Vince Marco Bucci per un soffio, grazie soprattutto al risultato complessivo della regione, perché nel capoluogo subisce una sconfitta pesante. Affluenza ai minimi: neanche un ligure su due ha votato e questo è il dato su cui la politica dovrà riflettere. Poi c’è Renzi, che gioisce più per la vittoria di Bucci rispetto a quella di Orlando, se si fosse verificata: “Ha perso chi mette i veti”. I 5 Stelle subiscono la diatriba tra fondatore e leader e il Centrodestra prosegue spedito sulla propria rotta di consensi e strategia politica.
Alle elezioni regionali in Liguria, Marco Bucci ha conquistato la vittoria, in un contesto di competizione serrata. Le ultime ore di scrutinio hanno visto un vero e proprio duello tra i due candidati, un evento raro negli ultimi turni elettorali, caratterizzato da sorpassi determinati da pochi centinaia di voti. Fin dal pomeriggio, gli esperti avevano previsto questa situazione, anche se Bucci era considerato il favorito. Il candidato del Centrodestra ha ottenuto circa il 48,7% dei voti, mentre il suo avversario, Orlando, si è fermato attorno al 47,4%. La sfida si è articolata su due principali fronti. A Genova, città di Orlando, il centrosinistra ha prevalso con un margine di quasi dieci punti, costringendo Bucci e la sua maggioranza a riflettere sulla situazione in Comune. Tuttavia, è stata la provincia di Imperia a fare la vera differenza, dove Bucci ha registrato una vittoria schiacciante.Tra i sostenitori di Bucci, c’era anche Aldo Spinelli, un imprenditore portuale coinvolto in recenti inchieste di corruzione, che ha dichiarato di voler continuare il lavoro avviato dal governatore. È da segnalare un significativo calo nell’affluenza alle urne, che si è attestata al 45,96%, rispetto al 53,42% del 2020, con un abbattimento di oltre 11 punti nelle province di Imperia e Savona. Questo calo rappresenta un tema di riflessione per l’intera classe politica. Neanche un cittadino su due ha votato.
Matteo Renzi ha dichiarato: “Oggi ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta. Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva”. Ha poi proseguito: “Solo le mie preferenze personali delle europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione”, ha concluso. A Orlando sono dunque mancati i voti di Renzi, non benvoluto dai 5 Stelle e dalla Schlein. Vittoria di Pirro, per lui, che avrebbe gioito meno se a vincere fosse stato il candidato del Centrosinistra. È un paradosso, ma secondo la “Renzi – mentality” è uno scenario che diviene sensato.
Brando Benifei, europarlamentare eletto in quota PD, ha commentato analizzando il caso di Genova. “È clamoroso il risultato del Pd in Liguria che doppia FdI. […] Il dato del Comune di Genova è una netta bocciatura del sistema Toti-Bucci”. L’esito del voto può essere visto con clamore, ma se non porta a una vittoria, serve a poco. Si può analizzare positivamente in due sensi: il primo, meno probabile, quello di un consolidamento del Centrosinistra in chiave nazionale, con un PD egemone e pacificatore; il secondo, in chiave elezioni comunali a Genova, visto che la carica di sindaco è incompatibile con quella di Presidente di Regione e dunque Bucci dovrà lasciare il proprio incarico – un PD forte può ben sperare. È altrettanto vero, tuttavia, che la Schlein e il direttivo del Nazareno hanno scelto un peso massimo per la competizione ligure: tre volte ministro, Orlando è uno degli uomini di più lungo corso tra i dem, nonché politico stimato e con consenso diffuso. Perdere la sfida con Orlando candidato è ancor più pesante.
Dal fronte M5S, Beppe Grillo non è andato a votare – lui genovese e molto legato alla propria terra. Anzi, avrebbe contribuito pesantemente alla debacle di Giuseppe Conte, che l’ha defenestrato di recente sancendo, de facto, la conversione (già in atto) da Movimento a Partito. Il dato percentuale di 5 Stelle è allarmante, sia per Conte sia per la coalizione di Centrosinistra: non arriva neanche al 5%. Non è da escludere che Grillo abbia convogliato i suoi voti genovesi fuori dal proprio partito. La rottura tra fondatore – padre e leader in carica sta pesando sui grillini, in preda a un processo di revisione democratica da operarsi frettolosamente, con le conseguenze evidenti che si sono manifestate all’apertura delle urne.
Da destra, tutti gioiscono. È l’ennesima regione conquistata in linea con un trend nazionale di governo apprezzato dalla collettività. Perderebbe, a detta dei più fervidi garantisti politici, il “partito delle inchieste” – vedi PD ma sopratutto qualche programma televisivo – e di coloro che avrebbero tentato di influenzare il risultato elettorale con una serie di colpi televisivi, giornalistici e processuali. Il riferimento è ovvio: il caso Toti, costretto alle dimissioni per riavere in cambio una libertà condizionata fuori dalla permanenza domiciliare, e le inchieste sulla corruzione ligure. A margine di tutto, per riassumere il successo del Centrodestra si può affermare che perdere le elezioni dopo che il governatore precedente (dell’altro schieramento) è stato arrestato è un ko da cui difficilmente il Centrosinistra riuscirà a riprendersi.