Questa XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino ha rappresentato per me la prima esperienza all’interno di una fiera dell’editoria così grande.
Impressiona il numero di case editrici ospitate: ci sono un’infinità di stand con proposte di libri di ogni genere, letteralmente per tutti i gusti; girando tra i padiglioni, inevitabilmente gli occhi si girano di continuo, mirando a tutto quello d’esistente possibile. A ogni passo c’è qualcosa che aspetta di essere scoperta.
Ci si rende conto della vastità di questo mondo, la quale esplorazione non finisce mai, poiché viene sempre creata una nuova opera, pronta a emergere e ad attirare l’attenzione. Non vi è alcun rischio che sopraggiunga il senso di fine, di aver raggiunto la meta e aver portato a termine il viaggio; non esiste tedio.
La gente che gira attorno ai libri equivale altrettanto a questi: è numerosissima, da chissà quante località nazionali e straniere, dai più giovani ai più grandi.
Una tale esperienze ha poteri enormi. Già basta partire dal viaggio che s’intraprende per arrivare alla fiera: entrare in una metro ricolma di persone, tutte che si recano nello stesso luogo. All’aprirsi delle porte, un enorme sciame esce e si reca nel nucleo attraente che è il Salone.
Questo gigantesco grembo contiene migliaia e migliaia di vite, presenti, passate e future. Contiene un’energia che ti avvolge, brutalmente, lasciandoti talvolta spaesato, prosciugando le tue forze e allo stesso tempo in grado di donare linfa vitale.
Si è granelli di una tempesta di sabbia che ulula la sua voce: la voce dell’espressione, la voce della creatività, la voce della riflessione. Non si può fermare il suo cammino, neppure la pioggia ne è in grado.
È una dimensione in cui il mondo di fuori sembra esser lontano, appartenente a un’altra luna; ci si dimentica che esiste la vita come la si è sempre conosciuta, poiché si è totalmente presi da quest’esperienza.
Quando giunge la sera, allora costretti a dover andar via, tutti ci si ritrova da quella stessa stazione da cui eravamo usciti, adesso per tornare nelle rispettive dimore. Apparentemente sembra esser tutto giunto al suo termine, il silenzio della notte spegne ogni cosa; eppure, nulla si è assopito, perché quell’energia ti richiama, è parte integrante del tuo essere adesso, non puoi più liberartene.
Questo è partecipare al Salone.