America!
Il caffè americano resta per me una brodaglia disgustosa quanto il fatto che la disponibilità economica di un soggetto possa influenzare la sua sorte in termini giuridici.
La tassa viene denominata “Garanzia Finanziaria” ma io la chiamerei più “Cauzione”.
La norma, in relazione alla somma di denaro da versare, recita: “idonea a garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (28 giorni), la disponibilità di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio; di mezzi di sussistenza minimi necessari“.
Leggendo con attenzione ci rendiamo immediatamente conto che il Governo stesso ammette che i CPR non siano alloggi adeguati ad accogliere una persona, per di più si ammette anche che le procedure per il rilascio o meno dell’asilo politico saranno effettuate nel giro di 28 giorni.
I 5000 euro sembrano garantire un accesso prioritario all’identificazione e al rilascio, eventuale, perché ricordiamoci che la tassa non garantisce in alcun modo di essere riconosciuti come richiedenti asilo.
5000 euro per una sorta di priority class, dove si ha un alloggio più bello e rapidità burocratica, l’ennesimo tentativo di differenziare le persone tra serie A e serie B, ma in questo caso senza realmente capire che è quasi impossibile avere quella somma di denaro.
Io non voglio pensare che nelle istituzioni ci siano persone che non sanno che in Tunisia lo stipendio medio può essere di 200 euro e che quelli dell’Africa subsahariana non arrivino nemmeno ai 100 euro mensili.
Avendo queste informazioni a disposizione, come potrà mai essere possibile che un migrante possa avere dei risparmi che ammontano a 5000 euro?
Cercando di parafrasare i pensieri del legislatore, mi chiedo come sia possibile chiedere una somma di denaro a chi scappa da zone di guerre e soprusi, ci vuole oggettivamente del coraggio.
Crediamo realmente che la disperazione di persone che non hanno niente possa essere fermata da cauzioni e CPR?
Follia pura.
Chi fugge non ha nulla da perdere, cerca solo cibo e una nuova vita.
DOVE NON ARRIVA LO STATO, ARRIVA LA MAFIA
Dimentichiamoci per un attimo di chi uscito dai CPR è finito a spacciare, dimentichiamoci anche di chi arrivato si è ritrovato schiavo del sistema del caporalato, dimentichiamoci finanche di chi ora fa parte delle varie mafie. Dimentichiamo perché questi, oramai, sono problemi consolidati e abbiamo deciso di non affrontarli.
Il presente è un altro.
È possibile che questa cauzione dia la possibilità alla criminalità organizzata di insidiarsi nel business dell’immigrazione.
Le organizzazioni criminali hanno molta disponibilità economica e 5.000 euro per avere degli schiavi da sfruttare a vita sono un vero e proprio investimento per il futuro.
Su questo bisognerà stare molto attenti e vigilare.
CPR: Privazione della libertà per 18 mesi
I centri di permanenza temporanea dovrebbero essere dei luoghi di identificazione dove stare momentaneamente e in condizioni dignitose.
Come abbiamo potuto vedere dall’inchiesta di Piazza Pulita, sono luoghi dove la dignità umana non ha nemmeno bussato per sbaglio, poiché i migranti vivono in condizioni d’igiene scarsissime, maltrattati e sedati.
Non è possibile che una persona che non ha commesso alcun reato, se non non avere i documenti, possa essere privata della propria libertà.
Una normativa vergognosa, che ci ha permesso di capire, negli ultimi anni, che la gestione così com’è dell’immigrazione risulta essere fallimentare e che la politica dei rimpatri è troppo costosa da sostenere.
I rimpatri quest’anno sono stati circa 2500, a fronte di 132.000 sbarchi. Gli arrivi aumentano, aumentano le tragedie in mare, aumentano anche i decreti inefficaci a risolvere l’emergenza umanitaria, perché di questo si tratta, di una grave emergenza epocale che l’Europa dovrà gestire.
È lapalissiano che le strutture che abbiamo a disposizione oggi siano insufficienti per affrontare il fenomeno ed è altrettanto evidente che non si possa attuare il blocco navale.
Non è sicuramente possibile continuare ad accogliere un’infinità di persone negli hot-spot e nei CPR così come sono, è necessario un intervento strutturale ed economico da parte dell’Europa.
L’Italia non è in grado di far fronte a numeri così elevati di sbarchi.
PROPOSTE VISIONARIE
Dal momento in cui ci sono tanti settori in cui la maggior parte degli italiani non hanno intenzione di lavorare perché non immettere questa nuova forza lavoro in arrivo dall’Africa nel mercato?
Ma immetterla con una regolamentazione chiara, poiché il sistema del caporalato ha capito ben prima di noi che poteva sfruttare questa forza lavoro, in quanto non sono tutelati da nessuno e quindi schiavizzabili.
Se riuscissimo ad intercettare tutti i settori in cui serve forza lavoro, avere un database e rendere possibile la formazione di queste person, sarebbe una strategia win – win.
Dal momento che per svariati motivi i giovani oggi non vogliono fare i metalmeccanici, non sono interessati ai lavori stagionali o non sono interessati a lavori che implicano l’assistenza nei confronti dei più fragili, perché non far incontrare la domanda e l’offerta?
È notizia fresca che la Sardegna cerchi dei pastori e non trovandone li andrà a reperire in Kirghizistan, infatti secondo un progetto (ancora in fase di definizione) della Coldiretti in collaborazione con l’ambasciata, si faranno arrivare un centinaio di pastori nell’area sarda, questo porterà un vantaggio economico ai pastori in arrivo ed eviterà lo spopolamento del territorio.
Oltre a questo, si potrebbero ristrutturare tutte quelle caserme e stabili abbandonati dallo Stato, in modo tale da avere nuove strutture per l’accoglienza.
Sarebbe opportuno implementare i corsi di italiano così da permettere a chi arriva di poter comunicare con le persone e di conseguenza tentare di integrarsi.
Dovremmo trovare una soluzione anche per chi arriva ed ha una sua professionalità data dal percorso di studi avuto nella terra d’origine, ritengo sia folle non riuscire a convalidare la laurea di un infermiere (figura di cui abbiamo bisogno in tutta Italia) oppure quella di ingegneri, architetti, medici.
In questa situazione emergenziale è necessario cambiare prospettiva e tentare di adottare queste strategie.