Matteo Paolillo a “Velletri Libris”: tecnologia, umanità, sentimento nel romanzo “2045”

Un’ondata di giovani e non solo al Chiostro della Casa delle Culture e della Musica per l’ultimo appuntamento di luglio con la rassegna letteraria internazionale “Velletri Libris”, organizzata dalla Fondazione De Cultura e dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano-Genzano-Cisterna-Frascati con il patrocinio di Ministero della Cultura, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale, Sistema Castelli Romani e Comune di Velletri. Venerdì 26 è arrivato in città lo scrittore, attore e cantante Matteo Paolillo, reduce dal successo radiofonico di “Non ho voglia” e celebre per la sua partecipazione da protagonista a “Mare fuori” nel ruolo di Edoardo Conte. L’autore ha presentato il suo primo romanzo, “2045”, edito da Solferino.

Prima dell’incontro il consueto spazio dedicato ai vini a cura di Massimo Morassut del Crea Viticoltura Enologia, mentre con il passare del tempo il Chiostro si è riempito di fan e curiosi desiderosi di ascoltare sotto la veste di scrittore il loro beniamino. Matteo Paolillo, che ha dialogato con la giornalista Flavia Capone, non ha tradito le attese mostrando un grande talento anche da un punto di vista letterario. Seppur il romanzo sia pensato per le giovani generazioni, infatti, i contenuti sono trasversali e universali e la lettura è consigliata a qualsiasi età.

“2045” è un libro nato da un’esigenza personale e collettiva, come ha spiegato lo stesso Paolillo: “volevo raccontare il presente, ma mi sono chiesto anche come si sarebbero evolute determinate dinamiche trasferite in un futuro abbastanza vicino”. Ecco il perché di 2045, un anno lontano appena quattro lustri eppure presumibilmente molto diverso dall’attualità visto il procedere incessante della tecnologia. Proprio su questo punto l’autore è andato a dirimere la questione del genere letterario: “molti mi dicono che il mio è un romanzo di fantascienza, ma a mio avviso la stiamo già vivendo la fantascienza. I personaggi di questo libro nascono per dare voce ai ragazzi, perché ormai tra una generazione e l’altra i cambiamenti sono netti e molti di questi mutamenti sono dovuti alla tecnologia. La tecnologia ha sempre portato grossi cambiamenti, da quando fu inventata la ruota all’avvento della televisione, ma dobbiamo sempre ricordarci cosa significhi essere umani”.

Il discorso si è quindi incentrato su intelligenza artificiale, informatizzazione, digitale: “ho l’impressione”, ha detto Paolillo, “che sia la tecnologia a metterci a sua disposizione e non il contrario. Proprio il mischiarsi di umanità e tecnologia è al centro del romanzo, dove si ricorda che a distinguerci da un dispositivo tecnologico sono sentimenti, emozioni e capacità di comunicare fra di noi”. Nel riflettere sull’assurdità di brevettare invenzioni che poi ci costringono a disintossicarci da esse, Paolillo ha insistito di nuovo sulla questione generazionale: “si dice che i giovani distruggono e i vecchi devono lasciarli fare, secondo me dovrebbero semplicemente saperli ascoltare. Se c’è questa continua ribellione deve esserne individuato il motivo, i giovani sono una grande potenza per la società, forse perché hanno più fervore e meno da perdere, hanno una spinta ormonale per la giustizia. Poi le loro battaglie possono essere giuste o sbagliate, ma vanno sempre ascoltate”. Tra i problemi del nuovo secolo l’ansia, uno stato estremamente invalidante che indica qualcosa che non va.

L’intelligenza artificiale non spaventa Matteo Paolillo, che anzi contrappone ad essa l’arte: “l’intelligenza artificiale è sintomo del mondo che cambia, ma l’arte per me è qualcosa che fa parte delle capacità del solo essere umano e solo con l’arte possiamo sintetizzare la vita, il pensiero, il punto di vista sul mondo. Oggi mi sembra che l’oggettivo sia più ambito del soggettivo, quindi le idee personali e rivoluzionarie spesso vengono messe da parte. Invece proprio quella è l’arte. Se succede questo, vuol dire che già siamo oggettivizzati, anche senza intelligenza artificiale”.

“2045” racconta la lotta tra chi vuole de-umanizzare il mondo e gli esseri umani che vogliono mettere al centro le relazioni. Centralizzare l’emotività e l’umanità impone una profonda riflessione sugli usi della tecnologia (“spesso utilizzata per scopi militari”) a partire dai social. In tal senso Matteo Paolillo, classe 1995, ha sfruttato una posizione anagrafica privilegiata per analizzare il fenomeno del mondo virtuale: “appartengo a una generazione cresciuta senza social e poi sommersa dai social dopo. Siamo un po’ l’ultima generazione così, e allora sento la responsabilità di poter raccontare com’era la vita prima e anche per ciò ho scritto un libro così”.

Al termine della presentazione, lunghissimo firma-copie e tantissime foto ricordo a cui Matteo Paolillo si è prestato con gentilezza e cortesia. Un altro sold out per il Festival ideato e realizzato dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano-Genzano-Frascati-Cisterna e dalla Fondazione De Cultura e gode del patrocinio di Ministero della Cultura, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale, Comune di Velletri e Sistema Castelli Romani, in collaborazione con Fondarc. Partner enogastronomici sono Casale della Regina e CREA Viticoltura-Enologia, che si occupano delle degustazioni con vini e prelibatezze culinarie, mentre i main sponsor per l’edizione 2024 sono Allianz FC Group 0001, Banca Popolare del Lazio, Clinica Madonna delle Grazie, e Class Auto. Per scoprire tutte le novità di “Velletri Libris 2024” sono attivi il sito ufficiale velletrilibris.it e i canali Social, sui quali saranno prontamente inseriti tutti gli aggiornamenti su ogni singola serata. Il Festival si avvia alla parte finale del percorso: in programma l’8 agosto l’incontro con Sigfrido Ranucci, le ultime due date con Benedetta Tobagi (5 settembre), Lidia Ravera e Roby Facchinetti (8 settembre). 

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