Nella società digitale del 4.0, dove tutto e tutti passano attraverso internet, dal mercato globale alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, nazionale e internazionale, garantire una piena trasparenza e tutela per i cittadini del web è diventata una delle sfide più complesse del XXI secolo.
Proprio per andare incontro a questi problemi, negli ultimi giorni l’Unione europea sta discutendo e lavorando ad una Legge sui servizi digitali, che possa regolamentare non solo la propria economia digitale, ma in generale l’intero sistema delle piattaforme online in Europa.
Secondo quanto riportato dall’ufficio stampa del Parlamento europeo, lo scorso 20 ottobre sono state approvate a Bruxelles due relazioni d’iniziativa legislativa in cui lo stesso ha chiesto alla Commissione europea di porre all’interno del pacchetto Digital Services Act (DSA) – che dovrà uscire entro la fine del 2020 – un pacchetto di provvedimenti e soluzioni per far fronte alle lacune normative attualmente presenti in ambito digitale.
Stando a questo, i quattro punti cardine sotto l’attenzione dell’Eurocamera sarebbero:
- Norme specifiche per le grandi piattaforme, che svolgono una funzione di controllo di accesso al mercato (gatekeeper);
- Migliore protezione per i consumatori dai prodotti illegali, contraffatti e non sicuri;
- Regole più severe per pubblicità mirata e più controlli su contenuti online;
- Rispetto delle future norme dell’UE da parte dei prestatori stranieri di servizi;
Una particolare rilevanza poi sarebbe stata data alla questione della protezione degli utenti dai contenuti dannosi e illegali diffusi online. L’Europarlamento avrebbe perciò chiesto che venga attuata una più chiara e trasparente definizione e distinzione tra i contenuti legali e contenuti illegali e nocivi diffusi sul web e sulle piattaforme digitali in Europa.
Un problema radicato da ben prima dell’emergenza del coronavirus, la quale non avrebbe fatto altro che riportare all’attenzione il tema nell’agenda politica dell’UE, la cui risoluzione non comporterebbe solamente una maggiore salvaguardia e tutela della salute pubblica degli eurocittadini, ma anche una migliore gestione (e in alcuni casi la rimozione) di tutti i tipi di contenuti potenzialmente o espressamente dannosi diffusi su internet, come quelli relativi all’hate speech (materiali che incitano all’odio) o il materiale di fake news e disinformazione.
La soluzione chiesta dal Parlamento sarebbe perciò quella di rimuovere i contenuti illegali e nocivi presenti, grazie ad un meccanismo di “notifica e intervento” che abbia origine dal basso, in modo tale che gli stessi utenti possano segnalare la presenza di tali contenuti agli intermediari online, permettendo agli stessi di poterli rimuovere in modo tempestivo, restituendo alle parti interessate una notifica grazie alla quale si possa impugnare la decisione davanti a un organo nazionale di conciliazione. Fondamentale sarebbe, quindi, la trasparenza di questo sistema di azione, che permetterebbe di verificarne il corretto uso, in modo proporzionato e non discriminatorio, evitandone l’abuso e soprattutto che non vengano invece rimossi contenuti che rientrino appieno negli standard europei.
L’Europarlamento ha quindi proposto che il giudizio finale di illegalità del contenuto illecito non solo venga sentenziato da una magistratura indipendente, ma che esso rappresenti anche un illecito dal punto di vista penale, e quindi legalmente perseguibile dalla magistratura.
Un provvedimento senza dubbio necessario per garantire la salvaguardia dei diritti e delle libertà dei cittadini anche online (dove ancora oggi l’applicazione delle leggi esistenti non trova sempre una corretta attuazione), il quale andrebbe in ogni caso, sottolinea il Parlamento, integrato non solo da un obbligo per le piattaforme online di maggiore trasparenza e attuazione delle norme già in atto, ma anche da una politica attiva di maggiore alfabetizzazione mediatica per gli utenti della rete.
Questa quindi la cornice di proposte che il Parlamento ha esposto alla Commissione europea per affrontare il problema dei contenuti nocivi e illegali e per fornire una maggiore tutela legale in merito alle libertà e ai diritti fondamentali della persona, tra cui il diritto alla corretta informazione e la libertà di parola, toccando anche la questione della privacy e della regolamentazione delle pubblicità in rete e della trasparenza sulle politiche di monetizzazione delle piattaforme online.
Una richiesta che speriamo di trovare all’interno della proposta per la Legge sui servizi digitali che la Commissione dovrebbe presentare entro la fine dell’anno.