Dopo la rivoluzione del diesel e la corsa all’elettrificazione, il settore automobilistico è di nuovo costretto a risolvere una crisi intestina: l’avvento del coronavirus. Infatti, la pandemia non solo è causa di numerosissimi decessi, ma ha distrutto altresì il mercato globale dell’automotive. In Italia, ad esempio, il numero di immatricolazioni nel mese di marzo è calato dell’ottantasei per cento (sono state immatricolate poco più di 26.000 unità) e lo scenario di aprile si prospetta altrettanto drammatico. Fu Binfeng, presidente dell’Oica (Organizzazione Internazionale dei Costruttori di Automobili), sostiene che “questa potrebbe essere la peggior crisi che abbia mai avuto un impatto sull’industria automobilistica”.
Ipsos, che è una società di consulenza interessata alle ricerche di mercato, ha esaminato l’impatto che il virus ha avuto sul mondo dell’auto in Cina e sui consumatori. Il sondaggio ha considerato il mutamento delle abitudini dei cinesi: in preminenza, è emerso che molte meno persone sono disposte a spostarsi con i mezzi pubblici (56% prima, 24% poi) o a condividere un mezzo di trasporto – il cosiddetto servizio di car sharing, in ascesa negli ultimi anni e possibile vittima dell’impatto del coronavirus. Il crollo della preferenza dei mezzi di pubblico trasporto è dovuto al timore di contrarre il Covid-19 negli spazi in comune con altri. Pertanto, rispetto al passato, c’è stato un incremento del 66% tra gli intervistati sull’acquisto di un’automobile privata da usare negli spostamenti. Inoltre, prima della venuta del virus tra gli acquirenti non v’era grande interesse nella ricerca di caratteristiche di salubrità all’interno del veicolo; sì, il comfort era ricercato, eppure la vivibilità intesa come ambiente salutare era quasi data per scontata al momento della scelta. Invece, d’ora in poi la selezione del mezzo avverrà anche sulla base dell’offerta di interni realizzati con materiali antibatterici e sistemi di controllo del clima con filtro antibatterico. A onor del vero, Tesla già lo scorso anno aveva annunciato la disponibilità della filtrazione Hepa di livello militare già sulle prime versioni di Model S e Model X; è chiaro che non esista prova dell’efficacia del filtro Hepa della Tesla contro il coronavirus, però ciò rassicura i consumatori più scrupolosi.
Il desiderio di stare lontano dalle persone – l’aptofobia – ha suscitato la volontà da parte del consumatore di formalizzare l’ordine dell’auto online, in prevalenza. Si tratta di un’ulteriore rivoluzione nel campo delle vendite: il digital-marketing sarà sfruttato di gran lunga, con i suoi pro da esaltare e i suoi contro da arginare. Per far fronte alla mancanza di tatto con i clienti, le aziende dovranno differenziare la propria offerta in base alle specifiche esigenze dei consumatori, tramite una selezione accurata di informazioni contenute nel database dell’impresa. Lì saranno raccolte tutte le indicazioni necessarie affinché, senza un rapporto de visu e senza le positività di un confronto personale, la proposta sia comunque efficace a soddisfare i bisogni dell’acquirente.
Insieme al lancio della nuova Fiat 500 elettrica, ad esempio, FCA ha annunciato anche l’arrivo di un nuovo servizio di mobilità “My Dream Garage”, in esclusiva per i clienti che acquisteranno la prima elettrica della storia Fiat. Si tratta di un inedito abbonamento che offrirà il diritto di prenotare on demand tutte le auto del gruppo italo-americano.
Ad ogni modo, non sapremo quali sfide ancora attendono il settore dell’automotive. Le dinamiche sociali cambiano con celerità e l’auto, ormai compagna indissolubile dell’uomo, deve essere adattata alle esigenze di una società veloce, sia per ragioni interne a essa sia per cause esterne, come il coronavirus. Staremo a vedere se le produzioni, nel disastro economico incombente, sapranno trarre vantaggio da alcune novità prodotte dall’emergenza. Ad oggi, tuttavia, è superfluo insistere sui dibattimenti del settore precedenti alla pandemia: il futuro è incerto e il conto alla rovescia della crisi non si arresta da sé.