La pandemia causata dal Covid-19 ha cambiato e sta continuando a cambiare il pianeta. Da una parte l’emergenza sanitaria e l’aggressività del virus hanno modificato i rapporti sociali tra gli individui, dall’altra la crisi economica, che ha impattato sull’economia reale, sta mettendo a dura prova il mondo delle imprese e, più in generale, quello del lavoro.
In una fase così delicata, per l’economia globale come per quella italiana, diventa centrale la ricerca di nuovi modelli di business, accelerando quei processi di digitalizzazione e innovazione verso i quali ogni impresa lungimirante dovrebbe tendere.
Proprio su questo è interessante dibattere, perché il coronavirus sta fungendo anche da acceleratore di un cambiamento sempre più rapido, che fino a pochi mesi fa sembrava invece profilarsi soltanto all’orizzonte.
Albert Einstein diceva che “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.”
Ovviamente, non vogliamo assolutamente affermare che siamo stati fortunati ad incontrare sulla nostra strada questa pandemia. Abbiamo troppo rispetto per le vittime di una tragedia globale. Semplicemente è volontà di chi scrive evidenziare come da una situazione di estrema difficoltà l’ingegno dell’uomo possa costruire una società più evoluta, tecnologica e innovativa.
Il superamento dei modelli esistenti, la costruzione di un mercato del lavoro più smart, l’abbattimento di costi e l’incentivo del digitale possono trovare una spinta propulsiva nei mesi che seguiranno.
Tutto starà nel saper guidare il cambiamento, anche e soprattutto tramite l’intervento strategico delle istituzioni, sia nazionali che locali.
Una nuova società che metta al centro un’innovazione aperta e condivisa, che sappia sviluppare vantaggi per le imprese e benessere nella collettività dove questa agisce.
Il famoso documento “Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development” spiega a chiare lettere: “Questo programma è un piano d’azione per la gente, il pianeta e la prosperità. Inoltre, cerca di rafforzare la pace universale in un contesto di maggiore libertà. Riconosciamo che lo sradicamento della povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale e un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. Tutti i paesi e tutte le parti interessate, agendo in uno spirito di collaborazione, attueranno questo piano. Siamo decisi a liberare la razza umana dalla tirannia della libertà e proteggere il nostro pianeta. Siamo determinati a intraprendere le azioni coraggiose e trasformative che sono urgentemente necessarie per portare il mondo su un sentiero di sostenibilità e resilienza. Mentre ci imbarchiamo in questo viaggio collettivo, ci impegniamo a far sì che nessuno sia lasciato indietro”. Per fare questo però c’è bisogno di una classe politica coraggiosa e lungimirante. Per guidare una nave durante un’impetuosa tempesta c’è bisogno di grandi capitani. La tragedia della pandemia deve essere trasformata in un’opportunità di crescita e sviluppo. Non lasciamoci contagiare dalla miopia di chi non sa vedere oltre l’oggi.