Salvini non sarà processato per sequestro di persona. A deciderlo sono stati i circa 100.000 iscritti alla piattaforma dei Cinque Stelle, il sito Rousseau: il 59% dei votanti ha ‘salvato’ il vice primo ministro sul caso Diciotti. Così, i membri grillini della giunta per le immunità del Senato, presieduta da Maurizio Gasparri, sono stati decisivi a negare l’autorizzazione a procedere. Sull’episodio della nave bloccata al largo delle coste Italiane, il governo si è poi dichiarato unito nella decisione presa. Che poi il Ministro della Giustizia intervistato da Lilli Gruber pochi giorni fa non abbia saputo dire in quale Consiglio dei Ministri venne presa quella decisione, meriterebbe un discorso a parte.
Tornando al tema, subito è esplosa la rabbia dell’ala oltranzista del Movimento. Quella insomma di Fico, Fattori, Raggi e Appendino, quella con il cuore a Sinistra e le parole di Grillo come Vangelo. Secondo molti esponenti sul territorio, il Movimento sarebbe stato tradito nei suoi valori in particolare quello dell’assenza di immunità per le cariche parlamentari e politiche. Come il consigliere comunale del M5S di Palermo, Ugo Forello, il quale ha dichiarato: “Oltre il 40% dei voti, nonostante la costruzione tendenziosa ed errata del quesito, nonostante l’indirizzo e le pressioni espresse dai vertici del Movimento, hanno difeso uno dei principi fondamentali per cui i 5 stelle sono nati”. Commenti analoghi si trovano poi in tutto il web e sui social.
Di Maio ha di fatto vinto il referendum su di sé. Di Maio di fatto ha spaccato il Movimento. Sì, perché da una parte si sono ritrovati quelli di lotta, gli elettori della prima ora. Dall’altra i ‘democristiani’, favorevoli alla tenuta del governo a qualsiasi costo. E la perdita di questa verginità politica, la quale prima o poi doveva avvenire, non potrà fare altro che rendere più facile l’idea di continuare anche con la TAV. Ma i consensi si dimezzeranno. Oltre ai problemi futuri dei pentastellati, bisogna porre attenzione al fatto che è avvenuto: una giunta parlamentare, quindi composta da rappresentanti dei cittadini, è stata guidata, costretta, dalla volontà di poche migliaia di persone su una piattaforma digitale non controllata. Una piattaforma da cui non mi sorprenderebbe se, fatto un sondaggio tra gli iscritti sulla sua affidabilità, uscirebbe un 120% di preferenze (si scherza, su). Per molto tempo si era fantasticato su una democrazia più vicina alla gente. Un clic, un voto. Uno vale uno. Ma questa prova di democrazia diretta, con poche persone a scegliere, senza sapere chi siano, quali sono le loro ragioni, facilmente condizionabili e manipolabili, sembra qualcos’altro. E svuota le già fragili istituzioni parlamentarie. Di tutto ho bisogno d’Italia tranne di altro odio, altri sospetti, altri veleni e lo svilimento della Repubblica. Per fortuna le elezioni europee sono vicine.