Lo sguardo di Baricco sulla tragedia di Melo al RomaeuropaFestival con i 100 Cellos

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Alessandro Baricco, maestro della narrazione contemporanea, ci immerge nuovamente nell’antichità, attingendo alle pagine della Guerra del Peloponneso di Tucidide.

Lo scrittore torinese torna al Romaeuropa Festival, mercoledì 11 settembre alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (ore 21.00), per rievocare il drammatico scontro tra Atene e Melo, avvenuto nel 416 a.C.  Il racconto, una produzione Holden Studios, si concentra sull’ultimatum implacabile degli Ateniesi: sottomettersi o perire. La scelta dei Meli di resistere li condusse alla distruzione della loro città e alla schiavitù.

«Benché fosse uno storico (anzi, il primo degli storici), Tucidide finì per scrivere in quelle pagine una sorta di pièce teatrale. Per questo, metterla in scena appare quasi un modo di portarla a compimento, facendole arrivare là dove oscuratamente sognavano di andare – spiega Baricco –. Per noi contemporanei riascoltarle è di particolare fascino se si pensa al contenuto del dibattito che si scatenò tra Meli e Ateniesi: una feroce riflessione su cosa rimane della Giustizia e del Diritto quando si trovano di fronte un aggressore e un aggredito, un forte e un debole, un vincitore e un vinto. Nelle parole eleganti ma durissime degli ambasciatori è tramandato uno scontro che continuerà a turbare l’Occidente per secoli: come salvare il valore della Giustizia nell’esercizio della politica e della guerra»

Una storia che Baricco porta sul palcoscenico del REF accompagnato dai 100 Cellos, ensemble di cento violoncellisti fondato da Enrico Melozzi e da Giovanni Sollima, autore delle note musicali sopra cui si svolge lo scontro tra Ateniesi e Meli, impersonati qui da Valeria Solarino e da Stefania Rocca.

L’attualità dello spettacolo, nel contesto internazionale in cui ci troviamo a vivere, è straordinaria. Ma per Alessandro Baricco Tucidide diventa anche occasione per portare alla luce la radice della nostra civiltà occidentale, una radice di speranza perché parliamo della “capacità di correggersi in continuazione, di pensare con forza e di ripensare, poi, con forza anche maggiore, di armare una nave dopo l’altra, e spedirle a attraversare il mondo portando il nostro instancabile tentativo di capire la realtà e noi stessi.

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