Ripartenza o apocalisse? Dilemma post-pandemico che propone Pasquale Ciacciarelli, Consigliere regionale Lazio, nel suo libro Ripartenza o Apocalisse; o cambiamo, o moriamo. Ma una cosa è certa, non possiamo tornare indietro. “Ho iniziato a scrivere il libro proprio nel primo lockdown, quando, all’improvviso, abbiamo assistito inermi al brusco arresto della nostra vita frenetica. Volevo capire cosa stesse succedendo e cosa, già prima dell’emergenza, non funzionava del sistema Italia.”
Un monito a non tornare indietro, quindi, e a guardare avanti, a un denso periodo di riforme, sostanziali, che diano nuova linfa al nostro Paese. “Noi, come Paese, oggi abbiamo una grande opportunità di crescita e di uscire dal tunnel dell’emergenza. Il problema? Non crediamo abbastanza in noi stessi. Ed è qui che dobbiamo cambiare: cominciamo tutti a crederci un po’ di più.” Ed è vero, per troppo tempo le potenzialità della nostra Italia non sono state considerate. E, nonostante l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 sia stata una disgrazia, dobbiamo avere il coraggio di guardarla da nuove angolazioni: “noi, rappresentanti delle istituzioni, dobbiamo essere ricordati come la classe dirigente che ha risollevato il Paese, non che lo ha affossato.”
E, adesso, abbiamo anche i mezzi per farlo. A fine luglio 2021 l’Italia riceverà la prima tranche di finanziamenti europei del Recovery Plan. Sì, ma sarà in grado di farne buon uso? “Dovremo utilizzare i finanziamenti europei per le infrastrutture, perché sono progresso e occupazione; per la sanità, perché abbiamo capito che così come l’abbiamo sguarnita negli ultimi anni non funziona. Questa grande opportunità va gestita seriamente, e io vorrei essere ricordato come parte della classe dirigente che ha prodotto debito pubblico buono.” Investimenti sani e con ritorno nel lungo periodo, queste le raccomandazioni europee, ma ampiamente accolte anche dal Governo italiano. “Dobbiamo pensare all’Italia come un’azienda privata: la Nazione non dovrà mantenere niente per sé, dovrà invece utilizzare questi soldi per creare ulteriore ricchezza che verrà ripagata grazie a quel circolo virtuoso di aziende e privati che verrà messo in moto.” Ma il punto è un altro: con la nostra burocrazia saremo in grado di portare avanti opere pubbliche di grande portata? “Bisogna procedere immediatamente a una riforma della burocrazia, atta a snellire la realizzazione delle opere. E dall’Europa possiamo prendere le cose buone: il codice degli appalti europeo è snello, chiaro, preciso, che permette di fare le cose in tempi celeri.”
Ma pensiamo in grande. Oltre i nostri confini. Possiamo e dobbiamo tornare protagonisti in Europa: “puntiamo in alto: possiamo tornare ad avere un peso maggiore in Europa, anche grazie al riconoscimento internazionale del nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi.” L’emergenza sanitaria ha scosso profondamente l’assetto del vecchio continente e noi, come Italia, dobbiamo approfittarne. “L’Italia ha la grande possibilità di riprendere in mano la gestione strategica dell’Europa. La pandemia, che, senza dubbio, è stato il male assoluto, ha inevitabilmente avuto anche riscontri positivi: primo tra tutti il cambio di paradigma di austerity europeo.”
La parola chiave della ripresa del Paese è investire. Sì, ma su cosa? O meglio, su chi? Pasquale Ciacciarelli nel libro parla chiaro: cultura, turismo, Made in Italy, nuove generazioni. I quattro pilastri, interconnessi, del futuro dell’Italia. “Noi dobbiamo essere consapevoli che viviamo nel Paese più bello del mondo, con grandi opportunità. Il problema è che l’occhio si è assuefatto alle perle, dalle più visibili a quelle più nascoste, che la nostra terra offre. Allora, è il momento di metterle a reddito: dobbiamo iniziare a valorizzare il nostro brand Italia. Questo richiede consapevolezza, non solo da parte delle istituzioni, ma anche, e soprattutto, dai cittadini.” Adesso abbiamo l’opportunità di investire nella cultura e nel turismo, perché solo così diventeremo competitivi a livello internazionale: “Noi possiamo giocarci le carte del bello, del gusto, dell’arte, del lusso: solo così ne usciremo vincitori.”
E poi, è ora di pensare al futuro che i giovani prenderanno in mano. E, forse, di ripensare un modello di istruzione diverso e più propenso verso il mondo del lavoro, come suggerito dalle pagine del libro. “Le nuove generazioni e quelle future hanno una marcia in più, lo percepisco. E allora, siamo noi, i decisori politici, a dover dare loro gli strumenti per farli diventare adulti consapevoli.” Puntare sulle nuove generazioni è il miglior investimento che l’Italia possa fare. “Pensiamo a una riforma che preveda la possibilità da parte dello Stato di indirizzare i ragazzi in un percorso lavorativo.” Abbiamo una partita da vincere. E abbiamo tutte le carte in regola per farlo.