È’ possibile un’editoria diversa in Italia? Una “indipendente” per davvero, che rimanga fedele ai propri valori, che operi nel sociale, che sia ecologicamente pronta ad accettare le sfide del domani, che sia faro del proprio quartiere nelle tenebre dell’ignoranza, che abbia un’idea precisa del proprio catalogo e del proprio piano editoriale, che parli con il lettore – non soltanto tramite una chat – e che sia punto di incontro e confronto su temi importanti e celati dalla grande editoria, abituata a stampare i grandi nomi per la stessa élite di intellettuali che, con quella cultura, piuttosto che unire demarcano il divario. La risposta è sì. Quella casa editrice nasce a Scampia, dedicata ad una giovane vittima innocente di camorra; una casa che opera quotidianamente nel sociale con le sue mille iniziative che vanno dal “caffè sospeso”, all’ospedale dei libri e che, tra i suoi autori, pubblica grandi nomi della letteratura come Stephen King, Daniel Pennac, Günter Grass, Tamiki Hara e Ian McEwan.
Luca Arenella, spacciatore di libri, ti saprebbe raccontare ogni volume del catalogo con un trasporto tale da conquistare persino il tavolo su cui poggiano i libridi, quelle strane creature ecologiche e multimediali: perché se non bastasse i loro libri – veri e propri mattoncini – sono anche dei progetti artistici che coinvolgono il lettore in esperienze sonore e visive. Durante le fiere, a decine si avvicinano per sentirlo parlare delle ballate cilene o dell’unicità dell’opera di Tamiki scritta pre, durante e post bomba atomica.
Luca pensi che quello che state portando avanti possa essere paragonato ad una rivoluzione?
«Beh parlare di rivoluzione forse è un po’ azzardato ma è anche vero che, quando si venne a sapere della nascita di una casa editrice/libreria a Scampia, nessuno avrebbe scommesso un euro sulla buona riuscita del progetto.
Io sono nato e cresciuto a Scampia e quando dovevo recarmi in una libreria, o per ordinare libri per la scuola, o semplicemente per assaporare il bellissimo profumo che emana un libro, dovevo recarmi alla metropolitana di Piscinola, percorrere 7/8 fermate e recarmi al centro….Ora, invece, per i ragazzi dell’area nord di Napoli, ritrovarsi sotto casa un mondo che, per noi scugnizzi di quartiere era utopia, è effettivamente una mini rivoluzione. Il discorso acquista ancora più valore se si pensa che Rosario Esposito la Rossa e sua moglie Maddalena Stornaiuolo erano soltanto 19enni quando gli venne donata la gestione della casa editrice dai coniugi Marotta e Cafiero. La prima storica gestione aveva come sede una zona agli antipodi con Scampia, ovvero Posillipo.
Rosario era giovanissimo. Quando era ancora una giovane promessa del Napoli calcio, nel 2004, accade una tragedia che toccò particolarmente la sua famiglia: suo cugino Antonio Landieri, disabile, si trovava fuori ad un bar di Scampia con degli amici quando, nel periodo della famosa faida di Scampia, arrivarono degli spari diretti verso di loro. Gli amici riuscirono a scappare, anche se alcuni vennero feriti mentre, purtroppo, il cugino di Rosario rimase vittima dell’agguato…
Nei giorni seguenti, i media e i giornali scrissero di lui come di un narcotrafficante avente contatti con i cartelli colombiani, senza considerare la sua disabilità e le sue difficoltà anche solo a parlare, figuriamoci a narcotrafficare; le istituzioni non permisero un normale e dovuto funerale, procedura tipica nei casi mafiosi.
Abbiamo dovuto aspettare più di 10 anni per ricevere uno spiraglio di giustizia e oggi, a Scampia v’è il campo comunale “Antonio Landieri”;
Rosario abbandonò la carriera calcistica da giovanissimo per poter raccontare la propria storia e portare avanti questo progetto nel nome del cugino e della sua storia, ed è con questi avvenimenti che è iniziata quella che tu, (alla luce di ciò che dico mi verrebbe da dire giustamente), chiami rivoluzione. Partiti dal nulla, la casa editrice aveva come “sede” casa di Rosario, e oggi pubblichiamo Stephen King, Daniel Pennac, Mcewan etc… bisogna crederci e portare sempre avanti i propri ideali, da qui il nostro motto “Sognare il sogno impossibile”.
Mentre al Salone del Libro di Torino, Luca mi racconta di «Scacco matto allo Zar» di Kasparov, lo sguardo di Rosario Esposito La Rossa (Ceo) e Maurizio Vicedomini (Capo Redattore) non è minaccioso ma sereno: si fidano delle sue parole, come se fossero quelle del campione russo di scacchi.
Pensi che il segreto del vostro successo sia legato al gioco di squadra del vostro team o pensi che concorrano di più le vostre individualità?
«La scugnizzeria e, di conseguenza, la “Marotta e Cafiero”, è la casa di tutti.
La mia storia nella casa editrice nasce agli inizi del 2021. Io, alunno della loro scuola di recitazione, iniziai ad avvicinarmi al mondo editoriale nei pomeriggi pre-lezione al corso di recitazione. Alle 18.00 c’era lezione e alle 17.00 mi recavo nella libreria a salutare Marco e Rosario. Non conoscevo nulla di quel mondo e la redazione lavora di mattina quindi, non li vedevo neanche all’opera; ma ad interessarmi era l’ambiente, mi trovavo a mio agio, forse più di quanto mi sia mai capitato. Allora, appena terminata la scuola, decisi di provare a vedere ciò che succedeva la mattina, ignaro del fatto che quella sarebbe diventata una seconda casa.
I ragazzi avrebbero potuto tranquillamente estraniarsi e magari mandarmi via ( “ma cosa vuole questo ragazzo? Noi qui stiamo lavorando”) e invece, mai nessuna frase del genere è uscita dalle loro parole. E così, mattina dopo mattina, mi ritrovo sempre più dentro a questo magnifico mondo; non passa neanche un mese che Rosario mi chiede di andare con loro alla fiera del libro di Napoli “NapoliCittàLibro”, la prima post-pandemia. Non conoscevo nulla dell’ambiente e tantomeno conoscevo i libri che avrei dovuto vendere, eppure Rosario mi buttò nella mischia. Il primo giorno mi disse di ascoltare quello che dicevano e vedere come si muovevano e quello fu l’inizio di tutto: dopo due giorni Rosario e Maurizio mi lasciavano fare in tranquillità, capitavano momenti in cui restavo da solo nello stand con il libero arbitrio di fare quello che ritenevo più giusto (e se ora potrà sembrarti la normalità, farlo solamente al mio 3 giorno della mia prima fiera non era ovvio come comportamento. Ma a me piaceva e mi faceva capire che loro credevano in me, così io davo il 1000% per non deluderli) e se ora mi ritrovo a rispondere alle tue domande, è proprio perché tutti hanno creduto in me e, quindi, quel ragazzo che dal nulla ha iniziato ad andare di mattina in redazione, ora passa 5 giorni su 7 a lavorarci.
Tutto questo perché tutti in redazione sanno di potersi fidare l’uno dell’altro. L’ambiente che ho trovato alla “Marotta e Cafiero” non è un ambiente lavorativo qualunque, è una vera e propria famiglia: il giorno prima ti presenti, il giorno dopo ti ritrovi come se fossi a casa.
Giorno dopo giorno, non migliori solo nel contesto lavorativo ma anche nella vita quotidiana.
Il giorno che decisi di avventurarmi in questa avventura, non trovai semplici colleghi ma fratelli.
Ed è chiaro che il successo che si sta raggiungendo e ricevendo nell’ultimo periodo sono frutto di un lavoro improntato a non rendere il tutto estremamente serio e pesante. Mentre Maurizio e Fabio impaginano, non mancano mai le battutine riguardo la quotidianità. Ho conosciuto il nostro commerciale Peppe una settimana prima di Torino, la settimana dopo ci siamo ritrovati a dormire nella stessa stanza. Alla fine di molte mattinate con Rosario e Marco, spesso ci capitava di andare a pranzare insieme…La complicità e la sicurezza che hai visto alla fiere è frutto di un rapporto quotidiano che non smetterò mai di apprezzare.Tutte le persone che compongono la nostra squadra sono persone che, con devozione e passione, fanno il loro massimo e lo fanno anche bene, quindi, si potrebbero permettere di far valere la propria individualità. Ma le individualità possono palesarsi in un luogo lavorativo, non in una famiglia come la nostra».
«Stiamo cercando di crescere tanto come casa editrice quanto come polo culturale» dichiarava (ai microfoni di Lanterna) Maurizio, durante la fiera romana Più Libri Più Liberi. Pensi che il vostro impegno sociale sia strettamente legato al vostro ideale editoriale o lo vedi come un percorso parallelo?
Se ci importasse solo del nostro ideale editoriale, potremmo evitare tutto ciò che di buono per l’ecologia e per il sociale stiamo cercando di fare, risparmieremmo economicamente e avremmo tante preoccupazioni in meno. Ma noi non siamo così. Come dicevo nella prima risposta, tutto è nato per una questione sociale e noi, sul sociale, vogliamo lavorare…
Non porti avanti la prima casa editrice della zona Nord di Napoli solo per pubblicare libri, ma lo fai anche e soprattutto per il bene della tua gente.
Non pubblichi libri stampati a km zero, non stampi con carta e colla non plastificata, non scrivi con inchiostro non inquinante, semplicemente per il tuo ideale editoriale.
Io credo che le nostre scelte facciano il bene, sia della casa editrice che dell’ambiente circostante. Come dicevo precedentemente, prima era impensabile una libreria nella nostra zona, figuriamoci una casa editrice che porta avanti tematiche come “il libro sospeso” (Chi può metta, chi non può prenda) o il laboratorio di scrittura.
Una casa editrice “pizzo-free”, nata per lottare contro il male e per portare cultura dove, generalmente, la cultura viene allontanata. Tutto ciò portando avanti ideali, soprattutto sociali oltre che editoriali.
Penso che, per rappresentare al meglio questo concetto, si possa ricondurre il tutto alla storia della pubblicazione del saggio di King: «Guns: Contro le Armi».
Un saggio contro l’uso spropositato delle armi, che venne pubblicato solo nei paesi in cui King pensava fosse più giusto sensibilizzare la causa, ritenendo l’Italia fuori da questo contesto.
Noi però, volevamo portare questo tentativo di sensibilizzazione anche nel nostro quartiere, e con tanta costanza e devozione ci siamo riusciti. Un saggio contro le armi scritto da Stephen King, uno dei 3 scrittori più venduti al mondo, pubblicato a Scampia; dove per anni si è lottato e si lotta ancora contro situazioni delle quali vorremmo naturalmente farne a meno: Il connubio perfetto di ideale editoriale e ideale sociale.
La nostra sede è stata, è e sarà sempre, la casa di chiunque ne abbia bisogno.
E continueremo sempre a spacciare editoria terrona e a lottare per il bene del nostro quartiere e non solo.