Un tempo avamposto dell’Impero Ottomano e gioiello ambito durante l’accaparramento coloniale, oggi la Libia ha mutato nuovamente lo scenario europeo, divenendo epicentro di scontri tra Potenze che vogliono un Governo legittimato dalle Nazioni Unite e Nuove Potenze che invece preferiscono mantenere una certa instabilità politica e civile, puntando sul continuo malcontento popolare.
Sembra ieri che Gheddafi lasciava un Paese diviso tra grandi opere realizzate, investimenti compiuti da numerose multinazionali straniere ed insoddisfazione parziale del popolo, stanco dell’assolutismo oligarchico del Colonnello.
È interessante analizzare attualmente quanto la
Situazione sia di fatto totalmente fuori controllo dell’ONU, nonostante gli accordi per la formazione di un governo congiunto fra forze di Tobruk e di Tripoli si susseguano continuamente.
Ad oggi in particolare appare curioso il recente ruolo che ha assunto la Turchia all’interno del territorio libico.
Essa da un lato attende da anni il consolidarsi di riforme costituzionali affinché possa procedere con l’adesione all’Unione Europea, dall’altro però attraverso la politica estera diretta da Erdogan trapela la volontà di non rispettare il principio di leale collaborazione, democraticità, rispetto della pace e dei diritti fondamentali dell’individuo, caposaldi su cui si fonda il “Nuovo Vecchio Mondo”.
Nello specifico si manifesta curioso la recente inchiesta congiunta aperta dal governo libico e da quello turco in merito alla nave sottoposta a sequestro lo scorso 19 dicembre nel porto di Tripoli, nave salpata dal porto turco di Mersin il 25 novembre contenente armi e munizioni.
Le Autorità libiche ritengono che il grosso sequestro sia frutto di aiuti occulti che la Turchia stia concedendo a gruppi islamici.
Ci si chiede quindi quale sia il piano del Sultano in Tripolitania: cambiare lo scenario geopolitico? Spostare l’attenzione su un vasto incontrollato territorio per ripristinare il dominio in zone che lottano per l’autodeterminazione da anni ormai?
La recentissima dichiarazione del Tycoon di voler ritirare le truppe dalla Siria potrebbe aver galvanizzato la voglia del Neo-Solimano di porre fine una volta per tutte alla questione in Kurdistan?
Poco si può prevedere, data la volubilità del governo di Ankara, ma una cosa è certa: La Libia sarà una pedina fondamentale per Erdogan, il quale continuerà da una parte a far trasparire la volontà di mantenere l’Equilibrio nel Mediterraneo, dall’altra invece proseguirà con la politica di Restaurazione del nuovo Impero Ottomano, un Impero non più vasto territorialmente, ma di gran lunga più ricco, influente ed armato.