Dmitri Muratov, direttore della famosa Novaja Gazeta che rese famosa Anna Politkovskaja, ha annunciato e celebrato nella giornata del 5 settembre 2022 il funerale del suo giornale. Per ordine di un tribunale di Mosca, Novaja Gazeta dopo ben trent’anni di attività non può più circolare, almeno per quanto riguarda la sua versione cartacea. Era una delle testate ribelli ancora sopravvissuta alle leggi della DUMA e all’ingerenza del presidente Putin.
Con la guerra in Ucraina, questa volta la testata si è unita alle tante nell’ ecatombe di giornali e giornalisti che hanno regalato piccoli momenti di verità al popolo russo.
Colpa di un ennesimo avvertimento ufficiale dalla Roskomnadzor, l’autorità russa per il controllo dei media. L’accusa mossa al giornale è di non aver etichettato in uno dei suoi articoli un’organizzazione non governativa come “agente straniero”, come vuole che sia fatto invece la legislazione russa sulla comunicazione e l’informazione.
Da buon comunicatore, Muratov usa il termine “operazione speciale” per indicare la chiusura del giornale, per sottolineare la volontà del suo Presidente che prevale su qualsiasi cosa, come la guerra iniziata lo scorso 24 febbraio. È stato chiesto dal governo russo espressamente a qualsiasi media di adeguarsi a questa terminologia per non essere oscurati o multati. Eppure la sentenza è arrivata lo stesso…
La testata si è sempre distinta per le sue posizioni contrarie al Cremlino, dalla Politkovskaja ad oggi, e per questo aveva già una tiratura molto limitata. Premio Nobel per la pace, Muratov ha deciso di donare la medaglia del Nobel per aiutare i rifugiati ucraini.
La reazione all’estero
La sentenza contro Novaja Gazeta ha suscitato non poche polemiche. “È l’ennesimo colpo all’indipendenza dei media russi“, afferma la portavoce dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Ravina Shamdasani. “Siamo profondamente preoccupati per la decisione del tribunale di Mosca di revocare la licenza di Novaja Gaeta, un rispettato quotidiano nazionale il cui caporedattore ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2021”.
Ad oggi, questa è l’ennesima prova che la libertà di stampa in Russia è completamente imbavagliata, e dall’inizio della guerra in Ucraina ancora più tendenze inquietanti hanno preso il sopravvento. Si passa dalla denigrazione, stigmatizzazione alla intimidazione di media e giornalisti da parte delle autorità.