C’è qualcosa di profondamente inquietante, ma anche straordinario, nel modo in cui il mondo dei libri si è trasformato nel 2024. Mi domando spesso: cosa resta della sacralità della parola scritta, quando essa viene trascinata nei vortici di un algoritmo, piegata alle logiche della viralità? Eppure, proprio da questo caos nasce una scintilla, un’energia che non possiamo ignorare, un fermento che rimescola il torpore di un’industria che sembrava condannata alla lenta agonia.
Il declino e il risveglio
Partiamo dai numeri, perché i numeri non mentono. Nei primi dieci mesi del 2024, il mercato editoriale italiano ha subito un calo dell’1,1%, equivalente a oltre 12 milioni di euro persi. Le copie vendute sono diminuite del 2,1%, e no, non si tratta di un dettaglio trascurabile: 1,7 milioni di libri in meno. Pensateci. Un milione e settecentomila storie che non sono state lette. Idee che non hanno raggiunto una mente, pagine che non sono state sfogliate.
Ma come sempre, i numeri raccontano una realtà più complessa. Rispetto al 2019, il mercato registra un incremento del 15,1% in valore e dell’11,7% in copie vendute. Siamo in crescita, direte voi. E in effetti è vero. Ma non fatevi ingannare: questo non è un trionfo, è un paradosso. I lettori diminuiscono, ma quelli che restano sono più coinvolti, più appassionati. Non è più un’abitudine, è un atto di resistenza.
E questa resistenza è evidente nella narrativa, che continua a crescere: +5,4% per gli autori italiani, +3,1% per quelli stranieri. Ma non tutti i generi sono così fortunati. I fumetti perdono il 4,8%, la saggistica il 3%, i libri per ragazzi il 2,8%. Anche il digitale, quella chimera che sembrava destinata a divorare tutto, sta mostrando segni di cedimento: le vendite online scendono, mentre le librerie fisiche riacquistano un po’ di terreno.
BookTok: il fenomeno della banalità o la nuova rivoluzione?
Ed eccolo, il fenomeno che ha scosso l’editoria: BookTok. Un nome che suona come uno scherzo, un gioco di parole senza peso, e invece è diventato una forza che sposta il mercato. Una comunità nata su TikTok, una piattaforma che molti adulti ancora guardano con sufficienza, come un regno di balletti e sciocchezze. Eppure, BookTok ha riportato i libri al centro della cultura popolare.
No, su BookTok non troverete discussioni su Dante o Leopardi, non si analizzano Delitto e castigo o La Recherche. I protagonisti sono romanzi fantasy, storie d’amore adolescenziali, saghe che qualcuno definirebbe “di consumo”. Prendete A Court of Thorns and Roses di Sarah J. Maas o The Inheritance Games di Jennifer Lynn Barnes. Sono titoli che forse non passeranno alla storia, ma hanno portato centinaia di migliaia di giovani nelle librerie, spingendoli a leggere, a piangere, a condividere.
Ed è qui che nasce la domanda: è banale? Forse. Ma è autentico. Quei giovani lettori stanno davvero scoprendo la magia di un libro. E se un algoritmo può accendere quella scintilla, chi siamo noi per giudicare?
La reazione dell’industria: opportunismo o intuizione?
Le case editrici, da sempre fiere custodi di una tradizione che spesso le ha rese cieche, hanno dovuto piegarsi. Hanno fiutato l’affare. Hanno investito in influencer, creato scaffali dedicati ai “libri di BookTok”, puntato su copertine accattivanti e trailer emozionali. È una mossa calcolata, certo, ma anche un’ammissione di debolezza: il potere non è più nelle loro mani, ma in quelle di un algoritmo e di un pubblico giovane, imprevedibile, sfuggente.
Questo cambiamento, questa resa al digitale, non è solo un atto di sopravvivenza economica. È un segnale. L’editoria deve cambiare, perché il lettore è cambiato.
I pericoli del presente
Eppure, c’è un pericolo. Quando un libro diventa un oggetto di moda, un pretesto per ottenere like, rischiamo di perdere il suo significato profondo. Un libro non è solo un prodotto, non è un accessorio da esibire su uno scaffale o in un video. È un dialogo con se stessi, un atto di introspezione, un momento di silenzio.
E allora mi domando: BookTok sta creando lettori o consumatori? Sta alimentando una passione autentica o costruendo un’illusione che svanirà con la prossima tendenza?
Un futuro ancora da scrivere
Il 2024 è stato un anno di contraddizioni per l’editoria italiana. Da un lato, i numeri ci dicono che il mercato è in crisi. Dall’altro, BookTok ci mostra un pubblico giovane, appassionato, capace di riportare i libri al centro della cultura popolare.
Il futuro? Non lo so. Forse BookTok è solo una moda, o forse è l’inizio di una nuova era. Ma so questo: i libri sopravvivranno. Sopravvivranno perché sono necessari, perché sono l’ultimo baluardo contro l’omologazione, contro il vuoto di pensiero.
E allora, qualunque sia la strada che percorreremo, ricordiamoci questo: un libro non è solo carta e inchiostro. È un’arma. È una finestra sull’infinito. È il grido di un’anima che si rifiuta di essere dimenticata.