“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Così recita la prima parte del Primo Articolo della Nostra Costituzione, che poi continua nella seconda parte “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Tutti noi, sin da piccoli, lo conosciamo e lo recitiamo, quasi come fosse “L’infinito” di Giacomo Leopardi, o una canzone che riporta a felici ricordi. E quell’inciso “fondata sul lavoro” nella prima parte, spesso, nei talk show e da politici, viene giustamente più volte ricordato.
Ma com’è stato inserito nella Nostra Carta? A chi si deve l’idea di volerlo nella prima parte dell’Articolo 1 Cost.? Quali sono stati i passaggi che hanno portato la stesura e l’approvazione stessa dell’articolo?
Il Professor Alfonso Celotto – Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Roma Tre – nel suo nuovo romanzo “Fondata sul Lavoro”, uscito il 24 maggio 2022, ed edito da Mondadori, ripercorre, attraverso la commistione tra personaggi inventati e realmente esistiti, le tappe che hanno portato alla scelta del fondamento della nostra amata Repubblica, quel “fondata sul lavoro” che assomiglia ad una musica od una poesia.
L’Autore riesce, con sapiente maestria, a collocare le storie dei protagoniste – tra cui troviamo Carmela, una domestica, innamorata del suo Marcello, aspirante magistrato che cela un segreto, che cura la casa del Dottore, un Costituente alle prese con l’approvazione della Carta – nel contesto storico di quegli anni difficili e di ripresa dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale, e della ricostruzione Repubblicana.
A parere di chi scrive, leggere le storie dei protagoniste – le quali incuriosiscono e intrattengono sin dalle prime pagine – è come immedesimarsi in storie di tutti i giorni.
Infatti, l’Autore sa trasportare il lettore in quella quotidianità che si percepisce dalle storie dei protagonisti: tutti noi non potremo mai negare di aver vissuto una storia d’amore come quella tra Carmela e Marcello; oppure, aver respirato quelle scene da matrimonio duraturo, anche con le loro discussioni, tra la Signora ed il Dottore (nome fittizio di un noto Costituente, la cui identità però non è data sapere).
In tempi recenti, ci siamo spesso dimenticati dell’importanza di un valore come una Repubblica “fondata sul lavoro”; anche perché, nondimeno – e probabilmente (anzi, sicuramente) per nostre colpe – non si dà più la giusta dignità a quello che è una colonna portante della nostra vita, qual è il Lavoro. D’altronde, spesso, persino la Politica non se ne occupa più davvero da tempo, facendone solo slogan elettorali o, appunto, tema da sbandierare in televisione, senza delle concrete risoluzioni alle problematiche sociali che coinvolgono lo stesso.
L’Autore, con il suo romanzo, non solo ha voluto farci ripercorrere le tappe del come è stato introdotto il fondamento della nostra Repubblica, tra i vari compromessi di Democristiani, Socialisti, Comunisti, Americani e Russi; bensì, ha anche voluto porre l’attenzione di noi lettori sul profondo ruolo che il lavoro riveste nella Costituzione Italiana. Al di là della storia narrata, i Padri costituenti hanno inserito, nel Primo articolo, quel “fondata sul lavoro” come a volerci dire di non dimenticare mai la funzione sociale, etica, morale ed economica che riveste la parola “lavoro”, oramai quasi passata in secondo piano.
D’altronde, anche Papa Francesco, in numerosi interventi, ha voluto sempre sottolineare quanto manchi dare la giusta dignità al Lavoro, e – purtroppo si aggiunge – le recenti morti, le quali hanno ancora una volta coinvolto lavoratori per mancato rispetto delle norme di sicurezza, ne sono un triste esempio, oppure che, secondo dati INPS, il 23% dei lavoratori ha una paga più bassa del Reddito di Cittadinanza.