Le cabine pubbliche tra ricordi e innovazione: intervista ad Andrea Tempestini

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«Ho mappato tutte le cabine telefoniche d’Italia. Un progetto senza scopo di lucro volto a fornire un servizio aggiuntivo al cittadino. Potrebbe vedere luce domani se vi fosse la volontà, ma non si può. Serve il consenso scritto di Tim S.p.A.».

Questo l’incipit del post Instagram con cui Andrea Tempestini presenta al mondo la sua idea; «Si tratta di fornire al cittadino un servizio semplice, un servizio che esiste e che possa contare sul contributo di cittadini volenterosi di far sapere ad ogni singolo italiano dove si trova la cabina della propria città».

Dalle parole dello studente di Gallarate sembra un’operazione semplice, eppure mappare più di diciottomila cabine telefoniche non è affatto un lavoro di qualche ora. Inoltre, le complicazioni maggiori sono arrivate a lavoro svolto perché come sottolineato da Andrea Tim S.p.A. deve prima fornire l’autorizzazione per l’utilizzo dei propri pdf contenenti le informazioni delle cabine.

Qual è la situazione a più di dieci giorni dalla pubblicazione del post?

Con Tim c’è stato un primissimo contatto, si è interessata al progetto e si attendono ulteriori sviluppi.

Il desiderio di riportare in voga un gesto come quello del chiamarsi, risulta un conservatore della memoria. La curiosità di sapere quali fossero le cabine della tua regione, in quale momento ha trovato origine? Che cosa ha scaturito la volontà di creare una mappa per quella nicchia di affezionati al suono meccanico delle monete che scendono e agli attimi che ci separano dal sentire qualcun altro?

Qualche mese fa passeggiavo per Gallarate e ho visto una vecchia cabina telefonica: mi sono subito chiesto quante ce ne fossero ancora nella mia città. Avviato la ricerca approdo sul sito della Tim e seleziono il pdf della mia regione cercando gli indirizzi su Google Maps; a questo punto ho pensato di creare qualcosa che fosse più intuitivo prima per Gallarate e poi per l’intera Italia. Soltanto che per mappare l’intero Paese ci sarebbe voluto diverso tempo e dunque studiando in autonomo un po’ di programmazione – tramite un programma chiamato Phyton – sono riuscito a creare il tutto in poche settimane. Nonostante il sito sia pronto non posso pubblicarlo perché, come ho spiegato nel post, per motivi legali, correlati alla privacy, serve l’autorizzazione scritta di Tim prima di pubblicare qualsivoglia indirizzo. Ciò nonostante gli utenti che hanno commentato il post e il video, i diversi messaggi ricevuti e persino l’incontro con il Sindaco di Gallarate – Andrea Cassani -, mi hanno fatto comprendere l’apprezzamento che c’è dietro al mio progetto.

Al giorno d’oggi possediamo tutti uno smartphone che portiamo sempre con noi, quasi fosse un’estensione della nostra persona. Non c’è più niente che non si possa fare con una buona connessione ad internet e, ciò, include anche le telefonate. Whatsapp, Telegram, Skype e persino Instagram si sono unite, ormai da anni, alle possibili scelte alternative alla modalità di chiamata divenuta “classica”. I giorni in cui, per accedere alla cabina telefonica e chiamare qualcuno, era necessario attendere per minuti —a volte persino per ore— in coda è, quindi, finito. Così come è svanita la necessità di monitorare lo scorrere del tempo sul proprio orologio, nel tentativo di incastrare ogni propria parola nel breve intervallo di tempo consentito dal numero gettoni inserito nell’apparecchio.

Secondo te questo cambiamento che cosa ha implicato profondamente, andando al di là della comodità data dall’immediatezza delle nuove comunicazioni? È possibile che quel tipo di chiamate —chiamate che implicano l’attesa, ma anche una scelta ponderata delle parola da usare— fossero fondamentalmente diverse? Secondo te in che modo?

Potrebbe la riscoperta di un modo di comunicare prevalentemente sconosciuto dalle nuove generazioni, rivelarsi una scoperta, dando vita a un vero e proprio trend?

La cabina telefonica viene usata da chi è in uno stato di necessità. Ad oggi la loro utilità credo sia circoscritta a quei momenti in cui ci si trova con il telefono scarico o in un paesino senza connessione perché con gli smartphone è tutto più veloce e rapido. Inoltre, i costi della cabina sono proibitivi rispetto ai telefoni odierni e alle offerte dove le chiamate sono incluse molte volte a costo zero. Secondo me uno dei modi in cui potrebbero tornare è tramite il progetto di Tim “City Link 4.0” installato a Firenze. Si tratta di un restyling delle cabine in chiave multimediale e tecnologica: queste vengono collegate con la fibra ottica della città, dotate di Wi-Fi e di uno schermo touch screen da cui si può telefonare, navigare, stampare biglietti e coupon, ricaricare smartphone e tablet e persino andare sui social. Credo che possa essere un ottimo metodo soprattutto per (ri)avvicinare i giovani e (ri)dare un senso alle cabine telefoniche.

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