“È finita”. Come riportato dall’Ansa sarebbe questa la frase pronunciata dal boss Messina Denaro al suo autista Giovanni Luppino quando ha capito che di lì’ a poco sarebbe finito in manette.
Il titolo l’ho volutamente riportato in siciliano, “Si finiu”, è finita la latitanza di Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei “corleonesi”, l’ultimo dell’area stragista, il pupillo di Totò Riina.
30 anni. 30 anni di latitanza vissuti nel suo territorio. 30 anni in cui si sono fatte mille ipotesi.
Le date parlano chiaro, come ha detto a novembre Salvatore Bairdo – l’uomo che ha curato la latitanza dei fratelli Graviano – a Massimo Giletti, Messina Denaro arrestato esattamente 30 anni e un giorno dopo l’arresto di Totò Riina (15 gennaio 1993).
Il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, le bombe di Milano, Roma e Firenze, le stragi di Capaci e di Via D’Amelio.
Matteo Messina Denaro è stato protagonista degli anni in cui “cosa nostra” mieteva vittime e provava a terrorizzare e piegare lo Stato.
Da lunedì’ scorso la sua latitanza si è conclusa, grazie al lavoro incessante della Magistratura e delle Forze dell’Ordine.
Messina Denaro è stato arrestato alle 08.20 mentre stava per iniziare la seduta di chemioterapia – per via del tumore al colon di cui è afflitto – alla clinica Maddalena di Palermo, una delle più note della città.
Non solo “U siccu”, i carabinieri del ROS hanno arrestato anche Giovanni Luppino, l’autista che lunedì scorso ha accompagnato il boss alla clinica, uomo di fiducia – secondo il Gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere – di Messina Denaro e soggetto pericoloso, ufficialmente commerciante di olive.
Da lunedì si trova in regime di 41 bis nel carcere de L’Aquila, dove gli sono state garantite le cure chemioterapiche.
La fine della “cosa nostra” più violenta, ma non la fine di “cosa nostra”.
Come diceva Giovanni Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Spero solo che la fine della mafia non coincida con la fine dell’uomo”.
Un fenomeno umano che ha un principio e avrà anche una fine, e noi siciliani di questo ne siamo sicuri.
Ma serve urgentemente un cambio mentalità, perché purtroppo c’è tanta gente ancora che piuttosto che esultare preferisce evitare di parlare dell’argomento, di disinteressarsi o peggio di definire “un errore” l’arresto del boss.
“È stato un errore averlo arrestato”.
Un errore in cosa? Qual è questo errore? E ai famigliari delle vittime, come gli spiegate che sia un errore?
Alla conferenza stampa di lunedì pomeriggio – presso il Comando Legione Carabinieri Sicilia di Palermo – c’era il padre di un agente della polizia, Nino Agostino, che attende di conoscere la verità sull’omicidio del figlio e della nuora da più di 30 anni.
Così come Maria Falcone, i figli di Paolo Borsellino, di Rocco Chinnici e di tutte le vittime.
Matteo Messina Denaro è sempre stato presente.
Quindi, ripeto, qual è l’errore?
Fin quando non cambia la mentalità, quel cancro chiamato mafia non verrà estirpato.
Ma i siciliani onesti sono di gran lunga superiori e seguendo le orme di Falcone e Borsellino e di chi come loro si è sacrificato per noi, riusciremo – finalmente – ad estirpare quel cancro.